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 2013  gennaio 04 Venerdì calendario

Quinzi, sognare si può leggerezza da numero 1– ROMA Non ha ancora 17 anni, li finirà il prossimo 1° febbraio, gioca con un bel rovescio bimane, efficace, spontaneo, deve migliorare dritto e gioco di volo, si allena in Argentina con Edo Infantino, a Tandil, dov’è nato Juan Martin Del Potro e dove transitano spesso anche Bolelli, Giannessi, Colella, Baldi, Micolani, è passato per l’accademia di Bollettieri grazie a una borsa di studio, è mancino come il suo idolo Nadal («che emozione palleggiare con lui a Roland Garros, lui non ha un tennis che si può copiare, quando mi ha detto che mi conosceva ho pensato: questo mi prende in giro

Quinzi, sognare si può leggerezza da numero 1– ROMA Non ha ancora 17 anni, li finirà il prossimo 1° febbraio, gioca con un bel rovescio bimane, efficace, spontaneo, deve migliorare dritto e gioco di volo, si allena in Argentina con Edo Infantino, a Tandil, dov’è nato Juan Martin Del Potro e dove transitano spesso anche Bolelli, Giannessi, Colella, Baldi, Micolani, è passato per l’accademia di Bollettieri grazie a una borsa di studio, è mancino come il suo idolo Nadal («che emozione palleggiare con lui a Roland Garros, lui non ha un tennis che si può copiare, quando mi ha detto che mi conosceva ho pensato: questo mi prende in giro. E invece diceva sul serio...»), è potente, sciolto, calcola ma non lesina. È abbastanza alto, è uno alla Del Potro o alla Berdych, non uno stampellone come Isner o Raonic. Predilige gli scambi corti. È salito al n. 1 fra gli juniores, Gianluigi Quinzi, marchigiano di Fermo. E adesso il ragazzo, probabilmente un predestinato, fa sognare. Sognare che prima o poi, si presume più prima che poi, un italiano possa tornare ad arrampicarsi fra i grandi. Nella Top Ten manca un azzurro dal 1978, l’ultimo fu il nostro attuale ct Corrado Barazzutti. Ma Gianluigi non sente alcun peso: «Non voglio pensare alla classifica, nella prossima stagione conto di giocare più nell’Atp (con l’avvicinamento ai challenger, ndr) che nei tornei dell’Itf». Progetta in grande ma senza scomporsi: «C’è stato un tempo in cui pensavo solo a vincere e un po’ dalla famiglia mi arrivava lo stesso messaggio. Poi ho scoperto che si può perdere e che non è tutto questo dramma». Nella classifica dell’Atp è ancora dietro. È appena, ma si fa per dire, il n. 561. Ma sono solo numeri. Per come era partito, Aaron Krickstein, nei primi dieci a soli 17 anni e 11 giorni nel 1984, avrebbe dovuto fare di più. Gianluigi ha vinto il Bonfiglio come Lendl, Panatta, Courier, Ivanisevic. Buon segno. In questo momento sta viaggiando verso l’Australia dove si allenerà presso la federtennis australiana, con cui esiste una partnership. Poi un torneo under 18 e infine gli Australian Open fra gli junior. Ha qualcosa di carismatico in campo. Tifa Juventus, ama sciare. È un viaggiatore nato, che però conta i chilometri e s’interroga su quanto sia possibile durare: «Ne ho fatti più io di un pilota dell’American Airlines ». Si è praticamente stabilito in Argentina. Fortuna ha voluto che per i suoi spostamenti garantisse la famiglia. Vecchia storia: non c’è tennis per chi non può permetterselo. Mamma Carlotta, un bel passato nella nazionale di pallamano, è lì dietro, né troppo vicino, come Gianluigi stesso riconosce, né troppo lontano. La prima racchetta nel circolo del papà Luca. L’ultima chissà.