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 2013  gennaio 04 Venerdì calendario

UN CLIC ED È FATTA, LA DROGA SI ORDINA IN RETE E ARRIVA PER POSTA


ROMA. Un banale pacchetto consegnato da un normale corriere. Dentro però c’è della droga. Un’anonima busta gialla da spedizione, con indirizzo del mittente e timbri, che contiene un «trinciato di erbe», sostanze cannabinoidi comprate online. E comodamente consegnate a casa. O, come in questo caso, a un ufficio del Dipartimento delle politiche antidroga, quello delle Dipendenze della Usl 20 di Verona.
Il pacchetto incartato è su un tavolo, Claudia Rimondo, alla guida del dipartimento dipendenze, e il suo team, sette-otto colleghi, si affollano intorno, macchina fotografica e videocamera alla mano. «Poutpourry di foglie secche con estratti e aromi naturali. Tenere fuori dalla portata dei bambini» riporta la scritta sulla bustina argentata. Dentro ci sono circa 5 grammi di foglie, tabacco e cannabinoidi sintetici. L’aspetto è quello di un mix di erbette triturate. Ma la sostanza che contengono si rivelerà essere, dopo le analisi, 70-80 volte più tossica della cannabis «naturale».
Quando il sistema di allerta del Dpa si accorge del nuovo fenomeno nascente, quello dello spaccio di stupefacenti via web, pratica alternativa alla vendita da strada e completamente fuori dal controllo della criminalità organizzata, decide di sperimentarne l’acquisto. Così nel 2010 ordina il primo pacchetto, nel 2011 il secondo. Consegna garantita in 48-72 ore, la spesa dipende dalle sostanze scelte, ma 20-40 euro bastano per vedersi arrivare a casa una bustina di cannabinoidi o catinoni sintetici (i più venduti online), derivati delle fenetilammine, metamfetamina, ketamina. E c’è di più: questa forma di spaccio è molto attenta al marketing, non punta solo a conquistare clienti, ma a espandersi. Come? Proponendo il franchising. «Vuoi diventare un nostro imprenditore? Puoi guadagnare bene» cita ricordando il depliant di uno di questi siti Giovanni Serpelloni, capo del Dpa.
«Lo stupore maggiore» racconta Rimondo «è stato vedere cosa accompagnava la bustina di droga: due francobolli contenenti altissime dosi di caffeina, una sorta di gadget, e un biglietto che promuoveva l’attività del sito, "Segnalaci ad un amico"! Come se la pubblicità riguardasse un qualsiasi, innocuo prodotto». Nel secondo pacchetto arrivato al Dpa, anche questo senza destare sospetti, c’è una polvere, venduta come sali da bagno. In realtà si tratta di mefedrone, sostanza altamente tossica. È così che il Sistema di allerta scopre per primo in Italia la correlazione tra siti, pacchetti, droga. E fa classificare quelle sostanze come pericolose e quindi vietate.
I siti
Accessibili, semplici da trovare, numerosi e, soprattutto, irrintracciabili, come i pacchetti consegnati dal corriere ma anche dal postino, e cresciuti del 300 per cento. In meno di 12 mesi il monitoraggio del dipartimento ha segnalato 289 siti in lingua italiana: dal 58 per cento è stato rimosso l’annuncio di vendita di sostanze illegali, un altro 36 per cento invece è stato chiuso.
I siti (come wipeoutlifestyle.com o alkemico.it) si presentano con una grafica colorata e accattivante e offrono di tutto. «Sono fatti da mani esperte» spiega Serpelloni, «la maggior parte pubblicizza soprattutto cannabis, accanto a immagini di sesso, donne nude. Si trovano sostanze di ogni tipo: chimiche sintetiche, semisintetiche, naturali, farmaci contraffatti, cocaina, anfetamine, catinoni, eroina, viagra, foglie di cocaina». E sulla piazza c’è anche un altro commercio: come coltivare la cannabis, l’armamentario necessario, dalle serre alle lampade, dai concimi ai semi. Il mercato vende anche consigli legali. Insomma, ti seguono passo passo: ti vendono la droga, ti spiegano come coltivarla e venderla e come cavarti dai guai se ti dovessero capitare.
Chi c’è dietro
Esperti di tecnologia, con il fiuto per gli affari online, in grado di organizzare un’attività commerciale in rete senza fare magazzino, quindi senza spendere capitali per acquistare la merce, e con ottimi contatti con i siti che producono e vendono i principi attivi di queste nuove droghe. Un mercato dal quale le «vecchie» mafie restano fuori e che, anzi, le ha spiazzate. «Non sono in grado di contrastare questo fenomeno tecnologicamente competitivo per loro» aggiunge il capo del Dpa. Risalire ai volti e ai nomi di chi c’è dietro questo spaccio è la parte più difficile. La rete è un nascondiglio perfetto. Un esempio, il giro del pacchetto arrivato al Dpa: il sito sul quale è partito l’ordine era irlandese, la busta veniva dalla Bulgaria, la consegna in Italia l’ha fatta il corriere Sda, sul prodotto c’era scritto Made in China.
«Per denunciare e far condannare per spaccio» spiega Antonio Apruzzese, direttore della polizia postale, «bisogna sequestrare la merce, ma spesso ci siamo trovati davanti a farmaci non illegali. Per i siti, invece, la difficoltà è la loro "volatilità", quasi tutti sono all’estero, in Paesi dove magari non c’è molta cooperazione con la polizia».
«Oggi tutti i crimini passano attraverso la rete» continua Apruzzese. «Noi la monitoriamo e quando ci arrivano input, dal Dpa ma anche da semplici cittadini, facciamo un primo screening e poi smistiamo ai reparti tecnici. La nostra è un’attività sentinella, siamo una struttura minima, circa 120-130 uomini a Roma, 40-50 sul territorio che fanno anche vigilanza agli obiettivi postali. Non ci lamentiamo, ma se ci offrissero più uomini saremmo contenti».
Da dove arrivano
N-Joy è il nome, commerciale del cannabinoide che l’Istituto superiore della Sanità ha classificato come JWH-018. Ma è solo una tra le centinaia di nuove molecole identificate e classificate come neurotossiche. Le sostanze vendute in rete arrivano soprattutto dalla Cina, dove non sono illegali, ma sono state scartate dalla ricerca scientifica e non vengono impiegate nella produzione di farmaci perché considerate troppo «psicoattive».
E dalla Cina, che fornisce JWH-018 a chili, i cannabinoidi sintetici passano nei Paesi dell’Est, dove vengono impacchettati per poi disperdersi in Europa. Giri che, quando entrano in contatto con il magma del web, diventano difficili da rintracciare. «Internet è un "luogo" molto complesso. Non si riesce nemmeno a tracciare il flusso di denaro con le carte di credito perché ci vuole una rogatoria internazionale» conferma Serpelloni. Incalcolabile quindi il volume d’affari che non sembra infastidire troppo la criminalità organizzata. Per ora.
Il profilo del consumatore
I canali di acquisto-consumo sono due: i rave party, quindi una platea di clienti molto giovani, e i «privati», cioè i consumatori occasionali, 35-40enni, di ogni provenienza sociale: sono avvocati, operai, commercialisti, tutti in cerca dello sballo del weekend. Sono loro a ordinare droga a domicilio. Un dato che emerge dai pronti soccorso, dove poi vanno. Intossicati.