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 2013  gennaio 08 Martedì calendario

AIR FRANCE IN «SURPLACE», SU ALITALIA SPUNTANO GLI EMIRATI

L’Alitalia-Cai sta per finire il carburante. In seguito alle perdite accumulate fin dal 2009 il capitale è oggi quasi azzerato e andrà prevedibilmente reintegrato entro pochi mesi. È intanto in scadenza il lock-up concordato dai venti soci italiani (i «patrioti» chiamati da Silvio Berlusconi, che plasmò l’operazione insieme a Corrado Passera): dal 13 gennaio ognuno potrà vendere. Air France-Klm, già oggi il primo socio con il 25%, potrebbe acquisire il controllo pagando con proprie azioni. Ma mancherebbe ancora l’accordo sul prezzo, mentre si delineano altre opzioni: l’intervento pubblico (Fs-Cdp) e l’interesse di Etihad, compagnia degli Emirati Arabi Uniti. Le altre possibilità che vengono esplorate dai soci di Alitalia sono infatti la disponibilità a investire della ricca compagnia araba di Abu Dhabi: dal 2010 Ethiad è partner commerciale di Alitalia e da pochi mesi anche di Air France. Terza opzione è un re-ingresso nel capitale dello Stato. Questo potrebbe attuarsi via Cassa depositi e prestiti (malgrado le smentite) o con le Ferrovie dello Stato, il cui a.d., Mauro Moretti, ha un interesse per un’integrazione con Alitalia, che dovrebbe concentrarsi nei voli internazionali e soprattutto nel lungo raggio, dove oggi è debole. L’emergenza per il presidente di Alitalia Roberto Colaninno e gli altri soci sono i conti. In seguito alle perdite accumulate dalla nascita a oggi, 678 milioni nei primi tre anni di attività, altri 173 milioni nei primi nove mesi del 2012, più quelle non ufficializzate che anche nei mesi successivi hanno continuato a mordere il conto economico, si prevede che entro pochi mesi la compagnia avrà bisogno di una ricapitalizzazione. A fine settembre il patrimonio netto consolidato era sceso a circa 300 milioni, rispetto ai 1.169 milioni della dote del 2009 (847 milioni versati dai soci italiani e 323 milioni da Air France-Klm). Per tamponare l’emergenza l’a.d., Andrea Ragnetti, sta facendo alcune operazioni che hanno un effetto cosmetico: è avviato il piano di scorporo in una nuova società dell’attività dei biglietti a premio, il Millemiglia, per far emergere un valore patrimoniale. Ma se non ci sarà vendita di quote a terzi, l’operazione avrebbe un impatto solo sulla carta. Altre due operazioni sono servite a fare cassa, indebolendo il patrimonio. Due Boeing 777 di proprietà sono stati utilizzati per un rifinanziamento («releverage», secondo l’azienda), riaccendendo dall’inizio un mutuo che era stato quasi completamente pagato. La terza operazione, riferita in novembre da «la Repubblica», è la vendita di tre slot a Heathrow, dove ogni banda oraria di atterraggio e decollo è valutata sui 20-30 milioni di euro. Con queste operazioni Ragnetti cerca di ridare fiato ai conti, in attesa che maturi il negoziato con Air France o con altri investitori. Piace Etihad, già entrata come cavaliere bianco con il 29% in Air Berlin e ha il 2,987% dell’irlandese Aer Lingus, ma non potrebbe rilevare più del 49,9%, perché la maggioranza di Alitalia deve restare a soci dell’Unione europea, altrimenti la compagnia perderebbe i diritti di volo al di fuori della Ue. Quello che i soci italiani non intendono fare è versare altro denaro in una ricapitalizzazione, soprattutto i più piccoli, che non hanno avuto compensazioni dal governo Berlusconi in altre attività. Air France-Klm resta il pretendente principale all’acquisto. Parigi ha incaricato la banca Lazard di assisterla nei colloqui con i soci Cai, tra i quali il punto di riferimento è Intesa Sanpaolo con il d.g. Gaetano Miccichè. Si mantiene defilato l’ex a.d. e attuale ministro Corrado Passera, artefice nel 2008 del piano Fenice per la Cai, varato per respingere l’offerta di Air France-Klm. Il rigetto nel 2008 del piano di Air France è costato secondo stime circa 3-4 miliardi di euro alla collettività, calcolando oltre al prezzo offerto i debiti rimasti a carico dello Stato e dei piccoli azionisti nella bad company e il costo degli ammortizzatori sociali garantiti per sette anni ai 7mila esuberi non assunti dalla Cai. L’ipotesi allo studio prevede che la holding Air France-Klm compri le azioni dei soci italiani, in tutto il 75%, pagando non con denaro ma con carta, cioè con proprie azioni in un aumento di capitale. Dopo il calo nel 2011 le azioni Air France-Klm sono risalite, alle quotazioni di ieri (+3,58% a 7,93 euro) il gruppo ha un valore di Borsa di circa 2,4 miliardi di euro. Questo non sembra ancora sufficiente per poter offrire in concambio una quota azionaria che risponda al desiderio di molti soci italiani di incassare un premio (si parla del 30%) rispetto al capitale versato nel 2008. Lo Stato francese è il primo azionista con il 16% circa, che al prezzo attuale corrisponde a circa 384 milioni di euro, i dipendenti possiedono il 9,8 per cento.