Giuseppe Bizzarri, il Fatto Quotidiano 6/1/2013, 6 gennaio 2013
EIKE, IL MAGNATE CHE “BRUCIÒ” DIECI MILIARDI
Rio de Janeiro
La crisi - secondo il Bloomberg Billionaires Index - non intacca, ma aumenta il patrimonio dei cento uomini più ricchi del mondo. Ma per Eike Fuhrken Batista, l’imprenditore più ricco del Brasile, il 2012 sarà un anno tutto da dimenticare. Oltre a doversi occupare della difesa di suo figlio Thor, il quale lo scorso anno è stato indiziato di omicidio colposo per avere investito e ucciso con la sua Mercedes Slr McLaren un povero ciclista, Batista ha perso più di dieci miliardi di dollari a seguito della crisi che ha colpito la Ebx, il gruppo d’imprese di cui il miliardario è proprietario e presidente. La batosta finanziaria – secondo la Bloomberg – ha fatto perdere a Eike il titolo di uomo più ricco del Brasile, passato ora a Jorge Paulo Lemman, un banchiere.
Batista è il pupillo di una generazione di imprenditori che hanno ricevuto faraoniche agevolazioni finanziarie dall’ex governo Lula e oggi dalla presidente Dilma Rousseff. Gli aiuti governativi vennero dal Bndes, la banca pubblica di sviluppo, con cui Lula ha finanziato non solo il Pac, il programma di accelerazione economica, ma anche imprenditori come Batista che, con le proprie imprese, avrebbero potuto espandere la presenza economica brasiliana nel mondo.
Nell’era Lula aziende sconosciute sono rapidamente cresciute e sono diventate famose nel mondo , com’è avvenuto per Jbs, il colosso mondiale nella produzione e commercializzazione nel settore delle carni, ma anche l’Ebx, con cui Batista opera nel settore petrolifero, logistico, estrazione di minerali, metallurgico, industria navale e turismo. “Il prossimo anno sarà di duro lavoro per Eike. Sarà destinato a recuperare la fiducia degli investitori, ma anche per lasciare il regno della teoria e cominciare a produrre risultati”, ha detto alla Bloomberg, Lucas Brendler del Banco Geração Futuro de Investimentos. I titoli dell’Ebx sono precipitati l’anno scorso in borsa. Le sue enormi perdite sono il sintomo di un’insoddisfazione dei mercati finanziari, che nutrono dubbi sull’andamento dei mega progetti del miliardario, ma anche dell’economia brasiliana. Che l’Economist ha definito come una “moribonda creatura”. Lo scorso novembre la compagnia statale cinese Wisco, socio di Batista nella costruzione del mega porto siderurgico di Açu nello stato di Rio de Janeiro, ha abbandonato il progetto. La perdita finanziaria di Eike e del suo gruppo, specializzato nel settore energetico e commodity, mostra il tallone d’Achille del Brasile, che continua a dipendere dalle proprie esportazioni di minerali e prodotti agricoli di cui il mondo ha meno bisogno a causa della crisi.
Il governo Rousseff vive un paradosso. Nonostante il malessere che comincia a circolare sui mercati rispetto all’andamento dell’economia (il Brasile, lo scorso anno, ha registrato il più basso incremento del Pil dell’America Latina), la popolarità della Rousseff permane a livelli elevati. Ma qualcosa realmente non va nel boom economico brasiliano. I vincitori delle elezioni provinciali e comunali tenutesi lo scorso ottobre hanno annunciato tagli alla spesa pubblica. E alla fine di dicembre il governo Rousseff ha usato un artificio inedito per pagare gli interessi del suo debito interno, ossia è ricorso al Fundo Soberano do Brasil, l’immenso fondo costituito nel 2008, con cui il governo realizza investimenti strategici.