Enrico Fierro, il Fatto Quotidiano 7/1/2013, 7 gennaio 2013
OSTRICHE E CHAMPAGNE PER IL MAGO DELLA TRUFFA
Qual è il confine fra una truffa abilmente congegnata e un grande affare? E cosa divide un volgare “scartiloffio” (termine dialettale napoletano coniato nel 1700 per indicare il raggiro) da una sofisticata transazione finanziaria a livello internazionale? Ecco, sono questi gli interrogativi che ruotano intorno alla vita spericolata di Carlo Caresana, semplicemente un personaggio da film. Commedia all’italiana di una volta, preferibilmente, e attori che si chiamavano Sordi o Gasmann con “spalle” di livello come Vittorio Caprioli. Sì, perché la vita dell’ingegnere genovese con la passione del grande business internazionale, del calcio, delle belle macchine, delle donne stupende, e dei quattrini, si è snodata in scenari e luoghi da pellicole in bianco e nero. Nizza, la Costa Azzurra, il Brasile, la City di Londra, le ville con piscina, le suite da 600 euro al giorno, lo champagne che aiuta a deglutire il caviale, la Maserati nel parcheggio. Oggi l’ingegnere ha superato i settanta, ma non si arrende. Al cronista de il Secolo XIX che gli rimprovera il vezzo di vivere in una suite lussuosissima, risponde a tono: “Vivere in hotel non è poi così una meraviglia. Quando pasteggi per tre mesi a caviale, ti vien voglia di pane e salame, no? Con tutto il rispetto per gli operai”. Caresana è un uomo che ha sempre maneggiato tantissimi soldi. Che fossero suoi, finti o virtuali, farlocchi o veri, gli importava poco. Tanto che riusciva a convincere anche gli altri, le banche, soprattutto, della bontà delle sue proposte di investimenti. Il tribunale britannico di Leeds lo condannò a 9 anni per una truffa ai danni della National Westminster International Banking. Il meccanismo era quello già sperimentato in altri “affari”. L’ingegnere Caresana si presentava dal direttore della banca presentando il suo curriculum di imprenditore a livello internazionale. Acciaio (e per questo si era guadagnato il soprannome di re del tondino), semi di girasole, olii, derrate alimentari. Di tutto e di più. Nel caso dell’affare britannico si trattava di importare 5 mila tonnellate di zucchero di canna dal Brasile. Solito gioco, credenziali, documenti internazionali delle autorità marittime, fogli di imbarco, contratti di acquisto. Tutto regolare. Una truffa da 2 miliardi e mezzo calcolati in vecchie lire. I giudici del Tribunale di Leeds, severissimi nel verdetto finale, sono ammaliati dalla personalità di Caresana, che definiscono “un uomo di una intelligenza eccezionale”. Eric Allen, direttore dell’International Marine Bureau, non ha difficoltà ad ammettere le qualità perverse dell’elegante ingegnere genovese. “Non abbiamo mai avuto un caso simile, mister Caresana è il truffatore più professionale e abile nel quale ci siamo mai imbattuti”. Una laurea in ingegneria, una in Economia, un master a Los Angeles e squadre di calcio. Con la vicepresidenza del Genoa anni fa e il vertice del Livorno. “Pagava profumatamente i suoi calciatori e andava allo stadio sempre elegantissimo, accompagnato da donne fantastiche e con macchine fuoriserie”, ricordano ancora i vecchi tifosi. Insomma una vita da far invidia a Rocambole, il protagonista dei romanzi di Pierre Alexis Ponson du Terrail, che negli anni Ottanta del secolo passato gli avrebbe consentito di accumulare una fortuna di almeno 300 miliardi di lire.
Gli specialisti del settore, Caresana si è conquistata nel campo una onorificenza da far invidia grazie al Sunday Telegraph che in un articolo lo definì “il più grande truffatore del mondo” , spesso amano aggiungere un po’ di pepe alle loro imprese. Sarà vera o falsa la storia del “golpe” nell’Albania baluardo del comunismo filocinese negli anni Settanta? Caresana l’ha raccontata al quotidiano della sua città. “Il cardinale Siri mi definiva nelle sue lettere amico mio. Nel 1974 mi ero ripromesso di fare la rivoluzione in Albania, dove ero uno dei pochi imprenditori italiani accreditati dal regime comunista. Fu il presidente Carter, però, a bocciare la mia iniziativa, non era strategica in quel momento”.
Jimmy Carter, la Cia, il Vaticano, i grandi banchieri londinesi, i mercati internazionali dei metalli, gli elementi per un romanzo o per un capolavoro della commedia all’italiana, ci sono proprio tutti. Ma all’ingegner Carlo Caresana non parlate mai di imbrogli, e non vi azzardate a definirlo “re internazionale della truffa”, lui forse preferisce essere definito come il padre della finanza creativa, l’inventore di quel modello tanto in voga nell’economia di carta di questi anni. “I quattrini – ha spiegato nelle interviste – mi interessano meno della faccia. Quelli te li possono rubare ma puoi farne degli altri. La faccia, persa una volta, non la ritrovi più”.