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 2013  gennaio 07 Lunedì calendario

APPUNTI PER GAZZETTA - L’ACCORDO LEGA-BERLUSCONI


MILANO- L’alleanza con il Pdl è cosa fatta. Ma per farla digerire a militanti e colonnelli Maroni insiste sulla necessità di far tutto per vincere in Lombardia. E si gioca tutto sull’escamotage di Silvio non candidato premier, ma solo capo della coalizione.
"Silvio Berlusconi ha suggerito come possibile candidato premier Angelino Alfano, persona che stimo e con cui ho lavorato, non mi dispiace. Io mi permetto di indicare un’altra candidatura che è quella del ministro Giulio Tremonti". Così il segretario del Carroccio in conferenza stampa nella sede del partito in via Bellerio a Milano.
No a Berlusconi premier. Il leader del Carroccio ribadisce ancora una volta il ritiro della candidatura del Cavaliere, una delle condizioni su cui si regge l’accordo con il Pdl. "E’ un fatto rilevante - dice Maroni - voglio esprimere la soddisfazione e la riconoscenza per questo gesto di Berlusconi. Non c’è il candidato premier, verrà indicato congiuntamente dalle due forze politiche se vinceremo le elezioni".
L’Euroregione del Nord. L’alleanza con il Pdl è necessaria per vincere in Lombardia e realizzare il nuovo sogno del Carroccio, l’Euroregione del Nord, con Piemonte, Lombardia e Veneto allineate sotto la guida leghista. "Creeremo una macroregione- spiega Maroni - dove il 75% delle tasse sarà trattenuto in modo che le amministrazioni regionali le possano restituire ai loro cittadini sotto forma di servizi". "La prima cosa che faremo - aggiunge - è abolire l’Irap". E poi c’è da intervenire "sull’Imu, abolire il bollo auto, completare il collegamento con Malpensa".
Maroni sicuro di vincere. "Non temo nessuno", continua Maroni a proposito delle elezioni regionali. "Albertini è destinato a un modesto piazzamento, ricordo che qualche settimana fa disse ’se Maroni vince gli regalerò una Ferrari’, gli dico di prenotarla. Non temo né lui né Ambrosoli dei due perché sono sicuro di vincere".
A sostegno della candidatura del leader leghista ci saranno "tre liste: Lega, Pdl e una lista civica ’Maroni presidente’" ed eventuali "altre liste concordate". "Per l’accettazione delle liste" per le regionali la decisione è "lasciata al candidato presidente, per le politiche ci deve essere accordo" tra Lega e Pdl.
Fondi Lega, l’inchiesta è una bufala. L’inchiesta di Roma sui fondi al gruppo della Lega Nord al Senato "è una bufala", aggiunge poi il segretario leghista. "Questa inchiesta è nata su una denuncia del sottoscritto e c’è una sola persona indagata, che è la segretaria amministrativa, denunciata per appropriazione indebita".
Il segretario ammette però che il disagio dei militanti è "legittimo". ""Ci sono, come prevedevo, dei mal di pancia di leghisti che non vogliono l’accordo, ma io sono concreto", spiega. "Andando da soli - sostiene - avrei soddisfatto quelli col mal di pancia, ma avrebbe portato a un’inevitabile sconfitta". "A chi dice ’mai col Pdl’, posizione legittima, ricordo che nei 400 Comuni in cui i nostri sindaci amministrano col Pdl, se fosse questa la linea, dovrebbero dimettersi, così come i governatori di Veneto e Piemonte", sottolinea Maroni.
(07 gennaio 2013)

L’INCHIESTA SULLA LEGA NORD (Repubblica.it)
ROMA - "Lavoro da otto anni al gruppo della Lega al Senato, ma quel che ho visto in questa legislatura, in questi ultimi tre anni in particolare, non ha precedenti. Adesso mi vogliono distruggere, mi accusano di dire il falso, perfino di aver rubato. Ma io in Procura ho depositato atti, assegni firmati dal capogruppo Bricolo, ricevute dei senatori che incassavano somme in contanti, bonifici". Parla Manuela Privitera, la ex segretaria amministrativa del gruppo della Lega al Senato che con le sue rivelazioni ha contribuito ad alimentare il nuovo filone di indagine sull’utilizzo dei fondi pubblici da parte dei dirigenti del Carroccio. È una donna provata dal clamore dello scandalo. "Non ero preparata a questo tormento, sbattuta così sul giornale e su tutti i tg senza aver mai parlato con un giornalista, sono stata solo interrogata dal pm".
La voce è rotta dal pianto. Si interrompe, poi riprende. È rimasta chiusa in casa tutto il giorno, le telefonate di chi la conosce, la incoraggia. A Repubblica racconta la sua storia recente che si intreccia con quanto di più anomalo sembra sia accaduto tra le mura di quel gruppo. Anche lei è sotto inchiesta, ma ritiene di aver fornito chiarimenti importanti. "Ero una semplice segretaria amministrativa, eseguivo ordini, disposizioni, tutto infatti porta le loro firme ed è nelle mani dei magistrati. Semplice esecutrice, ma in quanto tale testimone diretta. Se ho detto il falso, allora vorrà dire che loro, il capogruppo e gli altri, depositeranno in procura documenti diversi, prove contrarie".
Cosa vuol dire che non aveva mai visto nulla del genere negli anni passati, signora Privitera?
"Che non erano mai stati pagati affitti a un capogruppo o coperte le sue carte di credito, non venivano corrisposte somme extra a singoli senatori. Non si assisteva a tutto questo giro di contanti".
A quando risale la svolta del "contante" nel gruppo Lega?
"Finché è stato in carica il governo Berlusconi i soldi circolavano tutti con bonifico. Subito dopo, siamo nel dicembre 2011, non saprei spiegare perché da quel momento, il capogruppo Bricolo mi dice che vuole gestire in contanti. Ci sono i prelievi dal conto, facili da riscontrare. Venivano prelevati su delega del tesoriere o del capogruppo, li prendevo io e li giravo su loro disposizione ai senatori Bodega, a Mazzatorta, dal dicembre 2011 anche a Calderoli. Io ero tenuta a far firmare una ricevuta prestampata".
Esisteva un sistema irregolare dunque nella gestione dei fondi?
"Io non ho titoli per definirlo in un modo piuttosto che in un altro. Posso dire che era una gestione piuttosto arbitraria, molto discrezionale, ecco. A un certo punto, Bricolo convoca il tesoriere Stiffoni e, in mia presenza, annuncia: dobbiamo aprire dei conti paralleli, dobbiamo fare degli accantonamenti".
Ecco, i conti correnti. Quanti erano?
"Tre. Uno ufficiale, che veniva utilizzato anche per i prelievi di contanti, tutti tracciati. E poi un conto parallelo. Infine un deposito titoli".
Perché Bricolo e gli altri decidono di creare quei conti?
"A un certo punto non tutti i soldi vengono più girati alla segreteria di via Bellerio a Milano. Vengono trattenuti e gestiti in conti separati, appunto".
Questo da quando avviene?
"Con l’avvento del tesoriere del partito Belsito al posto di Balocchio. Dunque siamo nel 2009".
E perché?
"Immagino perché si volessero celare al Consiglio federale della Lega il reale residuo di cassa a fine anno. Molti di quei soldi, come ho documentato, sono stati utilizzati per fare dei regali".
Che genere di regali?
"Nel Natale 2011 Bricolo decide di regalare a ciascun senatore quattro buoni da 500 euro tramite una carta Media World. Per evitare di far trapelare che la Lega, in un periodo di crisi, regalava ai propri parlamentari elettrodomestici per duemila euro. Esiste una fattura intestata al tesoriere Stiffoni da 50 mila euro".
Una carta da duemila euro con cui i senatori hanno acquistato elettrodomestici?
"Ma sì. Qualcuno si è comprato la lavatrice, altri il televisore. Ripeto: quattro carte da 500 euro ciascuno".
E gli extra?
"Quelli venivano corrisposti in contanti. Bricolo tratteneva per sé 2.028 euro, Bodega 778, Mazzatorta 638. Ogni mese. Caduto il governo Berlusconi, il capogruppo mi ha ordinato di assegnare 2 mila euro al mese anche a Calderoli. A carico del gruppo è poi passato anche il suo contratto telefonico con la Tim. Ho depositato in Procura anche il carteggio tra me e la presidenza del Consiglio perché l’ex ministro voleva mantenere lo stesso numero e i medesimi servizi".
In quanti erano a conoscenza del "sistema Lega", al gruppo?
"Oltre a Bricolo che lo ha creato, direi i vice Mazzatorta e Bodega. E ovviamente il tesoriere Stiffoni. Calderoli ne beneficiava. Ma escludo che tutti sapessero. Anche se tutti traevano un qualche vantaggio".
Vantaggi di che tipo, a parte il buono elettrodomestici?
"Nelle precedenti legislature, gestivamo un plafond da 5 mila euro l’anno a senatore per attività sul territorio. Ma ognuno mi doveva portare le ricevute delle spese sostenute e io li rimborsavo. Negli ultimi tre anni, con Bricolo, si è passati ai 5 mila euro l’anno accreditati sul conto corrente di ogni senatore. Poi diventati 3 mila e l’anno dopo 4.200. Senza obbligo di rendicontare nulla".
Perché dall’aprile 2012 lei viene silurata?
"Scoppia il caso Belsito. Poi viene travolto il tesoriere Stiffoni, che il 26 aprile lascia. Il capogruppo e i suoi mi rimuovono. Mi dicono che devono fare dei controlli. Poi a maggio mi propongono il raddoppio dello stipendio per scusarsi del disagio. La cosa mi spaventa: rifiuto. A fine luglio arriva la sospensione e poi il licenziamento. Immagino fossi diventata un testimone troppo scomodo, ingombrante".
L’accusano ora di aver detto falsità, di essere stata una collaboratrice infedele.
"I magistrati hanno tutto, nero su bianco, faranno le loro verifiche".
Ha ottenuto un prestito superiore al dovuto, è l’altra accusa.
"Non ho sottratto soldi alla Lega. C’è stato un momento in cui ho chiesto un anticipo sul Tfr da dipendente a tempo indeterminato del gruppo. Eccedeva la somma alla quale avrei avuto diritto. Ma il capogruppo e il tesoriere me l’hanno concessa. Come già era avvenuto per altri. Tutto erogato con bonifico, peraltro. Tutto regolare. Mi sono già impegnata anche davanti ai pm a restituire la somma eccedente".
(07 gennaio 2013)

I MILITANTI NON CI STANNO (REPUBBLICA.IT)
ROMA - Non ci credono più. Ne hanno abbastanza. Perché il banco di prova c’è stato, ed è stato lungo. Vent’anni di alleanza politica, dagli accordi sui territori fino patto di ferro che ha permesso di governare il Paese. I leghisti non ci stanno. E chiedono ai vertici del loro partito di rifiutare l’ultima avance elettorale di Silvio Berlusconi. E quel "io ministro dell’Economia e Alfano candidato premier" viene interpretato come l’ennesimo bluff politico del Cavaliere. Come cifra di una proposta politica orami alla frutta. Facebook, Twitter, Radio Padania. Il dissenso delle camicie verdi è virale.
Maroni e i Barbari Sognanti. La pagina Facebook di Roberto Maroni è l’epicentro della protesta. I toni variano: dalle preghiere alle minacce di ritirare voti e consenso. "Segretario, è da 20 anni che sul più bello, per una scusa o per l’altra, vediamo sfuggire quello in cui crediamo". Ovvero: "Il Pdl non ci darà mai l’indipendenza della Padania". Ancora: "Preferisco combattere senza mai perdere onore e coerenza che scendere di nuovo a inutili compromessi che non hanno portato e non porteranno a nulla". E a chi si appella alla real-politik - "se non ci alleiamo saremo tagliati fuori" - c’è chi risponde: "Il Pdl voterà mai nessuna delle nostre proposte".
Lettere al Segretario. Tante le lettere a Maroni che vengono pubblicate: "Segretario, credo ancora nel nostro sogno, ma assieme a Berlusconi temo tale resterà". E in tutta onestà non credo sia utile quest’accordo con ciò che rimane del Pdl". Poi chi mette in guardia dalla "doppiezza" di Berlusconi: "Ci ha usato solo per far numero facendola ballare davanti la promessa dal federalismo fiscale". Poi la coerenza politica: "Maroni, la Lega è stata l’unica forza anti-Monti durante tutto l’anno passato: cioè anti Bersani-Casini-Berlusconi. Adesso mi chiedo perché una nuova alleanza con chi si è adagiato per un anno, ha protetto tutte le sue attività finanziarie e poi ha fatto la commedia di togliere la fiducia".
Un partito come gli altri. E sono tanti i commenti che arrivano sulla pagina di Matteo Salvini. Il segretario lombardo della Lega scrive: "Il militante della Lega la vuole da sola, ma non sempre si può fare quello che si vuole. Noi abbiamo Maroni e il nostro programma chi ci sta è ben accetto". Le repliche dei militanti sono dure: "Salvini, viste le tue parole estive su Berlusconi mi sarei aspettato ben altre dichiarazioni sull’accordo con il Pdl. Sei un ciciarù come tutti gli altri". Ancora: "Sono deluso. Questa è la conferma che ai piani alti di questo partito piace mettere la comodità del cadreghino parlamentare al primo posto. Mi spiace per te Matteo che sei in gamba e fai molto, ma ormai la Lega conferma di essere uno dei tanti partiti parassiti".
Su Radio Padania. "Siamo tornati indietro". Oltre a Twitter, dove l’hashtag più utilizzato è #primailnord, centinaia di militanti usano la pagina Facebook di Radio Padania per esprimere il proprio dissenso: "Profondamente deluso, avvilito, umiliato. Abbandono la Lega Nord definitivamente, ma con grande dispiacere. Mi sento tradito". Poi: "Questa è la fine del mio sogno padano. Non voglio l’alleanza con Silvio, non voglio l’alleanza con Grande Sud di Micciché". E le rassicurazioni di Maroni in conferenza stampa non bastano: "Siamo tornati indietro di parecchio, personalmente sono molto deluso: è mancato il coraggio e la determinazione di andare da soli per essere noi stessi".
(07 gennaio 2013)

BARBACETTO - REPUBBLICA.IT
"Convocato da ieri a Telelombardia tra i giornalisti che faranno stasera le domande in diretta a Berlusconi. Ora mi dicono che Silvio non mi vuole". Gianni Barbacetto, giornalista del Fatto quotidiano, commenta la sua esclusione dal gruppo di giornalisti che intervisteranno l’ex premier.
La motivazione l’avrebbe fornita Paolo Bonaiuti, portavoce dell’ex premier, al conduttore della trasmissione Iceberg, Stefano Golfari: Barbacetto avrebbe alcune cause in corso contro Berlusconi. Ipotesi seccamente smentita dal giornalista, però, visto che le cause in corso riguarderebbero Mediaset e non Berlusconi in prima persona.

CORRIERE.IT - CRONACA
«Habemus papam questa notte all’una è trenta è stato firmato un accordo tra noi e il Carroccio. Ho firmato io e per la Lega Nord Roberto Maroni che sarà candidato in Lombardia, io sarò il leader dei moderati». Silvio Berlusconi, ospite a Rtl 102.5 annuncia l’alleanza siglata ad Arcore. Quanto al candidato premier, Berlusconi precisa che è ancora da decidere. Anche Maroni, parlando nel pomeriggio in una conferenza stampa in via Bellerio, conferma che Berlusconi «guida la coalizione ma che non sarà premier». Quest’ultimo «si deciderà congiuntamente dopo il voto». Tanto che Maroni avanza già la sua proposta: «Visto che Berlusconi indica Angelino Alfano mi permetto di indicare la candidatura di Giulio Tremonti». In generale, il segretario della Lega esprime soddisfazione: «È un accordo che mi soddisfa molto, perché posso ragionevolmente affermare che in Lombardia si vince».

«Habemus Papam. Firmato l’accordo con la Lega»

BERLUSCONI - «Io ho già indicato il mio successore e penso sarà ancora lui: Angelino Alfano» dice infatti in diretta l’ex premier rispondendo a Roberto Calderoli che gli ha chiesto di scegliere un candidato premier giovane. La replica è appunto: «Io l’ho già fatto, se vinceremo sarà Angelino Alfano ed io ministro dell’Economia».
A chi gli chiede poi se avesse chiesto a Monti di fare il ministro dell’Economia del suo governo, Berlusconi risponde: «Era nel periodo precedente le nostre dimissioni quando credevo Monti fosse un altro Monti». Segue una domanda sull’ex ministro dello Sviluppo economico: «Passera premier del centrodestra? No, posso escluderlo nella maniera più decisa».
Poi Berlusconi, già vestendo i panni da ministro economico, spiega che il suo obiettivo sarà di «invertire totalmente la rotta da una politica economica recessiva di rigore e austerità a una di crescita ed espansione». L’ex premier annuncia anche che i prossimi parlamentari dovranno votare una legge che dimezzi i loro stipendi, l’abolizione del finanziamento pubblico ai partiti e un limite di due legislature. Opinione quindi sulle coppie di fatto, anche omosessuali, «se si ha una maggioranza che consente di cambiare il codice civile». Al direttore di Rtl che gli chiede se dunque lui sia d’accordo, l’ex premier risponde sì con la testa. Berlusconi si dice poi disponibile ad un confronto radiofonico con gli altri leader e ribadisce l’intenzione di andare da Michele Santoro. «Sono disposto a tutto».
Berlusconi, infine, definisce se stesso e Renzi «star». A svelarlo sono i conduttori di Rtl che lo intervistano, spiegando che l’ex premier, nel corso della pubblicità di fronte all’osservazione sulle migliaia di domande giunte dai radioascoltatori ha detto: «Beh! che volete, io sono una star...». Agli intervistatori che fanno notare che anche quando è stato ospite Matteo Renzi sono arrivate migliaia di domande, Berlusconi replica: «Anche Renzi è una star».

MARONI - Quanto al leader leghista, candidato per la Regione Lombardia, nel corso della conferenza stampa affronta il tema del possibile mal di pancia della base leghista sull’alleanza con Berlusconi. Maroni risponde che l’accordo con il Pdl è una scelta di pragmatismo: «Serve per vincere in Lombardia» dice. E aggiunge che si tratta di un’«occasione storica» per «dare vita alla macroregione del Nord». La scelta di correre da soli, al contrario, avrebbe portato alla «inevitabile sconfitta».
Il segretario commenta anche l’inchiesta di Roma sui fondi al gruppo della Lega Nord al Senato: «È una bufala. È nata su una denuncia del sottoscritto e c’è una sola persona indagata, che è la segretaria amministrativa, denunciata per appropriazione indebita».
A proposito della sfida per la Lombardia, infine, Maroni sostiene di non temere nessuno e manda un messaggio scherzoso a Gabriele Albertini: «Alcune settimane fa aveva detto che se avessi vinto mi avrebbe regalato una Ferrari. Bene, dico al Albertini di cominciare a prenotarla, perchè lui è destinato ad un modesto piazzamento». Quindi conclude con alcune frasi programmatiche: dal trattenimento del 75% delle tasse in Lombardia si recupereranno 20 miliardi e li spenderemo per prima cosa per abolire l’Irap.

PROTESTA DELLA BASE (CORRIERE.IT)

Non piace alla base l’accordo di Maroni con Berlusconi. E sulla bacheca Facebook del segretario federale della Lega Nord, Roberto Maroni piovono gli insulti.
LE ACCUSE DI CENSURA - In molti attendono la conferenza stampa di Maroni, convocata nel pomeriggio in via Bellerio, nella speranza che il segretario smentisca le parole del Cavaliere. «Aspetterò le 16 - scrive ad esempio Lucia - ma ho la sensazione di vivere le ultime ore da leghista e militante». «Se confermata» la notizia dell’intesa siglata ad Arcore, «la mia tessera da militante finirà nel cestino - assicura Stefano - addio Lega». «Maroni peggio di Bossi!», sentenzia Andrea, «complimenti per aver firmato la fine della Lega», rincara la dose Alessandro. C’è chi poi denuncia la volontà di voler far sparire il dissenso, con una "sbianchettata" ai post critici sulla bacheca di Maroni. «Mi hanno censurato ma lo sapevo - scrive Lucia - Complimenti per dare ascolto ai militanti quando ti volevano al posto di Bossi e cancellare quando ora ti chiedono di essere ascoltati. Mi sa che ci vuole la lega 3.0 con l’aspirapolvere»
IN POCHI DIFENDONO - In molti scrivono che «una terza chance», per i lumbard, «è impossibile», mentre fioccano i post di chi assicura che non voterà mai più Lega. «E bravo il Maroni - tuona Piergiulio, ormai ex leghista - per mettere il c...o sulla poltrona di Formigoni ha dato via quello della Lega; con che faccia vi presentate ai vostri elettori? Ah, già, con la solita». Poche le voci che si ergono in difesa dell’accordo con il Pdl, come quella di Emanuele, che accusa la base in dissenso «di fare il gioco della sinistra. I numeri parlano chiaro: da soli non ce la facciamo, lo volete capire o no? Questi del Pdl sono alla frutta, adesso tocca a noi tirare il carretto». D’accordo anche Ernesto: «L’accordo con Berlusconi era nelle cose - scrive - Uno non poteva fare a meno dell’altro e la presidenza della Lombardia è tutta in salita». Ma, in attesa che Maroni parli in via Bellerio, la lista delle proteste è destinata ad allungarsi.

BERLUSCONI (CORRIERE.IT)
MILANO- Con i sondaggi che lo danno in risalita, Silvio Berlusconi non perde un minuto a disposizione nell’etere e continua il suo tour fra Tv e radio, dopo aver risposto alle domande dei lettori su Corriere Tv.
«CAMBIARE LA COSTITUZIONE»- Davanti alle telecamere del TG5 il Cavaliere ha ostentato sicurezza: «Non mi sento affatto sconfitto. Siamo tutti ottimisti, dopo 13 mesi di distanza e di silenzio in cui non ho dato nemmeno un’intervista, sono ritornato a comunicare e i sondaggi ci confermano che in poco più di 15 giorni siamo saliti di 10 punti. Contiamo di recuperare il 40% degli italiani che ci aveva votato nel 2008».
Berlusconi al TG5: «Ci riprenderemo i voti»
APPELLO AI MODERATI - L’ex presidente del consiglio ha poi attaccato Mario Monti con parole veementi: «E’ solo una comparsa politica, gli italiani imparino a votare: i piccoli leader vanno evitati perché alimentano soltanto le loro ambizioni personali». L’appello è ai moderati: «Solo concentrando il loro voto dei moderati in un solo partito questo potrà avere la maggioranza assoluta in Parlamento e potrà, come primo intervento, cambiare la Costituzione e la parte che riguarda i poteri di decisione del presidente del Consiglio, del governo e del Parlamento».
«E’ IMMORALE CHE MONTI SIA IN POLITICA»- «Se non si realizzerà una di queste tre condizioni - ha ammonito infine Berlusconi - l’Italia resterà quel che è dal 1946 in poi: un Paese non pienamente governabile». Contro il Professore è attacco frontale anche sul Giornale dell’Umbria: «E’ immorale che sia un politica» ha detto il Cavaliere