Maria Volpe, Corriere della Sera 05/01/2013, 5 gennaio 2013
SIMONE «QUANDO PAPA’ SALTO’ DALL’AUTO. LA MIA VITA STRAORDINARIA CON ALIDA E WALTER CHIARI»
La sensibilità della mamma, l’irrefrenabile vitalità del papà. È un po’ riduttivo raccontare così Simone Annicchiarico, un giovane di 42 anni, figlio d’arte. Il padre è Walter Chiari, la madre Alida Chelli. Che significa infanzia, adolescenza e giovinezza sulle montagne russe. Lei è scomparsa tre settimane fa, il 14 dicembre, a 69 anni. Il grande attore, il 20 dicembre 1991, a 67 anni. «Avevano 20 anni di differenza papà e mamma, e hanno rispettato le distanze anche nella morte». Simone è un’anima libera che sceglie senza pregiudizi il suo presente e il suo futuro in televisione: da anni conduce «La valigia dei sogni», raffinato programma per amanti di cinema su La7, e tra poco torna con la nuova edizione di «Italia’s got talent» su Canale 5. Due estremi che non si toccano. Forse un po’ come i suoi genitori.
Un inizio d’anno difficile per lei, Simone, con l’addio a sua mamma.
«Il dolore è l’attimo in cui se ne vanno, il momento in cui fai i conti con l’abbandono, poi guardi avanti. Il giorno dopo è veramente un giorno dopo. Diciamo che ora non avendo più familiari, non avrò più lutti».
E questa filosofia di vita, questa ironia da dove le arriva?
«Da mio padre. Lui mi ha dato quel quid per sdrammatizzare tutto, sempre. Anche durante la morte. Mi ha insegnato che non vale la pena prendersela. Per nulla».
Qualche aggettivo per suo papà, qualcuno per sua mamma.
«Lui molto espansivo, estroverso, ironico (e io assomiglio a mio padre). Lei misantropa, introversa, timida. Mio padre non cambiava sul palco: era uguale a com’era nella vita. Mia madre invece sul palco diventava un’altra».
Negli ultimi tempi era sparita.
«Era una donna intelligentissima e colta, ma negli ultimi tempi non frequentava più nessuno. Usciva di rado. Occhiali scuri. Sempre chiusa in casa. E guardava tanta, troppa televisione. Si stava rovinando. E poi gli animali. Li adorava, ma ultimamente in modo esagerato. Viveva con 24 gatti, pappagalli. Di tutto. Le interessavano solo gli animali. E quando sei così, sotto sotto, ce l’hai un po’ con l’umanità...».
Che madre è stata?
«Atipica, non affettuosa, non certo una che ti prepara la cena e invita a casa i tuoi amici. Era una donna molto libera e indipendente. Devo a lei tanta parte della mia cultura cinefila e musicale. A 6 anni mi faceva vedere Altman».
E suo padre?
«Passavamo del tempo a Milano dove lui è cresciuto e dove è sepolto. Ricordo tante partite allo stadio San Siro: io, papà e Ugo Tognazzi milanisti sfegatati e Gino Bramieri interista. Che litigate tra loro. Iniziavano scherzando e poi rivangavano cose del passato, su Rocco, Schiaffino...».
Voi tre insieme come una famiglia normale? Ha dei ricordi?
«Noi tre insieme, era davvero difficile. Forse tre volte in tutto, una vacanza in Sardegna. E poi una volta a Cortina. Mia madre rientrava dagli Stati Uniti dopo la relazione con il conte Agusta. Era il ’77, anni bui. E i miei genitori decisero che io e la mamma saremmo andati a vivere a Cortina, via dal caos della grande città. E lì hanno provato a rimettersi insieme».
Walter Chiari e Alida Chelli dunque, dopo la separazione, hanno tentato di tornare insieme?
«Sì. Sentivo che dicevano "Facciamolo per il bambino...". Io ascoltavo e capivo tutto... Una sera di Natale, dovevano andare a mangiare fuori, con il Maggiolino. Uscendo di casa, c’era una strada ripida, piena di neve. La macchina ha cominciato a sbandare. Così mio padre, spaventato, ha aperto la porta e si è buttato fuori — lui coi riflessi prontissimi, da vero pugile —, scorticandosi tutto. Mia madre invece ha deciso di restare dentro, fino a che la macchina non si è fermata da sola. Sono rientrati a casa, furibondi. Mio padre malconcio, mia madre infuriata. Urlava: "Mi hai lasciata sola in macchina, non mi hai salvata". Ecco, fine di un amore».
Mi sembra che dunque il titolo del suo programma «La valigia dei sogni» le si addica molto... Specie la valigia...
«Sì. Dalla nascita agli 11 anni, avrò cambiato 50 case e luoghi: Stati Uniti, Messico, Australia. Poi Roma. Che mi stava stretta, abituato com’ero agli spazi aperti. All’inizio fu un vero shock. Andavo sempre a Villa Borghese perché avevo bisogno d’aria».
Walter Chiari e Alida Chelli volevano un figlio attore?
«Papà no. Lui avrebbe voluto fare di me uno sportivo. Giocavo a calcio nella Lazio, ero bravo, e a lui faceva piacere vedermi giocare così bene. Lui che era così bello e armonioso, diventava orrendo sul campo da sci e da calcio. Goffo e impacciato. Ma impazziva per lo sport. Mamma invece, classica donna di spettacolo, che ha studiato all’Accademia, che ha recitato con Eduardo, con il padre compositore (Carlo Rustichelli, ndr) lei sì mi spingeva. Qualunque occasione di teatro, cinema o tv per lei era da cogliere».
Era contenta delle sue scelte televisive?
«Sì, le piacevano i miei programmi, anche se nei miei confronti era sempre critica: "Hai sempre le mani in tasca"; "Gesticoli troppo", e via così. Adorava Fiorello e lo considerava il vero erede di mio padre. Io non la penso così: non perché Fiorello non sia bravo, anzi. Ma ritengo si tratti di due esperienze totalmente diverse».
È stata un’infanzia felice la sua?
«Sì, sono sempre stato un bambino felice, non ho mai sofferto. Ho visto tante donne al fianco di mio padre, e uomini con mia madre. Per questo non sono né geloso, né possessivo. Sono due cose che detesto fortemente, due cancri dell’anima».
È vero che lei è molto legato a Pippo Baudo, compagno di sua madre per sette anni?
«Moltissimo. Lo adoro. Quando abitava con mia mamma gli facevo le peggio cose, era il mio pupazzo da maltrattare, da prendere in giro. Lui che è molto all’antica, molto rigido, con me non è mai stato severo. Rideva sempre. Gli voglio bene, lo considero un mio amico. E lo stimo molto: credo sia l’ultimo grande professionista in Rai».
Lui la consiglia nelle sue scelte?
«No, le mie scelte televisive sono arrivate tutte per caso. Maria De Filippi mi ha visto su La7 e mi ha voluto per "Italia’s got talent". Ho accettato perché la stimo profondamente: lei non mi ha cercato perché sono figlio di Walter Chiari».
Spesso la gente è ipercritica con i figli d’arte.
«L’arte non si tramanda, ma io sono stato inzuppato d’arte, fin da bambino. Ho vissuto dietro le quinte di teatri e studi televisivi. Che dovevo fare? Non m’hanno lasciato né uno studio notarile, né un bar. Ma l’amore per l’arte».
Il finale per Walter e Alida?
«È andata bene così, anche se sono morti giovani».
Maria Volpe