Giulia Zonca, La Stampa 5/1/2013, 5 gennaio 2013
PER IL SOGNO DELLA COPPA D’AFRICA UNA COLLETTA NAZIONALE
Lista della spesa per la Coppa d’Africa: divise (ci pensa lo sponsor), alloggio e pasti in Sudafrica, trasporti, premi partita (uno cumulativo per la qualificazione che vale anche per qualsiasi risultato potrà arrivare), telefonate in trasferta, massaggiatori al seguito. Non è proprio così, ma l’elenco è molto simile a quello preventivato da Capo Verde che sta per affrontare la sua prima Coppa d’Africa, è la nazione più piccola che si sia mai qualificata al torneo ma compensa i numeri con la partecipazione perché si porta dietro tutto il Paese.
Nell’arcipelago sono in 500 mila e praticamente ognuno ha offerto qualcosa, quanto meno una firma per il referendum che consentirà al governo di stanziare fondi speciali. Si chiama «Operação Can 2013», il coinvolgimento totale di tutta la popolazione fiera e pronta a godersi una Coppa d’Africa da protagonisti.
Il sorteggio li ha messi nel gruppo dei padroni di casa e li ha scelti per la partita inaugurale del 19 gennaio a Soccer City, lo stadio della finale Mondiale nel 2010. Un segno del destino: la minuscola squadra al debutto subito in primo piano, in evidenza, e Capo Verde fatica a trattenersi. Festeggiano dalla metà di ottobre, da quando hanno eliminato ai playoff il Camerun di Eto’o. Leoni indomabili contro squali blu, con tanto di sorriso stilizzato sugli striscioni, come dire animali feroci contro animali della Disney e il gioco dei simboli si riproduceva esattamente in campo. Solo che ha vinto il cartone animato.
Una squadra che dal 2000 a oggi ha scalato 131 posizioni nella classifica Fifa, una nazionale che ha sempre dovuto rinunciare ai migliori originari delle isole: Patrick Vieira ha scelto la Francia, Henrik Larsson la Svezia, molti altri il Portogallo o la Svizzera, qualsiasi Stato concesso dalle parentele perché tutti sembravano dare più opportunità di Capo Verde.
Quando hanno eliminato il Camerun la gente è scesa in strada e ci è rimasta, travolta dall’euforia. Hanno ballato, sventolato lenzuoli e bandiere, bevuto per celebrare e anche dopo la bolgia sono rimasti lì a mettere insieme idee e risorse per spedire la nazionale in Sudafrica. Hanno organizzato concerti di sostegno, hanno deciso che il 10 per cento della vendita dei francobolli andrà nella cassa per la Coppa d’Africa, hanno bussato alla porta dei pochi che potevano investire, hanno fatto collette tra chi non aveva niente da dare e il presidente Jorge Fonseca ha ringraziato commosso: «Ci hanno resi orgogliosi, ora potranno farlo ancora di più. Questo successo ha unito il Paese e tirato fuori il meglio di noi».
Chi pensa che basti far rotolare il pallone per muovere l’economia di un Paese si sbaglia. Tanto per citare l’ultimo caso: lo Zambia sta per rinunciare alle qualificazioni dei Mondiali 2014 perché non ha soldi per spostarsi. Avrebbero una partita a marzo in Egitto e non sono in grado di andarci e anche se ci riuscissero all’ultimo momento il problema si riproporrebbe per la gara successiva, quindi la proposta è quella di lasciare subito. La federazione locale ne sta discutendo, credeva di creare allarme ma al momento ha trovato solo indifferenza. Non basta avere un traguardo sportivo per inventarsi fondi che non esistono, ci vuole altro. Coraggio, fantasia e la testa dura che serve per credere ai sogni.
Qualcuno ha paura che lo scontro con la realtà sia traumatico, il tecnico Lucio Antunes, che ha studiato alla scuola Mourinho (qualche stage al Porto ai tempi dello Special One, ma il suo staff rivendica il legame) cerca di calmare l’agitazione: «È tutto nuovo per noi». Lo ignorano, elettrizzati dall’idea di sentire l’inno e anche dalle statistiche che in realtà non li classificano come gli ultimi arrivati. Privi di esperienza, hanno più risultati positivi in questi ultimi anni dei compagni di girone: Sudafrica, Marocco e Angola.
Non avranno la stella che li ha guidati nelle eliminatorie, Ricardo resterà con il suo club portoghese, il Paco Ferreira, ma gli squali non si spaventano e anzi rinunciano a convocare altre glorie datate. Questo viaggio è per spiriti forti che sappianoreggereilpeso,esfruttarelaspinta, di un Paese in preda alla calcio-euforia.