Franco Bechis, Libero 8/1/2013, 8 gennaio 2013
QUANTO VALE FORZA NORD
[L’alleanza può portare Maroni alla presidenza della Lombardia e Berlusconi al pareggio in Senato: seggio per seggio, ecco come Bersani rischia di perdere le elezioni «già vinte»] –
Da ieri è ufficialmente traballante la poltrona che Pier Luigi Bersani stava da mesi pregustandosi a Palazzo Chigi. Con l’accordo fra Silvio Berlusconi e Roberto Maroni si riapre infatti la partita elettorale al Senato della Repubblica, dove Pd e Sel non sono più sicuri di avere la maggioranza assoluta, che è invece abbondantemente al riparo alla Camera secondo tutti i sondaggi. Lo scopo evidente dell’alleanza è quello di provare a mantenere al centro destra la guida della Regione Lombardia per Roberto Maroni, nonostante la presenza di Gabriele Albertini che certo drenerà voti in quello stesso elettorato. Se quella operazione riuscisse, la conseguenza più diretta sulla politica nazionale sarebbe quella di impedire alla coppia Bersani-Vendola la conquista del Senato e quindi la vittoria elettorale.
La Lombardia sarà quindi la Regione chiave di questa campagna elettorale, anche se da sola non potrà determinare il risultato nazionale. Secondo la legge elettorale in vigore, che sarà corretta rispetto al 2008 da un dpr che ridistribuirà i seggi sulla base del censimento della popolazione 2011, la Lombardia assegnerà ben 49 seggi sui 315 complessivi del Senato. Chi in quella regione supererà anche di un solo voto le altre coalizioni in corsa, si aggiudicherà 27 seggi grazie al premio di maggioranza che porta automaticamente il vincitore al 55%. I restanti 22 seggi per la prima volta saranno invece divisi secondo i propri quozienti elettorali fra le coalizioni che supereranno il 20% dei consensi o le singole liste che superino quota 8%.Sulla carta quindi potrebbero essere divisi fra tre soggetti: il perdente fra centro sinistra e centro destra, la lista unica per Monti e il Movimento 5 stelle di Beppe Grillo (difficile che possano superare quella quota gli arancioni di Antonio Ingroia). Secondo una simulazione compiuta dall’ufficio studi della Barclays sulla base però di sondaggi elettorali un po’ datati (effettuati prima che si conoscessero i soggetti in campo), il migliore dei perdenti potrebbe prendere in Lombardia 14 seggi. La cifra però potrebbe essere anche inferiore, se fosse buono il risultato della lista per Monti. Se Bersani vincesse ovunque e perdesse la Lombardia, potrebbe quindi avere comunque la maggioranza in Senato di 4-7 seggi a seconda del risultato ottenuto dagli altri perdenti. Ma se Lega-Pdl ce la facessero in Lombardia, è quasi certa la loro contemporanea vittoria in Veneto. In questo caso Bersani non avrebbe la maggioranza in Senato. Nella migliore delle ipotesi sarebbe sotto di un seggio, nella peggiore di 7-8 seggi.
Quella con la Lega però non è la sola alleanza formalizzata da Berlusconi negli ultimi giorni. Almeno un’altra è in grado di incidere sul risultato del Senato: quella con il Grande Sud di Gianfranco Miccichè. Secondo il risultato delle ultime regionali, questa unione farebbe conquistare al centro destra la Sicilia, e quindi 14 seggi sui 25 a disposizione dopo il nuovo censimento (la Regione ne ha perso uno rispetto al 2008). Questa ipotesi è confermata anche dal primo sondaggio regionale realizzato da Ipsos-D’Alimonte per il Sole 24 Ore che lo pubblicherà stamattina. Se il centro destra riuscisse a conquistare Lombardia, Veneto e Sicilia, anche vincendo in tutte le altre Regioni Bersani non avrebbe la maggioranza dei Senatori. Anche qui dipende dal risultato degli altri. In ogni caso sarebbe sotto da un minimo di 9 a un massimo di 15 seggi, e a questo punto il cammino del nuovo governo sarebbe tutto in salita. Sulla carta e stando allo stesso sondaggio del Sole 24 Ore centro destra e centro sinistra oggi sarebbero testa a testa in Lombardia, ma anche in Campania. E quindi c’è una quarta Regione che oggi potrebbe non essere vinta dal centro sinistra. Ed è la seconda Regione per numero di seggi al Senato, dopo la Lombardia: ne offre in tutto 29,e di questi 16 andrebbero a chi vince. Se Bersani perdesse anche qui, il rischio di elezioni nulle comincerebbe ad essere vicino. Complessivamente potrebbero mancare al centrosinistra fra 17 e 24 seggi, e il governo dipenderebbe dal risultato ottenuto dalla lista Monti al Senato. Se questo fosse inferiore alle previsioni e accompagnato da un buon risultato di Grillo e magari dal quorum ottenuto in Sicilia e Campania da Ingroia, sarebbe assai difficile trovare una maggioranza a Palazzo Madama e quindi possibile il ripetersi di uno scenario già vissuto in Grecia, con nuove elezioni necessarie entro l’estate. Ci fossero invece numeri risicatissimi per stare in piedi, Bersani sarebbe costretto a cedere palazzo Chigi a Monti in cambio della alleanza.
Visto che secondo i sondaggi sia Sicilia che Veneto dovrebbero andare al centro destra, a questo punto la vera partita elettorale si gioca proprio in Lombardia e in Campania.