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 2013  gennaio 08 Martedì calendario

DAL NOSTRO CORRISPONDENTE

LONDRA – Lady Diana adorava la sala da tè del Ritz di Piccadilly. Diceva che era talmente discreta al punto di consentire alle giovani donne dell’alta società inglese di frequentarla senza il timore di essere infastidite dagli sguardi inopportuni.
Poi, purtroppo proprio da un altro Ritz, quello di Place Vendòme a Parigi, partì il suo ultimo tragico viaggio. Il fascino di questo albergo superlusso a cinque stelle che si affaccia su Green Park si trascina da più di un secolo e la «principessa del popolo» ha contribuito ad accrescerlo con le sue visite improvvise e solitarie, in fuga dai veleni del Palazzo. Quante signore famose sono passate da qui per il classico tè delle cinque o per accomodarsi nelle sue incantevoli suite?
Certamente la storia dell’hotel che César Ritz, lo svizzero emigrante povero in canna, con tredici fratelli, divenuto chef nonché manager del Savoy (sempre di Londra) e uscito con l’idea di fondare nel 1906 un tranquillo e dorato ritiro per facoltosi aristocratici nell’inizio Novecento, si arricchisce di una nuova pagina. Forse un po’ inaspettata. Da qualche giorno infatti la solennità rituale delle sale e dei corridoi in stile edoardiano e liberty è messa a dura prova per la presenza di un’altra Lady, la Lady di Ferro, che reduce da un intervento chirurgico prenatalizio alla vescica, si è lasciata accompagnare per occupare un piano con i suoi «angeli custodi» abbandonando la casa nell’elegantissima Belgravia.
La ottantasettenne baronessa Thatcher ha non pochi acciacchi. Ha difficoltà di movimento e soffre di calo progressivo di memoria dovuto alla demenza senile. Ma il gruppo delle poche persone ammesso alle visite quotidiane giura che l’ex regina di Downing Street sta recuperando una buona forma, è vispa e curiosa. «Al Ritz si sente coccolata», ha confermato sir Bernard Ingham che fu il portavoce del governo guidato dalla inflessibile e agguerrita leader dei conservatori negli anni Ottanta.
Ai tempi in cui faceva rigare dritta l’Inghilterra e il Regno Unito, i sindacati e i laburisti, ma soprattutto i suoi colleghi di partito all’inizio impauriti da tanta baldanza e vigoria, Margaret Thatcher amava il whisky, le piaceva sorseggiarlo prima di pranzo e prima di cena. Ma, pur disdegnando gli hotel di lusso, aveva per il Ritz un debole. Specie per quella sala da tè, già adorata da Diana, dove se gli impegni lo consentivano (lei non dormiva più di cinque ore a notte) andava a sedersi col marito.
Il trasloco a Piccadilly è un gentile omaggio dei gemelli Barclay, sir David e sir Frederick, che maneggiano un patrimonio di 2,5 miliardi di sterline. Hanno avuto qualche problemino con il fisco perché li hanno accusati di avere escogitato un sistema per eludere il pagamento delle tasse sulle proprietà immobiliari col solito inghippo delle società iscritte nei paradisi offshore.
Comunque sia, i due fratelli sono una coppia da mille e una notte. E non solo per via del Daily Telegraph, il prestigioso quotidiano moderato e di centrodestra, che controllano. Ma specie per gli alberghi a cinque stelle di cui da tempo hanno cominciato a capire l’affare di averli. Non è un caso che nel 1995 il Ritz se lo siano comperato e ristrutturato a dovere. Generosi finanziatori dei tory e ammiratori della baronessa, non potevano che accoglierla a braccia aperte. «Ci starà per tutto il tempo che desidera, nostra ospite, ci mancherebbe». Così le hanno regalato una delle suite più belle, vicino a quelle dove alloggiarono Charles De Gaulle e Winston Churchill, Charlie Chaplin e una schiera di personaggi che non finisce più.
Per la Lady di Ferro tè gratis alle cinque, con sandwich e dolci, come da rigorosa tradizione. Dopo il whisky, il tè è la passione della signora che ribaltò il Regno Unito. Il tavolo nella sala del Ritz è pronto. E se scende, le porte si chiudono ai turisti. Discrezione per l’anziana Maggie, ammalata, smemorata e in convalescenza.
Fabio Cavalera