Enrico Franceschini, la Repubblica 7/1/2013, 7 gennaio 2013
MINORITY REPORT DIVENTA REALTÀ UN ALGORITMO PREVEDE I REATI
UN SISTEMA per prevenire il crimine, venendo a sapere dove accadrà il prossimo furto, omicidio, abuso, prima che accada. Diventa realtà l’idea di Minority report, il film di fantascienza di dieci anni or sono in cui Tom Cruise, nella Los Angeles del 2054, dava la caccia agli assassini prima che potessero uccidere.
ORA il “precrimine”, come veniva chiamato nella pellicola, trova un’applicazione reale: in America prima, in Europa poi, a cominciare dall’Inghilterra che fa spesso da ponte delle novità e dei trend fra i due continenti. Grazie a una formula matematica collegata a un computer pieno di dati, i poliziotti del 2013 possono ottenere un calo del crimine del 30 per cento senza compiere nemmeno un arresto: basta che si facciano vedere sul luogo
del delitto, un po’ prima che avvenga il delitto, e la prevenzione è fatta.
C’è una differenza sostanziale con il film diretto da Spielberg nel 2002. In Minority Report, il sistema “precrimine” era il risultato delle premonizioni di tre individui dotati di poteri extrasensoriali e permetteva di scoprire non solo “dove” sarebbe stato
commesso un reato, ma pure “chi” lo avrebbe commesso. “PredPol”, abbreviazione di
predictive policing
(polizia preventiva), funziona con algoritmi computerizzati e si limita a indicare l’area dove si prevede che qualcuno violerà la legge. Statistiche alla mano, tuttavia, i risultati sono ugualmente straordinari: una netta diminuzione del crimine. Che, in tempi di tagli al bilancio della stato e dunque di riduzione di forze e strutture anche per la polizia, equivalgono a un miracolo: ossia come fare di più e di meglio con meno.
Tutto è cominciato con un docente di antropologia dell’Università di California a Los Angeles (meglio nota con il suo acronimo, Ucla), il professor Jeff Brantigham, che sette anni fa, con l’aiuto di un criminologo e di un matematico, ha messo a punto un metodo “scientifico” per predire i meccanismi che conducono a un crimine. «Avevamo intenzione di fare una ricerca puramente accademica», racconta lo studioso, «ma strada facendo ci siamo resi conto che poteva avere delle applicazioni concrete». Il primo esperimento ha avuto per teatro la città californiana di Santa Cruz. Qualche esempio: due poliziotti si appostano nel parcheggio di un supermercato e poco dopo arrestano una donna che si apprestava a rubare un auto. E ancora: un agente in borghese si nasconde in una strada apparentemente tranquilla, ma nel giro di qualche minuto arresta due uomini in flagrante delitto che stavano per compiere un furto. Il bello del sistema è che per decretarne il successo non serve nemmeno la flagranza o l’arresto: spostando i propri agenti nelle aree dove vengono previsti i reati, la polizia fa automaticamente opera di prevenzione. Il crimine cala, e non c’è neanche bisogno di portare i criminali in tribunale o in prigione, con tutte le spese che ne risultano per lo stato: ladri e assassini restano a casa propria, con le mani in mano, sentendosi per così dire scoperti in partenza.
Naturalmente non è un metodo infallibile: qualche volta l’algoritmo sbaglia. Ma a Los Angeles “PredPol” ha già fatto scendere le aggressioni del 33 per cento e i crimini violenti del 21, a Santa Cruz i furti sono calati del 19 per cento, e in questi giorni il rivoluzionario sistema è arrivato nella contea inglese del Kent, da dove se avrà successo si diffonderà nel resto della Gran Bretagna e forse in tutta Europa. «Abbiamo richieste da 200 nazioni», dice il professor Brantigham.