Concetto Vecchio, la Repubblica 4/1/2013, 4 gennaio 2013
“NON TEMO BONDI, SONO LA STORIA DELL’UDC”
[Mario Tassone, in Parlamento da 34 anni: Montecitorio è diventata la mia casa, ho trascurato la famiglia] –
ONOREVOLE Tassone?
«Carissimo!»
Volevo chiederle se si ricandida, lei sta in Parlamento da 34 anni e 158 giorni...
«Glielo dico con amicizia fraterna: se la mia storia è ancora utile io ci sono, ma decide il partito...»
Dicono che Bondi l’abbia messa in cima alla sua black list
«Dice? Ma è sicuro che decide lui le liste, noi dell’Udc abbiamo una grande dirigenza...»
Bondi non vuole Tassone «Anch’io leggo i giornali, ma di questo Bondi non farei un moloch... voglio dire non ne farei un mostro, il partito difende la sua storia, e la storia non è solo aridi numeri, ma uomini in carne e ossa. Comunque, la prego, non mi faccia sbagliare ché tempo fa incappai in un infortunio alla “Zanzara”».
6800 euro pochi come pensione?
«Uhhh, non me lo ricordi, era una battuta, una battuta di spirito...»
Non l’hanno capita?
«Completamente! Una battuta per ridere, una provocazione, scherzavo, dissi una cifra così a casaccio, 6800 toh!, ma per dire...»
E l’è costato il posto di vicecapogruppo
«Non me ne parli!».
Le chiedevo di Bondi
«Ecco, non solo numeri di legislature, vede, la gente vuole testimonianze, esempi...»
E il suo quale sarebbe di esempio?
«Eh, sarei il meno indicato a dirlo, però in tutti questi anni ho seguito più il territorio che la famiglia, ogni fine settimana prendo la macchina e macino 700-800 chilometri: vedo piccoli paesi della Calabria, presenziare a convegni, stringere mani...»
Monti al Sud non rischia di prendere pochi voti?
«No, che dice, c’è attenzione, rispetto, verso la sua illustre figura».
Ma non parla mai del Sud.
«Parla di sviluppo, e nello sviluppo c’è il Sud, il Mezzogiorno è il problema del-l’Italia ».
Lei entrò che elessero Ingrao presidente della Camera. La tv era ancora in bianco e nero.
«Era il 1976 e noi democristiani lo votammo convintamente, io ero moroteo, Moro è stato il mio punto di riferimento».
Poi fu sottosegretario con Craxi
«Grande presidente del consiglio»
E pure con Berlusconi.
«Ho lavorato bene anche con lui».
Quanto le dispiacerebbe lasciare Montecitorio?
«Non mi faccia dire queste cose, però, se proprio insiste: Montecitorio è stata la mia casa».
Una vita! Non può bastare?
«Una vita di impegno istituzionale, di indefesso credo politico, certe cose bisogna sentirle dentro».
Onorevole, la ringrazio
«Ma sono io che ringrazio lei, è stato un piacere, mi faccia apparire nella giusta luce, sa com’è, sono tempi difficili».