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 2013  gennaio 06 Domenica calendario

“WALL STREET PREMIA OCCUPAZIONE EXPORT E IDEE NUOVE”

[Il Nobel Phelps: l’unico timore è lo stallo politico] –
Imercati riflettono un’economia americana che sta crescendo per due ragioni convergenti: i progressi dell’occupazione e la presenza di idee innovative». Parola di Edmund Phelps, l’economista della Columbia University che ottenne il premio Nobel nel 2006 per gli studi sulla macroeconomia dell’occupazione.

Cominciamo dal lavoro. Quanto pesa sul fatto che l’indice S&P è tornato per la prima volta ai livelli precedenti alla crisi?

«Bisogna guardare le cifre. Il settore privato crea in media 160 mila posti al mese ovvero circa 2 milioni l’anno. Sebbene la disoccupazione rimanga ancorata attorno al 7,8 per cento si tratta di una crescita significativa perché evidenzia il fatto che gli investimenti delle imprese stanno andando sulla creazione di posti di lavoro. Nonostante le incertezze di politica economica per lo stallo politico che continua ad esserci a Washington».

In quali settori industriali si sta investendo di più sul lavoro?

«Nelle esportazioni, che continuano ad essere sostenute dal dollaro debole, nelle componenti industriali e anche nelle manifatture. Oltre ovviamente all’Information Technology».

Cosa accomuna tali settori?

«Qui veniamo al secondo elemento-chiave della crescita dell’economia. Si tratta infatti di tutti settori che hanno a disposizione molte idee innovative da realizzare. Idee finora congelate, inutilizzate, rimaste ferme».

A cosa si riferisce?

«Veniamo da un periodo di oltre cinque anni durante i quali la crisi ha frenato gli investimenti delle imprese sulle innovazioni commerciali ma ciò non significa che le nuove idee non vi siano state. Ne sono state create molte. La produzione di innovazioni in questi anni non si è fermata».

Di che innovazioni di tratta?

«Riguardano tanto prodotti e che i metodi di vendita. Anche nelle manifatture, il settore più indebolito dalla crisi. Ora che le aziende tornano a mettere capitali sul mercato, hanno a disposizione molti nuovi prodotti da lanciare. E ciò è destinato ad attirare i consumatori, spingendoli a spendere di più, innescando un volano positivo destinato a riflettersi sull’andamento dei mercati finanziari».

C’è insomma la potenzialità delle nuove idee dietro il momento favorevole dei mercati?

«Le innovazioni sono da sempre il tesoro più importante dell’economia e paradossalmente, grazie alla crisi, ne abbiamo messe molte da parte. Mentre in genere vengono immesse subito sul mercato in questo caso sono state congelate, archiviate. Ed ora tutto ciò diventa un potenziale acceleratore».

Quanto è destinato tutto ciò a condizionare le spesa dei consumatori?

«Credo che la spesa peserà più del solito sul Pil degli Stati Uniti. Il motivo è che, ancora una volta grazie alla crisi, negli ultimi anni molti hanno fatto risparmi, cosa davvero insolita per gli americani. Un considerevole numero di famiglie ha più soldi da spendere. Sono dunque pronte per l’arrivo dei nuovi prodotti. Il meccanismo della crescita può rimettersi in modo grazie alle risorse accumulate, e non adoperate, durante la lunga crisi».

Il sociologo dell’ateneo di Princeton Michael Walzer sostiene che l’obiettivo del presidente Barack Obama è consolidare il Welfare State in America. Quale impatto può avere sulla crescita dell’economia?

«La riduzione delle tensioni sociali e l’aumento della solidarietà, come ci insegnano gli scandinavi, porta giovamento al benessere collettivo e dunque incentiva i consumi privati. Inoltre, se Obama ha il progetto di accrescere le protezioni sanitarie e previdenziali dei cittadini ciò li renderà più sicuri, tranquilli, e di conseguenza più propensi al consumo. Penso ad esempio alle persone più anziane. Potranno spendere di più rispetto al passato. Si tratta tuttavia di speculazioni di tipo teorico sulle quali preferisco essere prudente. Le incognite su cosa riuscirà effettivamente a realizzare Obama nel secondo mandato sono molte».