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 2013  gennaio 08 Martedì calendario

ALITALIA, SI LAVORA PER NUOVI SOCI AIR FRANCE SMENTISCE TRATTATIVE

[L’ipotesi dell’ingresso di un azionista al 24% per rafforzare il capitale, tutelando l’italianità] –
L’accelerazione di notizie che ha fatto sembrare imminente un riassetto n­el capitale Alita­lia e un suo definitivo passaggio ad Air France ha provocato ieri una smentita ufficiale da Pari­gi: «Non è stata avviata alcuna negoziazione per rilevare le quote degli azionisti italiani, tutte o in parte». Ha negato trat­tative anche il presidente Ro­berto Colaninno, il cui titolo I­m­msi ieri ha guadagnato il 18,2%.
Sabato 12 scade il divieto di ven­dere le azioni,ma non c’è alcun termine tassativo; anzi, poiché fino al 28 ottobre Air France (in­sieme agli altri soci) potrà esercitare la prelazione, è ragione­vole pe­nsare che i tempi non sa­ranno precipitosi e che i france­si ritengano prudente lasciar passare la stagione elettorale.
Non c’è dubbio, comunque, che il dossier Alitalia sia sul ta­volo del partner parigino e sia oggetto di discussione tra gli azionisti italiani. Se sull’esito fi­nale ci sono pochi dubbi­ a me­no di sorprese imprevedibili - è il «come» il tema sul quale si co­mincia a ricamare. Da tempo gli azionisti italiani ne stanno parlando tra loro; ma nessuno ha affidato ad alcuna società o banca d’affari un incarico per la ricerca di un acquirente. Si è fat­to il nome di Rothshild, ma non risulta, almeno per ora.
L’operazione più facile per tutti sarebbe un concambio tra azioni Alitalia e azioni della hol­ding Air France-Klm, la futura controllante: permetterebbe ad Air France di non sborsare contante, e agli italiani di avere in mano titoli negoziabili. Tale processo, però, in questo mo­mento è rallentato dalla bassa capitalizzazione di Af-Klm, che alla Borsa di Parigi vale intorno ai 2,3 miliardi: ricordiamo che la compagnia ha un fatturato di circa 25 miliardi, contro i 3,5 di Alitalia, che al momento dell’in­gresso di Af, fu valutata 1,3 mi­liardi. I soci italiani non voglio­no svendere, considerando vieppiù il valore strategico di Alitalia per Air France; la con­troparte francese non può ac­cettare concambi che diano un peso sproporzionato agli azio­nisti di Alitalia. Così tutto po­trebbe venir congelato in attesa di equilibri diversi. Qualcuno fa trapelare l’idea di un patto che prolunghi la clausola di lock-up, o almeno il diritto di prelazione. Nel frattempo Alita­lia potrebbe aver bisogno di un aumento di capitale. Un mem­bro del cda ritiene che 300 milio­ni potrebbero rappresentare un’entità «confortevole» per procedere sulla via, già imboc­cata, dello sviluppo e dell’effi­cienza. Ma un aumento di capi­tale potrebbe essere anche riservato a un soggetto terzo, gra­dito a tutti: Etihad. In questo ca­so, per il 24% (quota massima per lasciare il 51% agli italiani) Alitalia chiederebbe non meno di 500 milioni, stima la stessa fonte. Non certo considerando la redditività, ma il potenziale strategico che la compagnia in­tende sprigionare entro il 2015, anche valorizzando pezzi di pa­trimonio.
In proposito un piano allo stu­dio è lo scorporo del club Mille­Miglia, importante asset com­merciale oggi contabilizzato co­me un debito verso la clientela, domani spa controllata, il cui valore verrebbe inizialmente attribuito da soggetti terzi. Il suo patrimonio è costituito dai 4,8 milioni di clienti iscritti e potrà diventare una piattaforma di vendite di marca, hotel, autono­leggi, ma anche frullatori e tele­fonini, sulle quali la società trattiene una commissione. Le stes­se miglia sono merce di scam­bio: i partner che le redistribui­scono attraverso i programmi fedeltà (come Esselunga), le comprano da Alitalia, che le vende, ovviamente, a un prez­zo ben superiore al proprio co­sto.