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 2013  gennaio 08 Martedì calendario

MCDONALD’S

l’impero degli hamburger e delle patatine fritte, promette tremila assunzioni in Italia nei prossimi tre anni: un’autentica rarità visti i tempi, ma alla Cgil la cosa non piace affatto. O meglio, non piace il modo in cui la multinazionale si è pavoneggiata nell’annuncio e non piace nemmeno il tipo di lavoro proposto: quasi esclusivamente part time.
LA CAMPAGNA pubblicitaria dell’azienda avviata nei giorni scorsi sulla stampa e con affissioni, e coadiuvata da un spot in tivù firmata dal regista Gabriele Salvtores è in realtà di grande impatto: cita l’articolo uno della Costituzione. «L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro, 3.000 nuovi posti li mettiamo noi», recita il testo. Frase che il sindacato ha visto come fumo negli occhi: Filcams-Cgil è andata all’attacco della multinazionale accusandola di «utilizzo strumentale e mercificazione di uno dei principi fondamentali dell’ordinamento repubblicano: il primo articolo della nostra Carta costituzionale, derubricato a mero slogan pubblicitario».
Il sindacato parla di «patinate comunicazioni pubblicitarie» a fronte di una «sistematica sottrazione dell’azienda al confronto» sul contratto integrativo e di rapporti fra le parti «pressoché inesistenti ». La multinazionale — precisa Filcams — si vanta dei numeri, ma tralascia di fornire precisazioni sulla qualità del lavoro offerto: «l’80 per cento dei lavoratori,
non certo per scelta, ha un contratto a tempo parziale di poche ore settimanali, con il sistematico obbligo di prestare servizio in orario notturno, domenicale e festivo». Tra l’altro, lamenta il sindacato, prima della crisi i contratti erano di 30-40 ore la settimana, negli ultimi anni sono scesi a 20-18 o addirittura 16.
Un attacco cui l’azienda ha risposto con un altrettanto piccato comunicato: «McDonald’s sta assumendo, non sta licenziando — precisa il testo — consideriamo fuori luogo queste critiche, che arrivano proprio nel momento
in cui annunciamo che assumeremo 3.000 persone nei prossimi tre anni. In questi primi giorni del 2013 abbiamo già assunto 200 persone. McDonald’s crede in questo Paese e per questo oggi investe, aprendo in Italia oltre cento nuovi ristoranti. Certo, molti contratti sono part-time, modalità assolutamente a norma di legge, e che per alcuni può essere un’opportunità, come per gli studenti-lavoratori, che rappresentano il 30 per cento della nostra forza lavoro». Le assunzioni, puntualizza l’azienda «sono a tempo indeterminato: forse la Cgil potrebbe rivolgere la
propria attenzione a quelle aziende che non offrono contratti altrettanto sicuri o che licenziano. In questo periodo non sono poche».
Ferri corti, dunque. D’altronde, che i rapporti fra la multinazionale — 450 punti aperti e 16.700 mila dipendenti in Italia (1,7 milioni nel mondo) e un fatturato
in crescita (972 milioni nel 2011) — e il sindacato della Camusso non siano buoni non è una novità. Notoriamente le sigle sono poco rappresentate in azienda. Soltanto pochi mesi fa, però, una dura vertenza si è chiusa con una trovata che ha messo d’accordo il colosso dell’hamburger e Cgil, Cisl e Uil.
A settembre McDonald’s aveva messo sul piatto il licenziamento di 95 dipendenti milanesi per via della chiusura del punto vendita della Galleria Vittorio Emanuele. Il sindacato accusava l’azienda di aver approfittato della situazione per liberarsi dei
«vecchi» dipendenti con contratto a 40 ore settimanali (quelli che oramai si fanno solo a chi avanza in carriera). Dopo una dura vertenza le due parti si erano messe d’accordo per far sì che tutti i lavoratori potessero essere assorbiti dagli altri punti ristoro della fascia cittadina, a condizione — però — di spezzare l’orario di lavoro in due fasce per meglio rispondere ai picchi del pranzo e della cena. Cgil ha accettato la flessibilità, McDonald’s ha messo qualche soldo in più in busta paga. L’intesa scade a fine aprile, poi se ne riparlerà.