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 2013  gennaio 06 Domenica calendario

AFFITTI E GIOIELLI, L’OCCHIO AUTOMATICO DEL FISCO —

Scontrini, ricevute, fatture. Non sempre conservarli nel cassetto potrà bastare a convincere il Fisco che il nostro tenore di vita corrisponde a quello che abbiamo dichiarato. Con il nuovo redditometro, che si applicherà a partire dai redditi del 2009, sulla documentazione delle spese sostenute potrà prevalere una semplice media dell’Istat: una presunzione.
Le medie dell’Istat. Non si tratta soltanto di un’ipotesi. Per quasi la metà dei beni presi in considerazione dal nuovo strumento di accertamento, 26 su 56, funzionerà proprio così: il Fisco, in fase di prima verifica, metterà a confronto la spesa sostenuta dal contribuente, e nota all’Agenzia delle Entrate, con quella media calcolata dall’Istat per quella tipologia familiare, tra le 11 tratteggiate, cui appartiene il contribuente. Tra questi due valori il Fisco assumerà per buono il più alto.
Le famiglie tipo. Le tipologie familiari di cui parliamo sono 55 e derivano dall’incrocio tra tipi di nucleo familiare (11) e aree geografiche (cinque), queste ultime sono il Nordovest, il Nordest, il Centro, il Sud e le Isole. Quante alle tipologie familiari, ce ne sono tre per i single (meno di 35 anni, tra 35 e 64 e più di 65); tre per le coppie (con meno di 35 anni senza figli e/o altri familiari, tra i 35 e i 64 e oltre i 65); tre per le coppie con figli (con uno, due o tre figli); cui si aggiunge la categoria del monogenitore e le «altre tipologie».
I casi possibili. Ma facciamo un esempio. Supponiamo che il contribuente possegga un’imbarcazione a motore di cinque metri per la quale, tra manutenzione e ormeggio, paga 6 mila euro l’anno, come risulta dalle relative ricevute o dall’Anagrafe tributaria. Nel momento in cui quel contribuente venisse sottoposto a una verifica di coerenza da parte dell’Agenzia delle Entrate, questa andrebbe a verificare sulle tabelle dell’Istat qual è la spesa media Istat per una simile imbarcazione e, tra i due valori, imputerebbe quello maggiore.
Oppure nel caso il bene in questione siano apparecchi per telefonia e/o le relative spese di utilizzo, il Fisco metterebbe a confronto la spesa che risulta dal contribuente con la spesa media Istat della tipologia di nucleo familiare di appartenenza. E anche in questo caso assumerebbe il valore più alto.
Le categorie di spesa. Ma quali sono questi beni per la cui spesa prevale il valore maggiore tra quello risultante dai dati disponibili e la media Istat per tipo di famiglia? Nella categoria «abitazione» si parte con il fitto figurativo, la cui spesa viene calcolata moltiplicando il valore del fitto figurativo mensile al metro quadro, basato sui dai dell’Osservatorio del mercato immobiliare, per i metri quadrati e il numero di mesi.
Poi ci sono le spese per l’acqua, la manutenzione ordinaria e il riscaldamento centralizzato, che dovranno tener contro del tipo di famiglia e del tipo di immobile. Stesso criterio per un’altra categoria, quella degli elettrodomestici e degli arredi, ma anche per altri beni, come la biancheria, i detersivi, le pentole, la lavanderia e le riparazioni. Si prenderà in considerazione la spesa media Istat per tipo di nucleo familiare anche per i medicinali e le visite mediche. Per quanto riguarda i trasporti, le presunzioni sono applicabili a pezzi di ricambio, lubrificanti, carburanti e riparazioni di veicoli terrestri, aeromobili e natanti, con criteri specifici per ciascuna categoria. Il capitolo comunicazioni comprende telefoni e abbonamenti, mentre quello dell’istruzione riguarda libri e tasse, rette e simili.
Nel tempo libero sono ricompresi giochi, giocattoli, radio, tv, pc, dischi, lotto, piante, fiori e tante altre voci. Ma anche i cavalli e gli animali domestici per i quali si tiene conto anche dei numero di giorni di possesso. Infine tra gli altri beni e servizi figurano il barbiere, il parrucchiere, i prodotti per la cura della persona, ma anche l’argenteria e la gioielleria, le borse e le valigie, gli onorari professionali pagati, e poi gli alberghi, i viaggi e i pasti consumati fuori casa. Proprio quella tipologia di beni dei quali ci verrebbe spontaneo conservare lo scontrino o la ricevuta.
La prova contraria. Ed è bene chiarire che a un certo punto quel documento potrà servire. Sì, perché il conteggio fatto sulla media Istat il Fisco lo effettua quando, in sede di primissima verifica, traccia un conto complessivo delle nostre spese per controllarne la congruità. Se la cifra finale risulta incongrua per almeno un quinto, l’Agenzia chiederà al contribuente di spiegare perché i conti non tornino. Ed è in questa sede che il contribuente dovrà produrre tutta la documentazione per convincere il Fisco. Se non ci riuscirà, si passerà alla fase successiva del contraddittorio che potrà concludersi con un accordo o con l’avvio di un accertamento vero e proprio.
I vantaggi del Fisco. «Questa del redditometro è una vera rivoluzione — commenta Enrico Zanetti, direttore del centro studi Eutekne — è come applicare gli studi di settore alle famiglie». Con quali vantaggi? «Per il Fisco significa poter utilizzare questo strumento anche su chi fino a ieri sfuggiva totalmente all’anagrafe tributaria: insomma, se costui fino a ieri per i 26 beni per cui vale la presunzione indicava una spesa zero, oggi il Fisco gli contrappone un valore medio e ne desume un reddito minimo presunto». E per il contribuente? «Non vedo vantaggi: in un Paese che non ha applicato il quoziente familiare per salvaguardare i nuclei più ampi, utilizzare un meccanismo di presunzione fino a prova contraria mi pare francamente aberrante».
Antonella Baccaro