Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2013  gennaio 04 Venerdì calendario

ANCHE PER IL PREMIER SCATTA LA PAR CONDICIO LA PRIMA SERATA RISERVATA AI LEADER DI TUTTE LE LISTE

[Blitz di Pdl, Lega e radicali. Ecco le nuove regole per i politici in tv] –
ROMA
— La Rai dovrà ospitare – in prima serata - le conferenze stampa di tutti i leader di tutte le liste che si presenteranno alle elezioni politiche. Se le liste come si prevede saranno almeno 20, in onda andranno venti conferenze stampa. Dalla prima all’ultima.
Così vuole un emendamento che buona parte del Pdl, la Lega e i Radicali hanno imposto ieri al pacchetto di norme sulla par condicio elettorale. Pacchetto che la Commissione parlamentare di Vigilanza Rai ha poi licenziato in serata. Entrerà in vigore nelle prossime ore, una volta pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale.
In Vigilanza, la proposta iniziale era che le conferenze stampa fossero riservate ai soli leader delle coalizioni (Bersani, Monti e Berlusconi). Ma la maggioranza dei parlamentari era pronta ad aprire le porte a Nichi Vendola (Sel), Roberto Maroni (Lega), Beppe Grillo (5 Stelle) e Marco Pannella, che sarebbe stato ingiusto escludere. Mentre si cercava una soluzione di compromesso che avrebbe portato a massimo 7 le conferenze, è passato l’emendamento che richiede al Servizio pubblico di coinvolgere i leader di tutte le liste.
Le conferenze stampa dovranno durare da un minimo di 45 minuti a un massimo di un’ora, andare in prima serata e infine reclutare giornalisti sia interni sia esterni alla Rai per le domande ai politici. In buona sostanza, il palinsesto dovrà fare largo – nella fascia di maggiore ascolto – a trasmissioni politiche che potrebbero avere ascolti anche modesti e che non dovranno essere interrotte dagli spot. Quale sarà l’impatto sui conti Rai? Questa valutazione economica è doverosa, visto che l’azienda chiude il 2012 con un sinistro rosso di 200 milioni. Il direttore generale Luigi Gubitosi, però, non sembra intenzionato ad entrare in rotta di collisione con il Parlamento. Anzi. Agli uomini del suo staff, ha spiegato che la Rai – in questa fase – dovrà fare quello che le chiede la Vigilanza.
Nelle prossime ore, la tv di Stato dovrà anche approvare il piano delle Tribune Politiche, che saranno proposte in due fasce orarie: tra le 17 e le 19 ed anche al mattino, tra le 7 e le nove. A differenza delle precedenti elezioni, stavolta i talk show non verranno oscurati. Certo, le trasmissioni di approfondimento dovranno osservare il massimo dell’equilibrio nel dare voce alle diverse forze in campo. Ma non saranno equiparate alle Tribune Politiche (come si è tentato di fare in altre stagioni). Dunque non dovranno misurare il tempo concesso a questo o quel leader perché lo spazio sia paritario al millesimo. Conserveranno, in sostanza, una certa libertà editoriale.
C’era in ballo, poi, la questione Monti. Il presidente del Consiglio, nella seduta della Vigilanza, è finito al centro del fuoco incrociato del Pdl e della Lega. Al Professore si contesta una invasione di campo. Monti avrebbe utilizzato alcuni appuntamenti istituzionali (come la conferenza stampa di fine anno, gestita da premier) per lanciare la sua candidatura a capo della coalizione centrista. Il Pd, pur senza unirsi alle plateali contestazioni della destra, non ha difeso Monti più di tanto.
Al momento di votare le norme, in ogni caso, la tagliola anti-Monti non è scattata (con grande dispetto di Berlusconi). Il tempo assegnato al premier uscente sarà conteggiato in due modi. Quando Monti parlerà di politica, di alleanze ed elezioni, le sue argomentazioni saranno quelle di un esponente di parte, senza se e senza ma. Viceversa, i suoi interventi non rientreranno nei rigidi paletti della par condicio se Monti interverrà per ragioni istituzionali su temi amministrativi (come possono essere – a titolo di esempio – un’alluvione, ma anche l’andamento dello spread o del fabbisogno statale).