Eugenio Facci, Libero 4/1/2013, 4 gennaio 2013
BERLINO ORDINA: NON FATE USCIRE I SOLDI
[L’autorità bancaria tedesca chiede ai suoi istituti e alle filiali locali di quelli esteri di tenere in Germania la liquidità. Esplode il caso Hvb (controllata da Unicredit). Bankitalia e Bruxelles si oppongono] –
La Commissione Europea si è detta «preoccupata» tramite il suo portavoce Stefaan De Rynck riguardo alle regole imposte dall’autorità bancaria tedesca (BaFin) alle banche operanti in Germania, incluse le succursali di banche straniere. Secondo De Rynck tali regole potrebbero «danneggiare la libera circolazione dei capitali», infrangendo quindi i regolamenti Ue ma soprattutto mettendo un grosso freno alla possibile ripresa delle economie dei Piigs (Portogallo, Irlanda, Italia, Grecia e Spagna) che hanno bisogno di prestiti ed investimenti per ripartire. Al centro del caso ci sono Unicredit, Bankitalia e la BaFin, che si trovano in disaccordo sui trasferimenti di capitale dalla Germania all’Italia che Unicredit vorrebbe effettuare liberamente (come da leggi europee) ma che BaFin vuole limitare (per rispettare la normativa bancaria tedesca). Secondo quanto riferisce il Wall Street Journal già nel maggio 2012 c’era stato una disputa al riguardo, dopo che Unicredit aveva trasferito internamente miliardi di euro dalla Germania all’Italia tramite la sua succursale tedesca Hvb. L’operazione, legale e normale nel settore bancario (dove i capitali vengono continuamente spostati dove possono rendere di più), non era però piaciuta alla BaFin e alla fine Unicredit si era impegnata a ridurre significativamente tali trasferimenti. Ora Bankitalia avrebbe portato la questione all’attenzione delle autorità Ue, che ha fatto partire una verifica al riguardo. Ma il problema non riguarda solo Italia e Germania. In un discorso pronunciato a Londra il 26 novembre scorso il direttore della regolamentazione finanziaria della Banca d’Irlanda, Matthew Elderfield, ha detto che la Ue deve assicurare che anche le autorità bancarie britanniche «non pongano ostacoli al mercato comune», sottolineando che tra Regno Unito e Irlanda ci sono simili attriti. Il problema è che regole troppo restrittive riguardo a quanto capitale e quanta liquidità deve avere una banca (regole in teoria volte a garantire la stabilità del sistema bancario) possono creare profezie di sciagure che si autoavverano. Già nel 2011 le autorità finanziarie tedesche avevano ad esempio chiesto alla succursale tedesca di Mediolanum di vendere le proprie posizioni in buoni del tesoro italiani, in un momento in cui questi erano visti come troppo rischiosi (a fine 2012 le obbligazioni dei cosiddetti paesi a rischio sono risultate però tra i migliori investimenti dell’anno appena concluso). In un episodio simile, riportato dal Daily Telegraph, nella seconda metà del 2011 le banche italiane incontrarono crescenti difficoltà nel finanziarsi sui mercati a causa del rischio crescente con cui gli operatori vedevano il sistema Italia. Nel maggio seguente, come conseguenza, Moody abbassò il rating di 26 banche nostrane, proprio perché la loro posizione finanziaria era peggiorata a causa della difficoltà di reperire capitale. E sono le stesse autorità Ue a sottolineare che è importante che il mercato finanziario torni a funzionare come dovrebbe, con la libera circolazione dei capitali e con la possibilità di finanziare liberamente investimenti nei paesi Piigs. Per questo il portavoce del Commissario Ue per il Mercato interno Michel Barnier ha dichiarato che «seguiamo la questione da vicino».