Elisabetta Rosaspina, Corriere della Sera 7/1/2013, 7 gennaio 2013
DAL NOSTRO INVIATO
PARIGI — Depardieu non ha ceduto. Hollande nemmeno. Mentre la star del cinema francese, ormai cittadino russo, mette su casa a trenta chilometri da Mosca e valuta l’offerta di Vladimir Putin che lo vorrebbe come ministro della cultura, a Parigi si lavora alla nuova versione della tassa per i milionari. Il testo del progetto di legge sarà pronto fra un mese, e dovrebbe essere varato in autunno con la finanziaria 2013, ma il governo non può ignorare la bocciatura, una decina di giorni fa, del consiglio costituzionale che ha ritenuto un’imposizione superiore al 70% equivalente a una confisca. Inoltre, anche se non lo ammetterà mai, il presidente François Hollande ha probabilmente accusato il colpo mediatico internazionale che gli ha inferto il suo omologo russo offrendo platealmente all’attore un riparo dalla tirannia del fisco, dalle accuse del primo ministro, Jean-Marc Ayrauld, e dai fischi dei suoi connazionali.
L’aliquota del 75% per i redditi oltre il milione di euro potrebbe dunque essere ridotta di qualche punto, nei limiti stabiliti dai giudici; ma in compenso la tassa sarà mantenuta per tutto il quinquennio della legislatura, anziché un paio di anni, come era stato inizialmente ipotizzato.
È l’ultimo sforzo, perché dal 2016 la pressione fiscale si alleggerirà in Francia, ha promesso il ministro del Bilancio, Jérôme Cahuzac, ai contribuenti, che negli ultimi tre anni hanno subito aumenti per un totale di 64 miliardi di euro. «Domandare di più sarebbe domandare troppo», ha riconosciuto Cahuzac, che ha ricordato anche i crescenti costi dell’impegno del governo nella lotta alla disoccupazione: dopo lo stanziamento di 6 miliardi e mezzo di euro, una riserva supplementare di 2 miliardi di euro basterà appena a fronteggiare la situazione sempre preoccupante anche nel 2013. Per il governo comunque un rompicapo, perché dovrà tener conto delle perplessità di Pierre Moscovici, ministro dell’Economia, secondo il quale non c’è «urgenza» di intervenire.
Anche se si è quintuplicato il numero dei francesi che cercano di trasferirsi in Belgio o in Paesi fiscalmente meno esosi, Hollande non intende modificare sostanzialmente la legge che colpirà gli introiti più alti: «Questa misura — ha spiegato il ministro al Bilancio — aveva per scopo di incitare a maggiore prudenza e decenza un certo numero, molto basso, di dirigenti che ricevono stipendi superiori al milione». Ma il Consiglio costituzionale, con una sentenza emessa il 29 dicembre, aveva considerato iniqua la norma che prendeva in considerazione i guadagni individuali e non i redditi famigliari. Il governo si difende sostenendo che, in caso contrario, un single dal reddito di 1 milione e 200 mila euro rientrerebbe nella categoria dei tartassati, mentre un contribuente con gli stessi introiti, ma un coniuge senza reddito, sarebbe esonerato dalla spaventosa aliquota. La soluzione al dilemma, secondo il ministro Cahuzac, potrebbe risiedere in un prelievo alla fonte, direttamente dalle imprese. Ma resterebbe aperta la questione per i lavoratori autonomi e i liberi professionisti.
Nessun dubbio, invece, ha manifestato il ministro sul fatto che la legge entri in vigore nel 2014, se — come sembra — sarà presentata entro settembre e sottoposta all’approvazione parlamentare con le leggi finanziarie di fine anno. Le ultime contenenti inasprimenti nei prelievi fiscali per tutto il periodo in cui Hollande resterà presidente. O meglio, fino alle prossime elezioni.
Elisabetta Rosaspina