Emiliano Liuzzi, il Fatto Quotidiano 4/1/2013, 4 gennaio 2013
BERLUSCONI VINCE UN PROCESSO GRILLO GLI DEVE 50 MILA EURO
[Assolto in primo grado, il comico condannato in appello: parlò di “corruzione e conti falsi” di Fininvest e di Parmalat] –
Sarà uno dei processi che Silvio Berlusconi porterà nelle tribune elettorali in televisione, soprattutto quando si troverà a recitare la parte del martire della giustizia. “Mi processano tutti i giorni, ma ho vinto ancora una volta”. A onor del vero, questa volta è una causa civile con risarcimento danni per diffamazione a mezzo stampa, e il condannato a sborsare soldi è un altro leader politico, Beppe Grillo.
UN MATCH mica da ridere a cinquanta giorni dalle elezioni. E Berlusconi lo farà rientrare nel pallottoliere della sua personalissima partita con la giustizia. Incredibile è che questa volta Berlusconi ha vinto per davvero. Cinquantamila euro a zero: questo il risultato, anche se in realtà da Cologno Monzese gli avvocati di euro ne volevano cinquecentomila. Lo hanno stabilito i giudici della prima sezione della corte d’appello del tribunale di Roma, che hanno riformato la sentenza di primo grado e, oltre alle spese processuali, hanno aggiunto a Grillo un danno patrimoniale calcolato in 50 mila euro, appunto.
NEL RUOLO di parte lesa la Fininvest spa (ma quando Berlusconi ne parla, più che un’azienda la considera una sua protesi) che secondo i giudici sarebbe stata diffamata da Grillo per un articolo apparso nel 2004 sulla rivista Internazionale dal titolo “Il caso Parmalat e il crepuscolo dell’Italia”. I giudici, nel fornire le motivazioni, mantengono il risarcimento basso causa la non vasta diffusione del settimanale, stimata “in centomila copie” e che, sempre secondo i giudici, ma senza alcun riscontro, “sarebbe modesta se paragonata alla diffusione di un concorrente come l’Espresso che diffonde due milioni di copie”. Dati molto fluidi, come direbbe Grillo. Poco importa se, come precisano gli avvocati chiamati a difendere il leader del Movimento 5 stelle, la società è comunque stata coinvolta “in vicende giudiziarie riguardanti reati di falso in bilancio e corruzione”. In pratica quello che si dice nell’articolo. Senza questi due elementi – tiratura limitata e procedimenti giudiziari – gli avvocati di Berlusconi avrebbero realizzato quello che si proponevano, mezzo milione di euro più le spese legali. È andata relativamente meglio a Grillo che, di sane origini genovesi, pare non si dia pace: “Passerò alla storia. Berlusconi le perde tutte, dal Lodo Mondadori alla separazione dalla moglie. In tribunale ha vinto solo contro di me”.
DIVERSE le frasi che hanno portato alla condanna di Grillo: è lesivo l’affermare che “il sistema Finivest e il sistema Italia per certi versi sono analoghi al sistema Parmalat: molta apparenza, conti falsi, corruzione, poca qualità, futuro in declino” e fondare profitti “su uno stretto legame con il sistema della politica italiana e della corruzione”. A poco è servita la “palese riconoscibilità della finalità satirica” che chiedevano i legali di Grillo. Il tono, secondo i giudici, “è serio e mesto”. E, ancora: “Non vi sono metafore nell’articolo, non c’è la volontà di provocare il riso. Anzi: dove il comico ricorda il contenuto dei suoi spettacoli teatrali lo fa al limitato fine di dimostrare che egli aveva già da tempo denunciato i fatti riguardanti Parmalat”.