Alex Corlazzoli, il Fatto Quotidiano 6/1/2013, 6 gennaio 2013
“NO A UN’ALTRA GOMORRA”
[Scampia si ribella alla serie sky ispirata al libro di saviano alle soglie del primo ciak] –
Giù le mani da Scampia”. Tira brutta aria a Napoli per il primo ciak di Gomorra, la serie in dodici puntate firmata Sky Cinema con la direzione artistica di Roberto Saviano che andrà in onda nel 2014. A giorni dovrebbero iniziare le riprese alle “Vele” ma le associazioni del territorio, il presidente dell’ottava Municipalità di Napoli Angelo Pisani, e la Chiesa non ci stanno a questa “speculazione mediatica che produrrà altri danni piuttosto che favorire la riqualificazione di un territorio”. Pisani ha negato “qualsiasi autorizzazione allo sfruttamento d’immagini e luoghi comuni che danneggiano il quartiere. Non ho firmato la richiesta che mi era stata fatta da una società per conto di Sky per l’occupazione di suolo pubblico nelle strade delle Vele, all’Oasi del Buon Pastore e per la messa in scena dell’esplosione di un bar. Prometto insieme alla cittadinanza una dura, fiera, opposizione a qualsiasi ricostruzione strumentale e speculativa sulla pelle di Scampia che non può essere liquidato solo come il quartiere della droga e della faida di camorra”.
IL 28 GENNAIO, all’inizio delle riprese, la produzione affidata a Cattleya con la collaborazione di Fandango, potrebbe trovarsi persino un presidio di protesta. La serie televisiva la cui sceneggiatura sarà ad opera di Stefano Bises, Leonardo Fasoli e Ludovica Rampoldi con la regia di Stefano Sollima che si era già occupato di Romanzo Criminale, non piace nemmeno alle associazioni del territorio.
Ciro Corona, presidente di (R)esistenza anticamorra, associazione di lotta all’illegalità, è nato e cresciuto a Scampia. Nei giorni scorsi è stato contattato dalla produzione che ha trovato la sua netta contrapposizione: “Mi hanno chiesto un supporto di garanzia, ovvero di trovare comparse pulite, di individuare una famiglia che affitti la propria casa alle “Vele” e una nel parco Oasi del Buon Pastore dove in una scena i boss dovrebbero affacciarsi per godere un concerto neomelodico. Mi hanno parlato di settanta euro a comparsa al giorno. La dignità di un quartiere non vale questi soldi. Certo le “Vele” fanno vendere, il boss pure, ma perché non hanno pensato ad un film dove mostrare anche la lotta contro la camorra delle associazioni che vivono qui? In quel caso avrebbero trovato la nostra collaborazione”. Con lui anche i “Volontari per Napoli”, il “Gridas”, associazione culturale fondata da Felice Pignataro. Duro anche Daniele Sanzone, cantante degli A67, gruppo di Scampia: “Si tratta di una speculazione sulla nostra realtà che non avrà ricadute positive in termine d’immagine e tanto meno economiche. Il nostro lavoro di anni rischia di essere distrutto da una fiction”.
Nessuno si sente garantito nemmeno dalla firma di Saviano: “Lo scrittore Pisani contattato ieri telefonicamente – non ha investito un solo euro per la riqualificazione a Scampia. Saviano fa il suo mestiere, lo fa bene, denuncia ma non porta legalità sul territorio. Certo non è il suo ruolo ma non pensa alle conseguenze di questa fiction. La sua attività rispettabile, non considera gli effetti negativi che potrà avere per noi. Non permetteremo, anzi riteniamo inaccettabile, la produzione di una serie televisiva, che presumiamo possa finire anche sui mercati esteri. Non permetteremo un’altra Gomorra a Scampia per utilizzare le “Vele” e le strade di un quartiere per produrre altri danni d’immagine piuttosto che favorire la riqualificazione di un territorio mortificato non solo dai camorristi e dai loro affari di droga. Siamo stanchi di subire ancora strumentalizzazioni e di essere infangati per mere quanto inutili logiche economiche e di spettacolo che non portano a nulla se non a rimarcare lo stereotipo negativo su Scampia nel mondo. Nel quartiere a Nord di Napoli non ci sono solo criminali ma tanti giovani e gente perbene che ha voglia di riscatto e con i quali lavoriamo e cresciamo ogni giorno”.
PERPLESSO anche padre Fabrizio Valletti, gesuita, parroco nel quartiere: “Non conosco la sceneggiatura e le intenzioni degli autori per cui faccio fatica ad esprimermi ma in generale quando si vuole fare spettacolo su questi aspetti della camorra c’è sempre da non fidarsi. È un’operazione né culturale né sociale”. Dello stesso parere don Aniello Manganiello, parroco per sedici anni della chiesa Santa Maria della Provvidenza che dopo l’arresto proprio venerdì scorso di Antonio Mennetta, capo della cosca dei Girati, non nega che esista la criminalità organizzata ma “per il venti per cento di malavita non si può condannare l’ottanta per cento delle persone che vivono a Scampia. Perché non si parla di Viareggio, dove ogni estate vi è un giro di spaccio allucinante?”.