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 2013  gennaio 05 Sabato calendario

LE (ULTIME) SPESE DEL LAZIO. LA REGIONE ACQUISTA SETTANTA DISTRUGGI-DOCUMENTI — C’è

una scena madre, in tutti i film di spionaggio che si rispettino: quella in cui il cattivo di turno, prima di essere beccato, fa sparire i documenti compromettenti, passandoli per il tritacarte.
Ebbene, proprio alla vigilia di Natale, prima del cenone, del panettone o della Messa di mezzanotte, c’è un dirigente della Regione Lazio, ancora guidata dalla dimissionaria Renata Polverini, che — chiuso nel suo ufficio — firma una determina dirigenziale. Oggetto: l’acquisto, tramite il Market Place di Consip (società del ministero dell’Economia), di una fornitura di «distruggi documenti». Settanta apparecchi, comprati dalla ditta All Office srl di Fiumicino, al prezzo complessivo di 11.690 euro più Iva, circa 14 mila euro in tutto, duecento al pezzo. Un bel regalo, da mettere sotto l’albero.
I settanta tritacarte sono una discreta flotta, capace di far sparire quintali di carta in pochissimo tempo. Macchine da guerra, che spezzettano i fogli in listarelle di sei millimetri ciascuna, anche 16 alla volta. La denuncia arriva da Riccardo Agostini, dirigente romano del Pd, che conosce a menadito i gangli della Regione: è il responsabile della segreteria del gruppo alla Pisana, e prenderà il posto del capogruppo Esterino Montino come candidato alle prossime regionali. «Le pulizie di Pasqua della Polverini — ironizza Agostini — iniziano con qualche mese di anticipo. La giunta autorizza una spesa piuttosto insolita: cosa ci dovranno fare negli uffici di Cetica (assessore al Bilancio, ndr) e compagni con decine e decine di distruggi documenti? Cosa dovranno far sparire dalle segrete stanze? Mi auguro che almeno tanta carta buttata verrà riciclata e andrà al macero».
Chiamato in causa, Cetica si difende: «La giunta non ha ordinato alcunché, Agostini verrà denunciato per diffamazione. Noi facciamo delibere, quella è una determina. Gli atti della giunta sono tracciati e trasparenti, non c’è bisogno di far sparire nulla». I settanta tritacarte acquistati dagli uffici, all’insaputa della presidente e dei suoi uomini più fidati? Fosse così, il mistero si infittirebbe ancora di più, diventando degno di una spy-story.
È la tesi che cerca di accreditare la Polverini, che risponde via Twitter alla domanda di un utente: «Ma è vero? E che deve fare la Regione con 70 tritacarte nuovi di zecca?». La governatrice, dimissionaria dallo scorso 28 settembre, risponde: «In Regione scarseggiano anche i toner e non so che se ne facciano di 70 tritacarte. Comunque semmai è una determina e non una delibera di giunta». Il follower non molla: «Non sembra curioso anche a lei? Forse potrebbe chiedere chiarimenti al dirigente che ha firmato la determina». E la Polverini: «Sto aspettando una conferma e una risposta. Purtroppo è venerdì e il signore in questione non c’è». Il dirigente in questione non è uno qualsiasi, bensì uno dei «fedelissimi» della governatrice: Luca Fegatelli, direttore del «Dipartimento istituzionale e territorio» che fa capo proprio alle «Attività della presidenza».
Un uomo da 211.068,91 euro lordi l’anno, riconfermato al suo posto, insieme ad altri 9 vertici amministrativi, proprio all’indomani dell’annuncio di dimissioni della Polverini. Fu sempre lui, con una serie di atti firmati a partire dal 24 febbraio 2011, ad autorizzare lo stanziamento di soldi per i gruppi politici regionali: una lievitazione da 1 a 14 milioni complessivi, diventata la «base» per lo scandalo Fiorito-Maruccio. In serata, però, arriva la nota del dipartimento: «L’acquisto rientra nell’ambito della programmazione pluriennale per l’ordinaria attività di rifornimento di magazzino che l’amministrazione effettua ogni anno, e che non prevede il coinvolgimento della Giunta. Il rifornimento riguarda complessivamente materiale di cancelleria necessario all’attività di tutti gli uffici dell’ente Regione».
Di certo, la vicenda contribuisce ad arricchire l’aneddotica della fine legislatura della governatrice, passata dai manifesti con la frase «Questa gente la mando a casa io» con cui tappezzò la città, ad una serie infinita di delibere «in ordinaria amministrazione», con capitoli di spesa, investimenti, nomine, assunzioni varie. Fino ai settanta tritacarte, che stuzzicano le più variegate fantasie. Montino, Pd, la butta sulla citazione dotta: «Sembra di rivedere una scena del film Tutti gli uomini del presidente, in cui ci si affannava a far sparire le prove compromettenti sullo scandalo Watergate...».
Alle elezioni mancano cinquanta giorni: al ritmo di 16 pagine ogni cinque secondi si può tritare un’intera Biblioteca.
Ernesto Menicucci