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 2013  gennaio 08 Martedì calendario

LA QUARTA SINFONIA DELLA PULCE

[Lionel Messi centra il poker di palloni d’oro, come lui nessuno mai la faccia gioiosa del calcio premiata dall’intramontabile Blatter, che ora loda, ma non troppo, la reazione di Boateng ai cori razzisti] –
È il suo quarto Pallone d’Oro a soli 25 anni, e glielo consegna a Zurigo il più importante Rotondocrata del pianeta, il presidente della Fifa, Joseph Blatter, detto dai compagni di merenda della Rotondografia internazionale familiarmente Sepp. Quello stesso Blatter che sempre a Zurigo nel giugno 2011 è stato riconfermato sul seggio più alto per la quarta volta (ma tu dimmi, il quattro cabalistico...) in un mugghiare di sospetti di corruttela tendenza Qatar (leggi Mondiali in...).
Quello stesso Blatter che tre giorni fa, venendo a sapere che il Milan aveva disertato Busto Arsizio nell’amichevole degli “uh-uh” razzisti, aveva deplorato tale decisione “perché non spettava al club”: tradotto in volgare, non spettava al club, ai club, ai sottoposti del suo impero manifestare civiltà e libero arbitrio a rischio sponsor & tv & denaro & immagine (che ridere...).
IL CALCIO conoscerà un nuovo Rinascimento quando invece che essere Messi a ricevere un premio, “il” premio, da Blatter, sarà Blatter a essere messo in castigo da Messi. Ma dubito che ciò avverrà in tempi brevi… Come dubito che la brutta figura del Rotondocrata venga analizzata e raccontata criticamente come accade, invece, oniricamente ed epicamente, per il genietto della lampada sferica, la “pulce” Lionel con una storia umana e calcistica mille volte raccontata e sempre nuova e interessante, per un gol, un numero, una vittoria in più. Non si vuole che il ludismo del meraviglioso nanetto sconfini nel luddismo di un Blatter che per esempio vede nelle tecnologie un restringimento del suo potere politico, esattamente come teme che un Boateng in rivolta metta in discussione un establishment da lui guidato che del razzismo, l’intolleranza, il teppismo, l’illegalità da trucco e scommesse al di là di qualche intemerata retorica in realtà all’osso se ne frega.
L’importante è che lo show-biz continui, e finché nascerà e si svilupperà un Messi, dopo i suoi pari e dispari diacronici Pelé e Maradona tanto per rimanere al secondo dopoguerra, cioè al calcio misurabile in tv, Blatter e la sua corte faranno affari, e consegneranno nei gran galà palloni d’oro. Intendiamoci , Leo era ed è platealmente un predestinato, e l’idea che in un calcio sempre più muscolare e guerreggiato trionfi una pulce, un elfo, un coboldo di tali dimensioni non fa solo roteare gli occhi, ma muove qualcosa dentro, alla Swift di Gulliver. Uno così piccolo, più piccolo della media, uno insignificante se incontrato per strada, un anonimo irriconoscibile con un basco in testa o similia, che si trasforma danzando in campo in una farfalla inimprigionabile, finendo per essere insieme il calcio e il calciatore, o alla Malamud “la danza e il ballerino”.
L’OSSERVAZIONE ricorrente è che “gioca nel Barcellona”, suggerendo un “quindi non vale”. Vero, ma rende il Barcellona un’altra cosa, ed è evidente che è integra la sua magia a prova di business da come insiste nel giocare quasi fosse tutte le volte la prima volta, e dall’umiltà con cui (anche ieri) ha chiosato la faccenda del Pallone d’Oro con un significativo “non è stata la mia annata migliore”, da gran produttore di estasi, ebbrezze, gol (91, una cifra incredibile nell’anno solare) qual è.
E così il maghetto ci fa dimenticare o tralasciare un Blatter reo delle nefandezze che dicevo, quasi che non fosse evidente che si dà un Messi senza Blatter ma non un Blatter senza Messi. La fenomenologia della palla di strada resiste alla radice di tutto il baraccone. A condizione però che la pulce salti qua e là, e basta, ammaestrata dal funambolismo. Se parla sono guai. Le polemiche sul Maradona versione tribuno della plebe podologica nei primi anni 90 dovrebbero essere tenute a mente.
E questo ci riporta a bomba alle nequizie di Busto Arsizio, ai cori razzistici, ai tifosi laziali con ammenda alla Lazio per gli ululati contro Ibarbo, sabato scorso, a un più generale alone di inciviltà che circonda i nostri stadi, e naturalmente non solo i nostri. Certo, fa effetto che tra gli indagati per lo strame canoro dell’amichevole con la Pro Patria ci sia un assessore allo sport, stranamente leghista, tal Grittini: parrebbe troppo anche per lo sceneggiatore più inventivo e paradossale. No, invece, è assessore allo sport e alle politiche giovanili di un comune fuori Milano (alla cultura no?).
E OSSERVARE come fanno in tanti che non sarebbe razzismo ma idiozia non mi pare sia risolutore né conclusivo. Facciamo razzismo idiota per distinguerlo dal razzismo analitico e consapevole? E nel frattempo mentre Blatter (c’è un romanzo di Tommaso Landolfi che parla di insetti, di blatte, per la precisione…) premia con una mano e con l’altra condanna non il razzismo ma chi vi reagisce, ecco da Bari la nuova ondata di indagati per l’ennesimo filone del calcio-scommesse. State allegri, non sarà l’ultima. Chissà che cosa ne pensa Blatter, così preoccupato di difendere l’immagine pallonara, un po’ come Abete da noi, definito “gattopardo” esagerando letterariamente. Tomasi di Lampedusa inorridirebbe. Basta per connotarlo un “Sor Tentenna” come tanti, tenuto alla Figc dalla paura di un uomo forte e capace che li metta tutti in riga. Ci vorrebbe un Blatter ciociaro, e non otto volte svizzero...