Tommaso Muro, il Fatto Quotidiano 7/1/2013, 7 gennaio 2013
TUTTO PASSA LA RADIO NO
[L’invenzione di Guglielmo Marconi resiste a tempo, mode e crisi. così registra +3,7% di ascolti. Con le emittenti private che ormai sono dei colossi e i presentatori delle star] –
Nella crisi profonda che l’era digitale ha provocato nei tradizionali mezzi di comunicazione di massa, sembra esserci una sola eccezione: la radio. Intendiamoci, non che gli investimenti e i ricavi pubblicitari piovano, anzi, ma sono proprio l’elasticità e la relativa economicità della sorella maggiore di tutti i media ad averla salvata dal cambiamento che internet e la digitalizzazione hanno provocato. Il Censis fotografa un paese in cui i lettori dei quotidiani diminuiscono (-2,3% tra 2011 e 2012), così come scende a meno della metà della popolazione il numero di italiani che legge almeno un libro l’anno. La tv resiste, ma cambia e si frammenta il modo di guardarla (gli under 18 la vedono sempre di più attraverso YouTube), mentre la radio cresce addirittura del 3,7% ed è ascoltata dall’83,9% dei cittadini. Un successo probabilmente dovuto alla moltiplicazione dei mezzi per ascoltarla.
ORMAI OLTRE ALLA SEMPREVERDE autoradio e alla radiolina casalinga si sono aggiunti gli smartphone, le piattaforme satellitari e i computer. Già, i computer: streaming, podcast, webcam sono diventati termini assai noti agli ascoltatori; la radio sfrutta la rete meglio di stampa e tv, i siti dei canali e dei programmi sono un veicolo per mantenere la trasmissione in vita oltre la sua naturale messa in onda. La si può ascoltare in diretta in ogni parte del mondo, riascoltare, scaricare, commentare attraverso i social network; persino vedere: ormai è un florilegio di contenuti speciali in video, anche in download gratuito da Itunes, e programmi trasmessi contemporaneamente in diretta tv: non ha riscosso il successo sperato La Zanzara di Giuseppe Cruciani dalle frequenze di Radio24 alla All News di Mediaset TgCom24, mentre sembra andare meglio a Caterpillar AM di Radio2, per un quarto d’ora circa in contemporanea su Rainews24 ( share del 10% su Rai3, che a quell’ora del mattino manda in onda il canale AllNews diretto da Corradino Mineo). La televisione (sul Digitale Terrestre o attraverso il decoder satellitare di Sky), può diventare un modo per far circolare il “brand” e raggiungere ancora più audience come sanno bene a Radio Deejay, Radio Italia o RTL 102.5, che usano i loro canali tv per la versione televisiva dei loro programmi, oltre che per la rotazione di video musicali. La musica resta, infatti, la colonna portante di ogni radio. La discografia è tra i settori che più sta subendo la crisi e il cambiamento delle abitudini imposto dalla digitalizzazione, ma la radio resta ancora per moltissimi italiani il principale mezzo di informazione musicale e di scoperta di nuove canzoni. E pazienza se chiude persino il colossale Virgin Megastore di Parigi, la musica non si compra più, ma la si ascolta, eccome. La radio moderna non è però solo network nazionali e solide realtà locali. Ancora una volta, grazie alla rete e ai bassi costi, le web radio spopolano in tutto il mondo, fatte da piccoli gruppi o persino da singoli appassionati; ricordano, con le dovute differenze, quello spirito da “radio libera, ma libera veramente” che Eugenio Finardi cantava nel 1976 in pieno boom di “radio libere”, come si diceva all’epoca (non a caso la canzone era nata come jingle per Radio Popolare).
E COSA È RIMASTO di quella libertà? Dal punto di vista dell’informazione la radio gode senza dubbio di una libertà maggiore rispetto alla tv. Il duopolio RaiSet, cardine del ventennio berlusconiano non è riuscito a essere nell’etere così capillare come in tv, e un numero maggiore di editori ha garantito maggiori spazi di pluralismo che hanno messo in crisi la voce del padrone, negli ultimi anni rappresentata in modo dalla Radiouno diretta da Antonio Preziosi, bruscamente riportata alla realtà da ascolti in caduta libera. Il cosiddetto infotainment poi (il mix tra informazione e intrattenimento), ha nel media radiofonico un alleato perfetto, come testimoniano Sabelli Fioretti e Giorgio Lauro di Un Giorno da Pecora, o i siparietti tra Cruciani e Parenzo de La Zanzara. Ma è la comicità che in radio la fa da padrona. I recenti dati Eurisko sul primo semestre 2012 (che peraltro non hanno messo d’accordo tutte le emittenti), testimoniano il dominio incontrastato dello Zoo di 105 come programma più ascoltato in assoluto (vince la gara degli ascolti persino con la replica in tarda sera, dalle 23 alle 24), insieme a Tutto Esaurito, sempre sulle frequenze di Radio 105. Certo non è la comicità che le generazioni precedenti hanno conosciuto con programmi storici come Alto Gradimento, e poco ha a che fare col successo di Fiorello negli anni scorsi, ma questo altro non è che il segno di un paese che in meno di mezzo secolo è passato dai “Soliti Ignoti” ai “Soliti Idioti” e che la “sobrietà” montiana è solo in minima parte riuscita a riconvertire . E se per Renzo Arbore sono Lillo e Greg e il loro Sei uno Zero su Radio2 i legittimi eredi di Alto Gradimento (di cui si possono gratuitamente scaricare i podcast, in quello che somiglia ad un passaggio di testimone), l’egemonia dei network privati sulla radio pubblica è forse il dato più eclatante delle ultime rilevazioni Eurisko: Rtl 102.5, Radio Deejay, Radio 105 e Rds sono le prime quattro emittenti, si combattono dj e speaker e confermano oltre ogni aspettativa la propensione del pubblico più giovane all’ascolto. Forti di uno stile e un linguaggio sopra le righe, che RadioRai non può inseguire, attraverso social network e sms vivono del legame stretto con i loro ascoltatori, con i quali condividono (quando non impongono) lessico e codici comportamentali che spesso vengono “rubati” dagli altri mezzi di comunicazione, confermando un dominio antropologico e culturale che è l’ultimo paradosso della cara, vecchia invenzione di Guglielmo Marconi.