John Hooper, la Repubblica 5/1/2013, 5 gennaio 2013
INTERVISTA A CASALEGGIO
«È come Gesù Cristo e gli apostoli», dice Roberto Casaleggio. «Anche il suo messaggio diventò un virus».
Con la sua chioma irsuta dalle sfumature nere, grigie e bianche, che gli scende fino alle spalle, anche Casaleggio sarebbe un buon messia. Invece è l’uomo guardato forse con più diffidenza nello scenario politico italiano: il mago del web che in appena tre anni ha trasformato il fan club di un comico nella seconda forza politica italiana, un’eminenza grigia che sembra dotata di poteri magici, che non ha mai rilasciato interviste a nessun quotidiano prima d’ora.
Nel maggio scorso il Movimento 5 Stelle, ispirato dal comico Beppe Grillo, ha lasciato di stucco i commentatori politici riportando una vittoria clamorosa alle elezioni comunali di Parma. A ottobre è diventato il primo partito nelle elezioni regionali in Sicilia e con un consenso stimato dai sondaggi intorno al 17 per cento, punta a conquistare fra i 90 e i 100 seggi alla Camera dei deputati nelle elezioni politiche del mese prossimo.
Ma non essendo già rappresentato in Parlamento il movimento dovrà raccogliere decine di migliaia di firme certificate per poter partecipare al voto. Il mese scorso, nella sede della società di consulenza di Casaleggio, situata in un quartiere elegante di Milano, gli impiegati erano impegnati a organizzare un piano d’azione su scala nazionale per soddisfare i requisiti richiesti. Quasi tutti gli analisti che si sono occupati del movimento attribuiscono il suo successo alla crisi dell’euro e alla rabbia degli italiani verso le misure di
austerity
imposte dal Governo di Mario Monti, bersaglio prediletto dei monologhi taglienti e sproloquianti di Grillo. Secondo questa interpretazione, si tratta del classico movimento di protesta che scomparirà insieme alla causa che lo ha
scatenato.
Ma per Casaleggio il M5S è parte di un fenomeno complessivo di più lunga durata, l’erosione di tutte le forme di mediazione per effetto della Rete. Come i quotidiani, secondo lui, sono condannati all’estinzione perché si intromettono fra giornalisti e lettori, così i partiti sono destinati alla cancellazione perché si intromettono fra l’elettorato e le istituzioni. Il M5S è l’avanguardia di «una nuova democrazia diretta, che vedrà l’eliminazione di ogni barriera fra il cittadino e lo Stato».
Incontrò Grillo per la prima volta «circa 10 anni fa», dopo che il comico aveva letto un suo libro. In quel momento Casaleggio era un manager informatico di successo, già a capo della filiale italiana della Logica, una società inglese. Nel 2004 fondò la sua società, la Casaleggio Associati. «Senza il web, Beppe e io non avremmo ottenuto niente», dice. «È il web che ha alterato tutti gli equilibri». Il primo passo è stato la creazione del blog di Grillo, che nel 2007 aveva raggiunto la settima posizione fra i blog più letti del mondo, nonostante sia scritto nella lingua di un Paese che ha meno di un quinto della popolazione degli Stati Uniti e dove meno del 40 per cento delle famiglie possiede un computer.
Casaleggio attribuisce il successo del blog alla situazione molto particolare del-l’Italia: per cinque anni, dal 2001 al 2006, Silvio Berlusconi ha avuto il controllo delle sette reti televisive più importanti. «Era come essere dentro Matrix», dice. Grillo offriva informazioni e commenti senza
autocensure. «E quando la gente ha visto che quello che diceva era vero, ha cominciato a dubitare delle altre informazioni che riceveva». Il blog ha anche stimolato un livello di partecipazione straordinario: c’è stato un post che ha attirato circa 10.000 commenti. Si è formata una comunità di vastissime proporzioni, guidata da Grillo e Casaleggio, messa in moto usando il social network Meetup per formare i gruppi locali: ora ce ne sono quasi 650.
Il passo successivo è stato interpellare le cosiddette «liste civiche», raggruppamenti di candidati indipendenti che si presentano alle elezioni locali, per sapere se erano interessate ad avere il sostegno di Grillo: molte hanno risposto positivamente.
Un risultato, ha detto Casaleggio, è stato che alcuni dei gruppi nati su Meetup hanno chiesto di creare loro liste di candidati. In un meeting a Firenze, nel marzo del 2009, è stata elaborata una serie di
principi, con un forte accento sulla difesa dell’ambiente, comuni a tutte le liste con il «marchio» di Grillo.
La comunità era pronta a diventare un movimento (Casaleggio respinge il termine di partito). Per la fondazione del M5S, quello stesso anno, lui e Grillo scelsero il 4 ottobre, il giorno in cui si festeggia san Francesco d’Assisi. Finora il movimento è rimasto fedele al disprezzo per il denaro del mistico umbro. Casaleggio dice che si appresta a restituire 800.000 euro spettanti alla sua formazione in virtù del successo ottenuto nelle elezioni siciliane. «I nostri deputati percepiranno 5.000 euro di salario e ridaranno indietro la parte eccedente », aggiunge. Il M5S non ha bisogno di soldi, gli servono soltanto il tempo e le energie dei suoi dipendenti. La loro ultima impresa è stata organizzare la selezione online dei candidati alle elezioni per il movimento, «una cosa che credo non abbia mai
fatto nessun altro nel mondo», commenta Casaleggio.
L’operazione però non è stata un successo assoluto. Secondo un post sul sito di Grillo, il M5S conta più di 255.000 membri, ma solo 31.612 si sono registrati per partecipare al processo di selezione, e di questi solo 20.252 hanno effettivamente votato. Inoltre, Casaleggio ha dovuto far fronte ad aspre accuse provenienti dalla base, per il fatto che la procedura non è stata sottoposta a verifica da parte di un organismo indipendente; una polemica che è andata ad aggiungersi a un’altra nata dall’insistenza di Grillo sul divieto per i rappresentanti del movimento di prendere parte ai talk show televisivi.
Casaleggio non se ne dà per inteso. «Lo statuto contiene delle regole. Se vogliono cambiare le regole, sono liberi di creare un altro movimento», dice. E chi ha scritto lo statuto? «Io e Grillo», risponde Casaleggio. Il caso ha dato nuova linfa alle tesi di chi sostiene che il M5S è intrinsecamente antidemocratico, e che Casaleggio, in particolare, ha un programma occulto.
«Il problema con queste persone è che pensano che chiunque faccia qualcosa per avere in cambio qualcos’altro», dice. «L’unica cosa che otteniamo è il calore della gente. È l’unica cosa che otteniamo in cambio».
E sorride con il suo sorriso fanciullesco.
(Copyright The Guardian- traduzione di Fabio Galimberti)