Carmelo Lopapa, la Repubblica 7/1/2013, 7 gennaio 2013
ECCO IL SISTEMA DEI LUMBARD SOLDI SU UN CONTO CORRENTE OMBRA E BONUS PER COMPRARE LAVATRICI E TV
«Lavoro da otto anni al gruppo della Lega al Senato, ma quel che ho visto in questa legislatura, in questi ultimi tre anni in particolare, non ha precedenti. Adesso mi vogliono distruggere, mi accusano di dire il falso, perfino di aver rubato. Ma io in Procura ho depositato atti, assegni firmati dal capogruppo Bricolo, ricevute dei senatori che incassavano somme in contanti, bonifici ». Parla Manuela Privitera, la ex segretaria amministrativa del gruppo della Lega al Senato che con le sue rivelazioni ha contribuito ad alimentare il nuovo filone di indagine sull’utilizzo dei fondi pubblici da parte dei dirigenti del Carroccio. È una donna provata dal clamore dello scandalo. «Non ero preparata a questo tormento, sbattuta così sul giornale e su tutti i tg senza aver mai parlato con un giornalista, sono stata solo interrogata dal pm».
La voce è rotta dal pianto. Si interrompe, poi riprende. È rimasta chiusa in casa tutto il giorno, le telefonate di chi la conosce, la incoraggia. A Repubblica racconta la sua storia recente che si intreccia con quanto di più anomalo sembra sia accaduto tra le mura di quel gruppo. Anche lei è sotto inchiesta, ma ritiene di aver fornito chiarimenti importanti. «Ero una semplice segretaria amministrativa, eseguivo ordini, disposizioni, tutto infatti porta le loro firme ed è nelle mani dei magistrati. Semplice esecutrice, ma in quanto tale testimone diretta. Se ho detto il falso, allora vorrà dire che loro, il capogruppo e gli altri, depositeranno in procura documenti diversi, prove contrarie ».
Cosa vuol dire che non aveva mai visto nulla del genere negli anni passati, signora Privitera?
«Che non erano mai stati pagati affitti a un capogruppo o coperte le sue carte di credito, non venivano corrisposte somme extra a singoli senatori. Non si assisteva a tutto questo giro di contanti».
A quando risale la svolta del “contante” nel gruppo Lega?
«Finché è stato in carica il governo Berlusconi i soldi circolavano tutti con bonifico. Subito dopo, siamo nel dicembre 2011, non saprei spiegare perché da quel momento, il capogruppo Bricolo mi dice che vuole gestire in contanti. Ci sono i prelievi dal conto, facili da riscontrare. Venivano prelevati su delega del tesoriere o del capogruppo, li prendevo io e li giravo su loro disposizione ai senatori Bodega, a Mazzatorta, dal dicembre 2011 anche a Calderoli. Io ero tenuta a far firmare una ricevuta prestampata».
Esisteva un sistema irregolare dunque nella gestione dei fondi?
«Io non ho titoli per definirlo in un modo piuttosto che in un altro. Posso dire che era una gestione piuttosto arbitraria, molto discrezionale, ecco. A un certo punto, Bricolo convoca il tesoriere Stiffoni e, in mia presenza, annuncia: dobbiamo aprire dei conti paralleli, dobbiamo fare degli accantonamenti».
Ecco, i conti correnti. Quanti erano?
«Tre. Uno ufficiale, che veniva utilizzato anche per i prelievi di contanti, tutti tracciato. E poi un conto parallelo. Infine un deposito titoli».
Perché Bricolo e gli altri decidono di creare quei conti?
«A un certo punto non tutti i soldi vengono più girati alla segreteria di via Bellerio a Milano. Vengono trattenuti e gestiti in conti separati, appunto».
Questo da quando avviene?
«Con l’avvento del tesoriere del partito Belsito al posto di Balocchio. Dunque siamo nel 2009».
E perché?
«Immagino perché si volessero celare al Consiglio federale della Lega il reale residuo di cassa a fine anno. Molti di quei soldi, come ho documentato, sono stati utilizzati per fare dei regali».
Che genere di regali?
«Nel Natale 2011 Bricolo decide di regalare a ciascun senatore quattro buoni da 500 euro tramite una carta Media World. Per evitare di far trapelare che la Lega, in un periodo di crisi, regalava ai propri parlamentari elettrodomestici per duemila euro. Esiste una fattura intestata al tesoriere Stiffoni da 50 mila euro».
Una carta da duemila euro con cui i senatori hanno acquistato elettrodomestici?
«Ma sì. Qualcuno si è comprato la lavatrice, altri il televisore. Ripeto: quattro carte da 500 euro ciascuno».
E gli extra?
«Quelli venivano corrisposti in contanti. Bricolo tratteneva per sé 2.028 euro, Bodega 778, Mazzatorta 638. Ogni mese. Caduto il governo Berlusconi, il capogruppo mi ha ordinato di assegnare 2 mila euro al mese anche a Calderoli. A carico del gruppo è poi passato anche il suo contratto telefonico con la Tim. Ho depositato in Procura anche il carteggio tra me e la presidenza del Consiglio perché l’ex ministro voleva mantenere lo stesso numero e i medesimi servizi».
In quanti erano a conoscenza del “sistema Lega”, al gruppo?
«Oltre a Bricolo che lo ha creato, direi i vice Mazzatorta e Bodega. E ovviamente il tesoriere Stiffoni. Calderoli ne beneficiava. Ma escludo che tutti sapessero. Anche se tutti traevano un qualche vantaggio».
Vantaggi di che tipo, a parte il buono elettrodomestici?
«Nelle precedenti legislature, gestivamo un plafond da 5 mila euro l’anno a senatore per attività sul territorio. Ma ognuno mi doveva portare le ricevute delle spese sostenute e io li rimborsavo. Negli ultimi tre anni, con Bricolo, si è passati ai 5 mila euro l’anno accreditati sul conto corrente di ogni senatore. Poi diventati 3 mila e l’anno dopo 4.200. Senza obbligo di rendicontare nulla».
Perché dall’aprile 2012 lei viene silurata?
«Scoppia il caso Belsito. Poi viene travolto il tesoriere Stiffoni, che il 26 aprile lascia. Il capogruppo e i suoi mi rimuovono. Mi dicono che devono fare dei controlli. Poi a maggio mi propongono il raddoppio dello stipendio per scusarsi del disagio. La cosa mi spaventa: rifiuto. A fine luglio arriva la sospensione e poi il licenziamento. Immagino fossi diventata un testimone troppo scomodo, ingombrante».
L’accusano ora di aver detto falsità, di essere stata una collaboratrice infedele.
«I magistrati hanno tutto, nero su bianco, faranno le loro verifiche ».
Ha ottenuto un prestito superiore al dovuto, è l’altra accusa.
«Non ho sottratto soldi alla Lega. C’è stato un momento in cui ho chiesto un anticipo sul Tfr da dipendente a tempo indeterminato del gruppo. Eccedeva la somma alla quale avrei avuto diritto. Ma il capogruppo e il tesoriere me l’hanno concessa. Come già era avvenuto per altri. Tutto erogato con bonifico, per altro. Tutto regolare. Mi sono già impegnata anche davanti ai pm a restituire la somma eccedente».