Egle Santolini, la Stampa 8/1/2013, 8 gennaio 2013
Se due ore e 45 minuti di Django Unchained vi sembran poche, cominciate a sognare. Il filmone di Quentin Tarantino raccoglie milioni di dollari d’incasso negli Stati Uniti (106 in due settimane, con un secondo posto in classifica nello scorso weekend subito dopo Non aprite quella porta 3D e subito prima dello Hobbit ) e, in attesa dell’uscita italiana del 17 gennaio, la Rete fiorisce di curiosità e indiscrezioni
Se due ore e 45 minuti di Django Unchained vi sembran poche, cominciate a sognare. Il filmone di Quentin Tarantino raccoglie milioni di dollari d’incasso negli Stati Uniti (106 in due settimane, con un secondo posto in classifica nello scorso weekend subito dopo Non aprite quella porta 3D e subito prima dello Hobbit ) e, in attesa dell’uscita italiana del 17 gennaio, la Rete fiorisce di curiosità e indiscrezioni. Su quello che Django poteva essere e non è stato, perché Tarantino ha dovuto porre un freno alla propria bulimia creativa. Fosse stato per lui, il film di ore ne sarebbe durate cinque: e nessuno può impedirci di pensare che fra un po’ comparirà la director’s cut, o almeno un’antologia delle scene inedite. Roba per stomaci forti, come una scena di tortura ancora più efferata di quelle presenti nella copia finale: il «negro di casa» Stephen, identico all’Uncle Ben della marca di riso e impersonato da un truccatissimo Samuel L. Jackson, che si accanisce contro i capezzoli di Django-Jamie Foxx. Da ringraziare il cielo che alla fine ci sia stata risparmiata, come si rallegra il sito The Vulture. E che ne è di quei dialoghi fra Leonardo DiCaprio, il sadico piantatore schiavista Calvin Candie, e il suo complice e amico Billy Crash? Dalle dichiarazioni a The Playlist di Walton Goggins, l’attore che ha il ruolo di Crash, «erano scene così buone che mi è difficile non parlarne, e sono certo che anche Quentin non si dispiacerà». Goggins cita anche altri momenti, espuntati dal montaggio finale, fra Billy Crash e Stephen-Samuel L.Jackson. Una cosa un po’ alla Gattopardo , con i tre vilain che discutono il proprio ruolo storico e la necessità di mantenere un grado così alto di violenza nella piantagione per conservare il potere. Scene già girate, e dunque pronte a riemergere, prima o poi. Come un bel po’ di materiale riguardante Broomhilda, la moglie di Django, cioè l’attrice Kerry Washington. La schiava che parla tedesco aveva una storia tutta per sé: ne dovevamo seguire la giovinezza e la riduzione in schiavitù, e qualcosa di già girato è sicuramente rimasto. Nulla, purtroppo, del personaggio di Scotty Harmony, amico d’infanzia di Broomhilda, che doveva essere impersonato da Sacha Baron Cohen. Il rifiuto dell’attore di Borat ha causato la cancellazione del ruolo, pare senza ruggini con Tarantino: «Ero impegnato col Dittatore e ho dovuto dir di no - ha dichiarato Baron Cohen - ma dopotutto si trattava di un cammeo». Meno liscia dev’essere andata con Kurt Russell, al quale era stata affidata la parte di Ace Woody, poi eliminata e parzialmente incorporata in quella di Billy Crash: se n’è andato all’improvviso e senza dare troppe spiegazioni, anche se il suo staff ne ha fatto filtrare il disappunto «perché il film era poco western e il ruolo non soddisfacente». Parte maledetta, se è vero che anche Kevin Costner ha finito per non farla. I tarantiniani più ossessivi sono dispiaciuti che sia stata tagliata la battuta in cui Christoph Waltz spiega a Django perché la d del suo nome dev’essere muta («dà più carattere»). Ma il mistero più misterioso è quello che circonda la selvaggia stanatrice di schiavi con il volto coperto, senza una battuta in tutto il film e interpretata da Zoe Bell, già controfigura di Uma Thurman. La costumista Sharen Davies si è lasciata sfuggire che sotto la bandana si cela un’orribile mutilazione, cioè l’assenza della mandibola. Un particolare prettamente tarantiniano, pronto per un Django numero 2. E intanto, in attesa dei Golden Globe (cinque nomination) e degli Oscar, la sceneggiatura è tutta scaricabile qui: twcguilds.com/assets/ screenplay/django/screenplay.pdf