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 2013  gennaio 04 Venerdì calendario

Biografia di Amedeo Modigliani

La biografia si direbbe un genere desueto, ma quando il soggetto è Amedeo Modigliani, nato a Livorno nel 1884 e morto a Parigi nel 1920, l’interesse cresce: non perché non esistano ricche note biografiche su questo artista, ma esse sono disseminate in centinaia di scritti. Il merito maggiore dell’inglese Meryle Secrest, Modigliani. L’uomo e il mito, è d’essersi tuffata con passione in un mare magnum d’informazioni vere, verosimili o del tutto inventate, e di averle ragionevolmente articolate in capitoli che partono dalla famiglia d’origine e dall’infanzia, e giungono alla prematura morte.
Amedeo, per tutti Dedo, nasce in una famiglia ebrea sia per parte della madre Eugenia Garsin di Marsiglia, sia per parte del padre livornese. Entrambe le famiglie sono a metà Ottocento benestanti. I rovesci finanziari portano i Modigliani alla rovina, e quando nasce Dedo, quarto figlio, sono sul lastrico. La salute del ragazzo è assai gracile fin dall’infanzia: prima pleurite e tifo, poi tubercolosi di cui si ammala nel 1900. Giunto a Parigi nel 1906 le sue precarie abitazioni tra Monmartre e Montparnasse sono quasi sempre delle misere stamberghe, ma non dissimili da quelle che abitavano Picasso, Utrillo, Gris e tanti altri artisti in anni pieni di fervore creativo. Quantunque Modi viva a contatto di gomito con questi amici, dai quali è amato per il suo candore e per la sua cultura letteraria non superficiale, attraversa il fuoco dei fauves, la rivoluzione cubista e futurista senza farsene influenzare. Cézanne, con la solida geometria delle composizioni, è punto di riferimento rilevante. Ma disegna e dipinge i suoi ritratti memore delle radici italiane: quando si parla dei colli lunghi, dei volti affilati e dei corpi affusolati delle donne dipinte da Modi non bisogna dimenticare i senesi del Trecento e la scultura medievale di Tino di Camaino scoperti da adolescente.
Nel clima parigino l’amicizia con un altro deraciné come Constatin Brancusi, la scoperta nei musei etnologici delle maschere africane e della scultura arcaica greca al Louvre l’inducono a scolpire ieratiche cariatidi e teste: ma le polveri della pietra e del marmo non sono balsamo per i suoi polmoni. Vive precariamente, fondando sulle rimesse della madre e dello zio Amedeo, ma giunti i soldi li brucia con gli amici in memorabili bevute di vino, assenzio, hashish e altre droghe.
Dedo è un giovane bello come un Antinoo dice Anselmo Bucci, Cocteau è rapito dalla sua aristocratica eleganza, Picasso ne ammira il talento, ricambiato, le donne lo idolatrano, e Modi passa da un letto all’altro con una gioviale spensieratezza. Pare che abbia avuto tre figli non riconosciuti, e siamo nell’area dell’illazione.
Con lo scoppio della guerra, a cui l’autrice dedica belle pagine, Modigliani non partecipa al clima di eccitazione, perché è un pacifista come suo fratello maggiore Giuseppe Emanuele, socialista e deputato al parlamento: la politica poco l’interessa, ma i suoi sentimenti sono libertari e tutto il suo tempo lo dedica a disegnare cameriere, sartine, ragazze di bistrot. Nel 1910 arriva a Parigi in luna di miele Anna Achmatova, e malgrado le circostanze, è un colpo di fulmine: le fa molti ritratti quando la poetessa l’anno successivo torna a Parigi, andati distrutti nel corso della rivoluzione. Le fonti su queste vicende sono diverse e contraddittorie, Modi diventa lentamente maudit, ma la foto che lo raffigura nel 1916 mostra un bell’uomo, vestito elegantemente. Intorno a questi anni vive la lunga relazione con la scrittrice inglese Beatrice Hastings che lo ospita e lo accudisce. Le dipinge un enigmatico ritratto: il suo ritmo di lavoro è intenso: 7 ritratti nel 1914, 53 l’anno successivo, nel 1916 58 tra cui 6 nudi, in un crescendo spasmodico fino all’ultimo anno di vita, quando, benché gravemente ammalato, dipinge 54 tele. L’incontro e la storia d’amore con Jeanne Hébuterne, la nascita della bimba sono per Modi una gioia immensa: tema romanzesco. Una luce fu il successo personale nella mostra collettiva a Londra, ma la tisi aveva fatto il suo corso.
La biografia si legge d’un fiato, malgrado molte digressioni e numerose “vongole” disseminate nel testo: ad esempio all’autrice qualcuno avrebbe dovuto ricordare che l’Unità d’Italia non si data 1870.