Dino Pesole, IlSole24Ore 8/1/2013, 8 gennaio 2013
FISCO «PADANO», I CONTI NON TORNANO
È il vecchio cavallo di battaglia della Lega, che richiama la versione originaria del federalismo fiscale in salsa padana. La sostanza, riproposta ieri da Roberto Maroni, è che alla realizzazione della «macroregione del Nord» dovrà corrispondere pari potestà su buona parte del gettito ricavato dalle imposte. Con quel che si ricaverà dal 75% delle tasse che resteranno al Nord, «aboliremo l’Irap, interverremo sull’Imu, sui redditi bassi e aboliremo il bollo auto», promette Maroni che quantifica l’operazione in circa 20 miliardi l’anno. Non sembra proprio il decentramento controllato, cui si ispirava la riforma del Titolo V della Costituzione immaginata dal governo Monti. È la versione più "integrale" del vocabolario leghista, certo un atout da spendere in campagna elettorale, l’ennesimo capitolo della lunga storia tutta italiana partita undici anni fa con la modifica costituzionale voluta dal centro sinistra, con il successivo tentativo di "devolution" approvato dal centro destra ma respinto dagli elettori e infine con la legge delega n. 42 del 2009. Tecnicamente non è chiaro come dovrebbe avvenire l’attribuzione di tale ingente mole di risorse alla responsabilità esclusiva di una sola Regione, fermo restando che l’Irap (imposta anomala, non vi è dubbio) garantisce un gettito di 38,5 miliardi che va a coprire per il 40% la spesa sanitaria sull’intero territorio nazionale. Quanto all’Imu, che certo è da rivedere, occorrerebbe precisare come si intende sostituire i 24 miliardi garantiti dall’imposta. Fuori dai proclami elettorali, di certo occorre intervenire su un sistema decisamente asimmetrico che non governa le capacità di spesa delle autonomie locali (gli episodi di malaffare e corruzione lo attestano) e non ha ancora individuato la corretta distribuzione del prelievo sul territorio. Operazione delicatissima, da maneggiare con cura con l’occhio rivolto alle compatibilità di finanza pubblica e agli obblighi assunti con l’Europa da questo come dal precedente governo (in cui c’era anche la Lega), a partire dal pareggio di bilancio dal 2013.