Marco Franchi, il Fatto Quotidiano 4/1/2013, 4 gennaio 2013
“CATTIVA GESTIONE” LA CROCE ROSSA FINISCE IN BARELLA
[Dopo l’indagine del senato che parlava di “opacità dei flussi finanziari” interviene la corte dei conti: 14 milioni di buco. a un passo dalla privatizzazione] –
Negli ultimi 34 anni la Croce Rossa Italiana è stata commissariata per 24 e ora si avvia verso la privatizzazione decisa dal governo nell’ottobre scorso. Con un buco di 14 milioni. L’obiettivo è quello di rendere l’ente un’associazione autonoma come negli altri paesi e soprattutto far risparmiare soldi allo Stato. Perché la gestione non sempre ha funzionato bene, anzi è stata negli ultimi anni al centro di vari scandali. Parentopoli compresa.
NEL DICEMBRE 2010 Report dedica un’intera puntata al lato oscuro dell’organizzazione: dal patrimonio immobiliare lasciato andare in rovina, ai pacchi di Natale per i terremotati dell’Abruzzo che sarebbero stati trasformati in gentile omaggio per i donatori di sangue. Con tanto di lettera firmata da Maria Teresa Letta, al tempo commissario della Cri in Abruzzo e sorella di Gianni, ex sottosegretario alla presidenza del consiglio: “Accompagno questo piccolo dono con gli auguri fervidi e sinceri per una sana e serena...”. Alle cannonate di Report seguono i rilievi sollevati a gennaio 2012 dalla commissione Sanità del Senato, al termine di un’indagine conoscitiva sulla Cri durata un anno. Dopo un migliaio di documenti cartacei depositati, una decina le audizioni, a partire dal commissario straordinario, Francesco Rocca, il verdetto è impietoso: mancata approvazione nei tempi dovuti dei rendiconti, opacità dei flussi finanziari, mancanza di criteri trasparenti e obiettivi sul reclutamento, assenza di pianta organica, attribuzione ai dipendenti di emolumenti non dovuti, eccesso di consulenti esterni. E poi: mancanza di controlli interni, carenza di una esatta rendicontazione di beni mobili, diseconomicità della gestione dei beni immobili. Le attività svolte in convenzione per il Pronto soccorso? Anche queste antieconomiche, con casi limite oggetto di segnalazione nel Lazio e in Puglia.
Ora ad accendere i riflettori sulla Croce Rossa è la Corte dei Conti che già a gennaio 2011 aveva condannato in primo grado l’ex commissario straordinario Maurizio Scelli e altri due funzionari a versare 3 milioni di euro a beneficio dell’ente per compensare i danni causati dalla loro gestione. Fra le motivazioni di quella sentenza , il “totale disprezzo di qualsiasi canone di sana amministrazione , in totale noncuranza degli equilibri finanziari della Croce Rossa Italiana”.
Il giudizio della Corte è cambiato? Non proprio. Certo, l’attività ha dato segnali di ripresa e qualche passo avanti c’è stato. Ad esempio, si legge nella relazione sull’esercizio 2011, “il consuntivo 2011 è stato approvato nei termini di legge”. Un’eccezione, non la regole per la Cri che nemmeno nel 2011 è riuscita a determinare la dotazione organica del personale militare. Problema che però verrà presto risolto, grazie al decreto legislativo del settembre 2012 secondo cui il Corpo militare, costituito esclusivamente dal personale volontario, transiterà in un ruolo ad esaurimento nell’ambito del personale civile della Croce Rossa. Restano comunque da sciogliere i nodi relativi alla “notevole complessità organizzativa e gestionale conseguente all’esistenza di circa 600 comitati con propria autonomia di bilancio” che determina ancora “alcune discrasie gestionali derivanti, principalmente, dalla mancanza di figure professionali adeguate”.
Il tallone d’achille di quella che fra qualche anno diventerà una vera e propria azienda privata restano i conti: le Unità territoriali registrano un disavanzo complessivo di 6.554.770 euro cui si aggiungo altri 7,4 milioni del Comitato centrale (7.431.074). Totale: quasi 14 milioni di rosso nel 2011. A zavorrare il bilancio sono soprattutto i Comitati provinciali di Roma, Latina (che sono incrementati, rispetto al 2010 di 10.109.057 euro) e Perugia. Colpa di convenzioni in perdita, di ritardi con cui vengono pagati i servizi da parte delle Aziende sanitarie locali e delle spese di gestione di alcune strutture socio sanitarie. Ma non si possono dimenticare i recenti fatti di cronaca come la bufera scoppiata a novembre sul caso dell’affidamento della gestione delle ambulanze in subappalto a gruppi privati.
NON SOLO. “Persistono ancora – scrive la Corte dei Conti - alcune convenzioni in perdita, in particolare per i servizi di pronto soccorso e trasporto infermi, a causa dell’alto costo del personale rispetto a quello delle strutture privatistiche. Così come non risulta concluso il complesso contenzioso con la società SI.S.E , incaricata di gestire le convenzioni in Sicilia, che rischia di costare 50 milioni di euro alle sempre più pallide casse della Croce Rossa.