Carlo Tecce, il Fatto Quotidiano 7/1/2013, 7 gennaio 2013
NUDI E SENZA VALIGIA: VIAGGIARE LOW COST SI PUÒ [I
ticket a basso costo per i voli esistono. ma bisogna pagare ogni grammo di bagaglio in più. e oltre un euro al minuto al telefono] –
Viaggiare è un po’ come rischiare. È un gruzzolo di denaro puntato a occhi chiusi. Ci sono scene che vi passano per lo sguardo disinteressato e scene che scavano un calco nella memoria. E poi c’è questa scena (tratta dal libro “Io ti fotto”). Le porte scorrevoli si spalancano sul deserto interno di Charleroi: è venerdì pomeriggio, primissimo pomeriggio. Sta per accadere qualcosa, si respira nell’aria rarefatta e di fuliggine. Anche stavolta ho in mano il cedolino prestampato a casa, quello che permette di accedere ai controlli di sicurezza senza passare dal check-in. Ma come in un’interrogazione a sorpresa e con domande improbabili, tutti dobbiamo ripassare dal via, veniamo dirottati ai banchi dell’accettazione “per ulteriori accertamenti”. Gli accertamenti non servono a comprendere se abbiamo velleità terroristiche, ma consistono semplicemente nel permettere a una scortese signorina di decidere quanto farci pagare di sovrapprezzo. Gli stessi contenitori che sono passati ai controlli all’andata, qui sono diventati pericolosamente fuorilegge. Finanche le borse omologate per la cabina dal più famoso costruttore al mondo vengono bocciate senza possibilità di replica: chi pure supera la prova del box viene rimandato lo stesso, perché – parole letterali – “ci entra dentro a fatica e non agilmente come prescrive la normativa”. Quale sia questa normativa non è stato possibile appurarlo, nemmeno chiedendolo tre volte. Di certo non si legge niente del genere nelle condizioni di trasporto della compagnia. Il clima si scalda e interviene la sicurezza a invocare la calma minacciando di non farci partire per procurato allarme. Io mi sono già rassegnato: al primo diniego ho fatto un’altra coda, stavolta davanti a una cassa, e ho pagato 40 euro di sovrapprezzo. Il messaggio è chiaro: non è un problema di sicurezza o di calibrare gli ingombri a questo punto, ammesso che lo fosse prima. È questione di fare cassa a tutti i costi spossando il passeggero, soffocandone l’urlo con una minaccia a cui è difficile replicare: “O paghi o resti a terra”. Maurizio ascolta il mio racconto senza muovere un muscolo facciale. “Di cosa ti meravigli?”, mi dice. “Il meccanismo sembra casuale, ma invece è studiato a lungo a tavolino: fanno leva sulla debolezza delle persone, nel momento in cui sono più fragili e arrendevoli. E poi, scusa, qual è l’alternativa?”. Se Maurizio – ovviamente il nome è di fantasia – non fosse un importante dirigente di un altrettanto importante ente che regola i cieli, gli proporrei di tentare una carriera come analista: “La gente non coglie la prospettiva, si pone la domanda sbagliata. Tutti si chiedono: ma come fanno a offrire biglietti così economici? Dove ci guadagnano? Non sarà che risparmiano sulla sicurezza? Sgombriamo il campo dagli equivoci: in aria le regole sono ferree, per volare bisogna garantire standard elevati e a Ryanair, Easyjet e simili non sono certo concesse deroghe”. Una telefonata al gruppo irlandese costa da 1 euro a 1,5 euro e il bagaglio in stiva fino a 20 kg viene pagato dai 25 ai 30 euro solo andata. Easyjet pretende 12 euro in più per una valigia che va oltre i 20 kg, se la scoperta, come capita, avviene all’imbarco. Il girone infernale, però, comincia con l’acquisto: quando le carte di credito, che servono a pagare per risparmiare, procurano una tassa per imprecisati costi amministrativi che fanno gonfiare il prezzo di un biglietto spacciato per imperdibile. Direte: almeno questi biglietti si trovano. E non come quelli che reclamizza Trenitalia. Presto ci sarà un concorso per premiare il fortunato che sarà riuscito a conquistare i biglietti a 19, sempre esauriti con settimane di anticipo. Perché la concorrenza tra Italo e Trenitalia ha creato due binari, appunto, paralleli: ci sono pochissimi tagliandi a un costo ragionevole che per magia, evidenziano i consumatori, scompaiono all’unisono. E il paradosso sta nel mezzo veloce che rallenta: dal 13 dicembre 2009 per avere un rimborso su un ritardo bisogna totalizzare 60 minuti e non più 25, ma questi treni non sono razzi su rotaie? Il mercato dei soccorsi stradali è in espansione per gli abusivi. I falchi non sono ingenui, non sono facili da rintracciare e perseguire: i loro carri sono anonimi, senza insegne, ma per trarre in inganno i clienti sono dipinti con gli stessi colori di quelli dell’Aci. Si concentrano in tratte precise, ad alta densità di traffico, come l’area tra l’autostrada del Sole e la tangenziale Est di Milano, l’autostrada dei Laghi, la diramazione Roma Sud, il GRA capitolino, specie tra Casilina e Tuscolana. E ancora, tra Napoli Nord e l’inizio della Napoli-Salerno, sui raccordi Salerno-Avellino, Sicignano- Potenza e Lamezia Terme-Catanzaro, fino a spopolare sulla Salerno-Reggio Calabria. Le statistiche sono lo specchio dei loro trofei: nelle aree più controllate gli interventi abusivi non superano l’8 per cento, ma schizzano al 35 per cento nei “sistemi aperti”, quelli senza pedaggio, e durante i periodi di esodo. E se cercate l’eccesso, il caso limite, il paradiso della truffa su strada, quello è proprio la Salerno-Reggio Calabria nei mesi estivi. Qui un soccorso su due viene effettuato da un abusivo. E il prezzo, ingiusto, si moltiplica.