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 2013  gennaio 04 Venerdì calendario

HOLLYWOOD È NEL DESERTO

[Il Marocco, con i suoi studios, fa da set ai film made in Usa. Ora vuol fare cinema da sé] –
MAROCCO
Non in molti sanno che il Marocco ospita uno dei più grandi studi per set cinematografici al mondo, gli Atlas Studios (nella foto). Si trovano nei pressi della cittadina di Ouarzazate, a ridosso del deserto del Sahara, e hanno fatto da sfondo ad alcune delle pellicole hollywoodiane più famose della storia. Dalle colline lunari di Guerre Stellari alle ambientazioni del Gladiatore, dagli intrighi di Spy Game alle battaglie tra cristiani e musulmani in Le Crociate, passando per la vacanza marocchina di Brad Pitt e consorte nel cervellotico Babel e per le imprese di Alessandro Magno (alias Colin Farrell) in Alexander, c’è un unico comune denominatore: il Marocco come set. Al Dubai Film Festival del dicembre scorso, però, il Paese nordafricano è stato protagonista e non solo mera ambientazione. Tutto ciò grazie al regista statunitense John Slattery che, con il suo Casablanca mon amour, ha tentato di rivedere il rapporto tra Hollywood e il Marocco. La pellicola è il racconto delle tre settimane di viaggio di due ragazzi marocchini, Hassan e Abdel, attraverso il loro Paese. Armati di videocamera digitale, i due intervistano persone del luogo e rendono le proprie impressioni, dando l’immagine di un Marocco fuori dai luoghi comuni. Lo scopo era quello di parlare in maniera diretta, superando l’immagine di un Paese conosciuto negli Stati Uniti solo come sfondo di altre storie.
Come ha sottolineato lo stesso regista, Hassan e Abdel sono stati i veri sceneggiatori del film, dal momento che hanno deciso il percorso da fare, cui si è adattata tutta la troupe. Si tratta dunque di un film “on the road”, ma anche di una sorta di documentario sul Marocco e sul suo rapporto con l’invasione di registi e star di Hollywood. Sullo sfondo, c’è una considerazione anche sul cinema e la cultura del Paese, il cui governo, secondo molti artisti locali, dovrebbe investire di più sull’industria cinematografica locale, invece di “affittare” i paesaggi per le scenografie dei colossal finanziati al di là dell’Atlantico.

IRAN
Le ingegnere russe pagate per indossare il velo
La città di Bushehr, nell’Iran sud-occidentale, è la sede di uno dei più importanti impianti nucleari del Paese e, in un certo senso, per molti è il simbolo dello stesso programma nucleare iraniano, nel bene e nel male. Dagli anni Novanta, la Russia è lo sponsor per eccellenza degli sforzi nucleari di Teheran e, proprio a Bushehr, sono impiegati diversi ingegneri e tecnici inviati apposta da Mosca. Nelle ultime settimane è montata una polemica circa l’abbigliamento delle donne russe che lavorano per il nucleare iraniano. Secondo alcuni parlamentari, infatti, non rispetterebbero una clausola inserita nei loro contratti: l’uso del tradizionale hijab, il velo islamico, obbligatorio per le donne iraniane in pubblico. I contratti di assunzione per le donne russe prevedono addirittura un pagamento extra per il rispetto di tale norma. È anche per questo che, secondo i più conservatori, non è ammissibile vedere queste donne straniere girare nei laboratori nucleari e per i mercati della città senza velo. Come dire: il rispetto delle regole prima di tutto. E gli ayatollah iraniani sono disposti anche a pagare affinché ciò avvenga.