Giorgio Ponziano, ItaliaOggi 4/1/2013, 4 gennaio 2013
LE REGOLE SERVONO PER I PORACCI
[Se non servono a darti ragione, allora ops, si cancellano] –
«Pierluigi, pensaci tu»: Romano Prodi si è appellato al buoncuore di Bersani. Proprio non se l’aspettava che la sua portavoce, Sandra Zampa, finisse agli ultimi posti nelle primarie, quasi esclusa dalla riconferma. Alle precedenti elezioni, l’aveva imposta: i prodiani avevano avuto un loro orticello e il Professore vi aveva collocato, in prima fila, la sua portavoce. «So bene cosa vuol dire essere nominata», ha detto in un’intervista a Repubblica, «da parlamentare ho cercato di tenere un comportamento che mi riscattasse da quella colpa».
Era sicura della rielezione grazie all’ala protettrice del padre nobile dell’Ulivo.
Poi sono arrivate, come un fulmine a ciel sereno, le primarie. E, nella battaglia sul campo, è risultata quasi perdente. Quasi. Perché in realtà il 5 gennaio la segreteria regionale Pd, d’intesa con Bersani, compirà la magia di farla tornare in parlamento senza sacrificare il suo antagonista, Paolo Bolognesi, presidente dell’associazione dei parenti delle vittime delle stragi: fu colpito negli affetti familiari nella strage del 2 agosto alla stazione di Bologna.
I due si sono scontrati per l’ultimo posto sicuro alla Camera nella circoscrizione bolognese, a causa del regolamento delle primarie che prevede un’alternanza uomo-donna a cominciare dal candidato che ha ottenuto il maggior numero di preferenze.
Cosa è successo a Bologna? Che al sesto posto si è classificata Sandra Zampa mentre dietro di lei risulta Bolognesi. Poiché il maggior numero di preferenze è stato conquistato da Andrea De Maria, ex-segretario locale Pd, andando a ritroso ma alternando maschi e femmine ecco che Bolognesi sopravanzerebbe la portavoce di Prodi. E il primo dice, regolamento alla mano, che la vittoria per il settimo seggio è suo, la seconda che è arrivata sesta e non può essere scippata.
Alla fine però l’ha vinta lei, la Zampa. Il segretario regionale Pd ha infatti deciso che il regolamento è elastico e, facendo infuriare Bolognesi, ha decretato che la prodiana tornerà in parlamento, così il Professore non perderà l’onorevole portavoce.
Anche se per il padre dell’Ulivo si tratta comunque di una sonora sconfitta: non è riuscito a mobilitare le sue truppe e così le preferenze per la sua pupilla sono state inferiori alle attese. Ma Pierluigi Bersani e i suoi dirigenti emiliani non potevano permettere l’onta e quindi con un colpo di magia vi è stato il recupero in extremis.
In verità, almeno formalmente, la decisione avrebbe dovuto essere assunta dalla direzione regionale convocata per il 5 gennaio, ma dietro le pressioni di Bersani-Prodi il segretario regionale Stefano Bonacini ha bruciato le tappe e con buona pace degli organi dirigenti ha già annunciato la sua decisione, della quale evidentemente gli altri componenti la direzione dovranno solo prendere atto. D’altra parte: noblesse oblige.
Però il povero Bolognesi, che in quanto presidente dell’associazione tra i parenti delle vittime delle stragi è persona conosciuta, autorevole e attiva nel sociale, come rabbonirlo, facendogli ingoiare che il regolamento delle primarie era uno scherzo? Semplice. Inserendolo nel listone bloccato del segretario Bersani. Così i due litiganti, Sandra Zampa e Paolo Bolognesi, si ritroveranno seduti fianco a fianco nell’aula di Montecitorio. «Non ho mai avuto dubbi», dichiara Sandra Zampa «Sono passata io. Chi prende più voti vince, non esiste che passi chi ne prende meno. Se le donne hanno preso più voti vanno avanti le donne». E di rimando, Bolognesi: «Attendo una comunicazione ufficiale. Le regole? Le hanno fatte loro, come fanno a cambiarle».
Però sembra certo che Bolognesi sarà inserito nella lista-Bersani: «Sarebbe un onore», risponde. «Non mi sono battuto per entrare nel listino ma se me lo proporranno valuterò questa cosa come positiva». Dietro ai due vi sono le schiere che tifano per l’una o per l’altro. Come l’assessore comunale prodiano Amelia Frascaroli, che non ha dubbi: «Sandra non dev’essere tagliata fuori dal parlamento. La vicenda è assurda: le regole per salvaguardare le donne rischiano di ritorcersi contro di lei».
Alle primarie bolognesi ha trionfato l’ex-segretario comunale Pd, Andrea De Maria, con 10.443 preferenze. Sandra Zampa, quarta tra le donne, ha ottenuto 5.717 preferenze, Paolo Bolognesi 4.392 voti.
In coda i renziani, i veri sconfitti. Se a Modena Matteo Richetti, ex presidente dell’assemblea legislativa, ha vinto con 9.404 preferenze, in testa a tutti, a Bologna, la doppia candidatura maschile del consigliere comunale Benedetto Zacchiroli (2.223 voti) e del parlamentare uscente Salvatore Vassallo (3554), ha tagliato fuori entrambi.
Quindi la città più Pd d’Italia non avrà a Roma rappresentanti della corrente del sindaco di Firenze e c’è chi legge il risultato come la rivincita della nomenclatura dopo che le primarie avevano terremotato anche i pidiellini emiliani.
Si chiude, comunque, il capitolo delle primarie per i parlamentari. Il segretario Stefano Bonaccini, dice: «Lunedì è arrivata la precisazione del Pd nazionale: nella composizione delle liste si terrà conto dei risultati delle primarie in termini di voti assoluti espressi dagli elettori; il riequilibrio di genere si utilizzerà soltanto per quei territori laddove il rapporto risulti sproporzionato, verso un genere piuttosto che un altro. A Bologna nei primi 7 posti ci sono 4 donne e 3 uomini, dunque non c’è necessità di riequilibrio».
Zampa vince, Bolognesi pareggia, tutti in parlamento col viatico di Romano Prodi, che ringrazia.