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 2013  gennaio 07 Lunedì calendario

L’8 PER MILLE E I FURBETTI DELLE ONLUS

Ovunque c’è un magnate che attira il nostro sentimento per la carità: angoli di stradoni cittadine, scalinate di chiese antiche, semafori rossi. E ovunque c’è una trappola in agguato. Sappiamo che i disperati che chiedono l’elemosina sono sfruttati da signorotti che sgasano con macchine di grande cilindrata. Ma chi, attirato dal magnate, dubita di una Onlus? Onlus è chiarezza, limpidezza. Il fine è l’utilità sociale, ovvero qualcosa che confina con il bene. Indefinito, ma specifico. Il mezzo è la mancanza di lucro, di rendita, di guadagno. Per questo il legislatore, che le ha regolamentate tardi ma con dovizia, ha deciso di premiarle con un elenco puntuale di benefici: esenzione totale dalle imposte dirette e indirette, come l’Iva, per esempio; agevolazioni in caso di donazioni da parte di persone fisiche o giuridiche; immunità dall’imposta di bollo; possibilità di ricevere sconti o abbuoni di particolari tributi locali. Senza scendere troppo nello specifico, il ragionamento è limpido: prosaicamente, care Onlus, lo Stato non vi strozza con balzelli e affini per consentirvi di operare al meglio, per invogliarvi a percorrere la strada della bontà. Non solo: vi consente di appiccicarvi una pettorina nella corsa per il 5 per mille, quella quota di ogni dichiarazione dei redditi che i privati cittadini hanno facoltà di destinare a chi loro aggrada. A Palazzo Chigi, comunque, non sono fessi. Hanno presto intuito che la buona fede dei samaritani del terzo millennio, laici o non laici, non è garanzia sufficiente. Perciò è stata creata, in parallelo, l’Agenzia per le Onlus , il cui compito è quello di tenere gli occhi ben aperti sulle organizzazioni che censisce con apposita anagrafe. Una sua ultima relazione annuale, riferita al 2009, non è avara di dettagli: è un tomo di 130 pagine, pieno di tracce da annusare per scorgere ingranaggi e derive dell’universo Onlus. In particolare ci interessa la quinta parte, quella intitolata “Vigilanza e ispezione”. Leggiamo: “A fronte di 1.278 richieste di parere inviate dalle direzioni regionali dell’Agenzia delle entrate, l’Agenzia per le Onlus ha approvato, con apposito provvedimento, n. 1.127 pareri”. Decifriamo: le 1.278 richieste sono i dubbi di cattiva condotta. Nella stragrande maggioranza dei casi, i sospetti sono fondati. Sui 1.127 casi su cui sono state svolte indagini, per 55 è stato ordinato un supplemento di indagine; per 19 appena è stato dato parere negativo alla rimozione dall’anagrafe unica delle Onlus. Per ben 1.053 soggetti, è stata invece decisa la cancellazione ed è stato dunque annullato il godimento dei benefici di cui sopra. E poi c’è l’Otto per mille per la Chiesa cattolica e che, secondo le ultime raccolte, ha riversato ai Vescovi italiani 1,118 miliardi di euro. Solo il 20 per cento di questa cifra enorme viene destinata a “interventi caritatevoli” e una parte ancora minore (85 milioni) viene distribuita a chi ha bisogno nel Terzo Mondo. Per migliorare la comunicazione, attraverso una pubblicità con filmati di forte impatto emotivo, la Cei ha speso oltre 11 milioni di euro nel 2011. Quei filmati dimostrano come la Chiesa fa carità, ma non dicono che 360 milioni di euro servono per sostenere il clero e 467 milioni per esigenze di culto e pastorali.