Luca Fornovo, La Stampa 5/1/2013, 5 gennaio 2013
LA GIUSTIZIA USA FA CHIUDERE LA PIU’ ANTICA BANCA SVIZZERA
La più antica banca svizzera chiude i battenti dopo aver ammesso di aver aiutato alcuni clienti statunitensi ad aggirare il fisco americano.
La storia della Wegelin, fondata a San Gallo nel 1741, si conclude con una breve nota: «Wegelin cesserà le operazioni bancarie dopo la chiusura del procedimento negli Usa». Una nota che arriva a poche ore dalla confessione resa da Otto Bruderer, uno dei soci che controllano l’istituto, davanti una corte distrettuale di Manhattan: tra 2002 e 2010 la banca ha consentito a cittadini statunitensi di evadere il fisco per una somma complessiva di 1,2 miliardi di dollari. Wegelin pagherà ora agli Usa una multa di circa 74 milioni di dollari. Inoltre si impegnerà a conservare i dati dei suoi clienti statunitensi e a metterli a disposizione nel caso in cui le autorità svizzere dovessero ordinarlo a seguito di una rogatoria dagli Usa. In cambio, il procedimento giudiziario contro Wegelin verrà archiviato.
Eravamo consapevoli che la nostra condotta era sbagliata, ha ammesso Bruderer, che davanti alla corte ha compiuto un errore che potrebbe avere pesanti conseguenze: Wegelin, ha spiegato, era convinta che non sarebbe stata perseguita, in quanto non ha alcun ufficio negli Stati Uniti, era convinta di aver agito in accordo e non in violazione della legge svizzera e riteneva che «un simile comportamento era comune nell’industria bancaria svizzera». Parole, queste ultime, che consegnano nelle mani delle autorità statunitensi un potente mezzo di pressione sulle banche elvetiche e complicano non poco la posizione di queste ultime: oltre a Wegelin, infatti, nel mirino della giustizia americana c’è una dozzina di altri istituti svizzeri, da Credit Suisse a Julius Bär. Le banche speravano finora di poter raggiungere una soluzione complessiva, per poter chiudere così un procedimento aperto nel 2007. L’ammissione di Bruderer fa saltare ora i loro piani: a questo punto diventa più difficile sottrarsi all’accusa dell’esistenza di un vero e proprio sistema per favorire l’evasione fiscale e scaricare la colpa sui comportamenti illeciti di singoli dipendenti. Non solo, ma sul piano politico l’energica strategia della giustizia statunitense, che punta in ultima istanza ad intaccare il segreto bancario e ad accedere ai nomi degli evasori, potrebbe risvegliare anche gli interessi della Germania, dove nelle scorse settimane era saltato l’accordo fiscale con la Svizzera per il no dell’opposizione socialdemocratica e verde al Bundesrat: nella Repubblica federale, nota la Süddeutsche Zeitung, le autorità potrebbero ora chiedersi se la linea della giustizia statunitense, criticata dal quotidiano elvetico Neue Zürcher Zeitung (Nzz) come “Kanonenbootpolitik” (diplomazia delle cannoniere), non sia effettivamente quella giusta per combattere l’evasione.
La fine della Wegelin è avvenuta in due atti: già l’anno scorso, dopo che gli Usa avevano accusato tre manager di concorso in evasione, la banca aveva venduto le attività sane al gruppo Raiffeisen per un valore stimato in 250 milioni di dollari; sotto il nome di Wegelin erano rimaste solo le operazioni coi clienti negli Usa. E pensare che dopo oltre due secoli di attività l’istituto s’è giocato l’esistenza «per quattro soldi», come ha notato la Nzz: in otto anni di operazioni illecite coi suoi clienti statunitensi ha ottenuto un utile di «appena» 15,8 milioni di dollari; inoltre nel 2010 i conti dei clienti americani ammontavano a 1,2 miliardi di franchi, neanche il 5% dei patrimoni complessivi gestiti dalla Wegelin.