Umberto Mancini., Il Messaggero 8/1/2013, 8 gennaio 2013
ALITALIA-AIR FRANCE, LA SFIDA È SUL PREZZO
Bocche cucite e consegna del silenzio. Ma anche dichiarazioni imbarazzate dei protagonisti, mentre a fari spenti, come è d’uso in questi casi, la trattativa per il passaggio di Alitalia ad Air France procede sotto la regia della banca d’affari Lazard. A frenare, almeno in questa fase, sono alcuni dei soci italiani più piccoli, tra i quali il fondo Equinox. Ieri c’è stata una lunga riunione per studiare una possibile alternativa o comunque mettere un po’ in apprensione il colosso transalpino, forse troppo sicuro di sé. Il cui obiettivo, come anticipato dal Messaggero, è di fissare la chiusura della partita in tempi rapidi. Probabilmente subito dopo la scadenza del 12 gennaio, quando la cordata italiana potrà mettere in vendita le proprie quote. L’obiettivo è di un closing prima dell’estate.
Un blitz necessario per spiazzare la concorrenza (per la verità ancora alla finestra), spuntare un prezzo favorevole ed evitare il fuoco di sbarramento della politica. In campo subito, come nel 2008, con un serie di diktat, minacce e veti (Monti ha posto delle condizioni, Bersani si è detto favorevole, Berlusconi ha sparato a zero, no anche dall’Udc).
CARTA CONTRO CARTA
Più che comprensibile quindi che Parigi, memore di quanto accaduto in passato, tenti di raffreddare ad arte le polemiche. Usa toni diplomatici l’amministratore Alexandre de Juniac, il quale spiega che nonostante Alitalia «sia un tema ineludibile nel 2012», i mezzi «finanziari sono molto limitati e la cassa anche, cosa quindi che non ci autorizza a fare molte operazioni». «Ad oggi - giura - la trattativa non c’è, per il futuro non lo so». Più che una precisazione una mossa tattica perché nel negoziato, sviluppato dagli advisor e dagli avvocati, non si è mai parlato di acquisto cash, ma di uno scambio carta contro carta. Soluzione preferita da Air France che già possiede il 25% della compagnia italiana. E che consentirebbe agli italiani di diventare soci del nuovo colosso Air France-Klm-Alitalia o di cedere sul mercato le azioni rivenienti dallo scambio.
Alle smentite non crede la Borsa francese. Tant’è che ieri il titolo Air France, in una giornata piatta, è schizzato del 3,6% a 7,9 euro. Gli analisti interpellati da Les Echos sono poi convinti che il trend positivo continuerà e fissano un target a 9 euro, con la capitalizzazione che potrebbe passare, proprio grazie all’affare italiano, da 2,4 a 3 miliardi.
IL VIAGGIO IN FRANCIA
Smentisce anche l’Immsi di Roberto Colaninno (ha il 7,1% di Cai), premiata anche qui da un balzo record a Piazza Affari del 18%. A luglio è stato proprio Colaninno, come conferma una autorevole fonte bancaria, a volare a Parigi per stringere i tempi, scatenando nei cda successivi l’ira degli azionisti minori, lasciati all’oscuro della vicenda.
Proprio la volontà di chiudere con una sorta di trattativa privata ha spinto una parte della cordata tricolore a muoversi in maniera autonoma, affidando a Rothschild il compito di trovare un vettore dagli occhi a mandorla o con la tunica degli emirati, Etihad in particolare, da contrapporre ad Air France. La banca d’affari starebbe esplorando anche una seconda via: quella russa o un’altra compagnia molto attiva in Estremo Oriente. Lo scopo della cordata italiana, ovviamente più che legittimo, è negoziare condizioni migliori, per valorizzare quanto sborsato nel 2008, ovvero circa 750 milioni. E in quest’ottica vanno lette le dichiarazioni di un altro socio, Cosimo Carbonelli D’Angelo, secondo il quale non ci sono solo Etihad e Air France in corsa, ma «l’interesse è molto più ampio, anche se al momento non c’è nulla che si stia effettivamente svolgendo». «Solo voci premature, conclude, ma che domani potranno essere plausibili».
Al di là delle smentite più o meno di rito, quello che conta è che le condizioni fissate nel 2008 non lasciano un grande spazio di manovra per i soci Alitalia. Le penalità da pagare per uscire dall’alleanza Sky Team sarebbero un vero bagno di sangue. Adesso come tra un anno.