Andrea Franceschi, ilSole24Ore 6/1/2013, 6 gennaio 2013
LA «SPAZZATURA» RENDE MENO DEL 6%
La «bolla» dei junk bond, le obbligazioni a basso rating, non sembra voler smettere di crescere. Questa settimana, complice l’euforia dei mercati dopo l’accordo sul «Fiscal cliff», è stato toccato un altro record. Il rendimento medio dei titoli «high yield», calcolato dagli indici Barclays, è infatti sceso per la prima volta sotto la soglia del 6 per cento. Un record.
La corsa ai bond spazzatura è uno degli effetti collaterali delle politiche anti-crisi non convenzionali adottate dalla Fed, seguita a ruota dalle altre banche centrali. Azzerando i tassi di interesse e inondando i mercati di liquidità attraverso il Quantitative easing (i piani di acquisti di titoli di Stato), la Fed ha «schiacciato» i rendimenti di titoli di Stato e bond corporate. Un fenomeno che in gergo si definisce «repressione finanziaria» che ha avuto l’effetto collaterale di moltiplicare le emissioni di titoli spazzatura, particolarmente appetite da un mercato a caccia di rendimenti. Gli ultimi dati Reuters parlano di emissioni globali pari a 397 miliardi di dollari nel corso del 2012. Il 38% in più rispetto al 2011. Un record assoluto. I fondi obbligazionari specializzati in questa tipologia di titoli - si legge nell’ultimo bollettino Epfr Global - hanno a loro volta registrato flussi di investimento da primato tirando la volata a tutta l’industria dei fondi bond.
Le obbligazioni spazzatura, lo dice la parola stessa, sono ad alto rischio e questo, di per sé, è un fattore che dovrebbe far riflettere sulle implicazioni di questo rally senza precedenti. Soprattutto in un contesto di crescita economica asfittica a livello globale. Nell’ultimo report dedicato al mercato di junk bond negli Usa, l’agenzia Fitch stima, per il 2013, un tasso di default medio del 2% «purché la Fed mantenga la sua politica di tassi zero». Ma cosa succederà quando Bernanke si deciderà (come chiedono molti suoi colleghi) a mettere in atto la «exit strategy»?