Raffaello Masci, La Stampa 5/1/2013, 5 gennaio 2013
L’ITALIA CHE SPENDE MENO MA NON SPRECA PIU’
Gli italiani non mangiano peggio. Mangiano - semmai - come una volta: si compra di meno, si cucina di più, non si spreca nulla e si recupera tutto. Questo dicono le indagini sugli stili di consumo in quest’anno di ristrettezze, e se il carrello della spesa grava per un 4,3% in più rispetto all’anno passato, gli italiani hanno imparato ad attrezzarsi.
La spesa alimentare non era comprimibile più di tanto, dicevano all’inizio dell’anno gli esperti del settore, quando già l’aria era pessima e non c’erano primavere in vista. Sotto Pasqua, invece, si era già registrata una flessione di mezzo punto. Ma il tracollo è arrivato dopo: «La gente - spiega il presidente delle Coop, Vincenzo Tassinari - ha ridotto la spesa alimentare di una cifra oscillante intorno al 4%». E la pagnotta, beninteso, si tocca quando già si è lesinato sul tutto il resto.
Sarà anche vero, come confermano a Fededistribuzione, che la colpa del caro carrello è dei carburanti, che incidono fortemente sul «segmento trasporto» e ne fanno lievitare il prezzo finale, ma alla signora Maria che va al supermercato, non è quello che interessa. «E quindi - come dice con ironia Tassinari - la signora ha imparato a fare la scienziata», si muove cioè negli acquisti con una accortezza, una esperienza e una prudenza estreme ed inedite. E’ cambiata la signora Maria, in quest’anno, ed è cambiato anche lo stile di vita della sua famiglia. Se andiamo ad analizzare ciò che troviamo nella sporta della spesa, capiamo come l’andazzo in casa sia differente. «In quel carrello - spiegano ad Esselunga - ci sono più farine, più legumi, più zuppe, più uova, più lieviti. E ci sono, invece, meno carne, meno pesce, meno biscotti di marca, meno bevande alcoliche, meno sfizi». In famiglia, quindi, si cucina di più e con ingredienti semplici ed economici: le torte per la colazione si fanno in casa, le zuppe con i fagioli e i ceci sostituiscono più spesso le proteine nobili della carne, i consumi da bar si godono tra le mura domestiche (caffè, aperitivi e simili), anche se Fipe-Confcommercio rileva che gli incrementi di prezzo in questi esercizi sono stati sotto l’inflazione e cioè del 2% appena. E un discorso analogo si fa per i detersivi e i prodotti per l’igiene in generale: meglio quelli economici, anche se meno glamour.
«Noi vediamo gli acquirenti muoversi tra gli scaffali con una attenzione massima - racconta ancora il presidente di Coop - alla costante ricerca di promozioni e prodotti a marchio privato, cioè, nel nostro caso a marchio Coop, che sono di ottima qualità e costano fino al 25% in meno rispetto allo stesso prodotti griffato».
Si guarda - dunque - si valuta, si soppesa, si sceglie. Ma soprattutto si compra meno: «E’ finito il tempo dei grandi stock - dicono a Esselunga - le famiglie non riempiono più i carrelli con i grandi rifornimenti periodici e ci si attiene alle esigenze del giorno per giorno, riducendo la spesa ma anche gli sprechi». Facendo il mix tra quantità e tipologia di prodotto, Coop calcola che per i consumi alimentari ci sia stata una contrazione oscillante tra i 4 e i 5 per cento in termini di valore, mentre per il non alimentare si va tranquillamente verso l’11%. Praticamente un tracollo in termini di fatturato. E poi ci sono i discount: mentre la grande distribuzione vende uno 0,7% in meno, in termini di quantità, rispetto allo scorso anno e i piccoli negozi il 2,3% in meno, i discount hanno incrementato il volume di vendite del 4,6% con una impennata natalizia del 9%. «La risposta che la grande distribuzione dà a questo nuovo disagio del consumatore - dice il presidente di Federdistribuzione Giovanni Cobolli Gigli - è di tre tipi: la tradizionale promozione che va sempre, la forte concorrenza che spinge ad estendere la pratica del “prezzo più basso” a tutti i giorni della settimana e - soprattutto la diffusione dei marchi privati che erano al 13% del mercato nel 2007, sono al 16% oggi e, secondo noi, entro il 2015 potrebbero costituire il 25% del mercato».