Federico Rampini, la Repubblica 4/1/2013, 4 gennaio 2013
AL JAZEERA A STELLE E STRISCE SULL’ANTENNA DI AL GORE
NEW YORK
La tv più odiata da George Bush compra quella fondata da Al Gore. L’emittente più attendibile del mondo arabo parte alla conquista del pubblico americano. Comunque la si legga, la notizia è clamorosa.
Al Jazeera acquista Current Tve con questa operazione allarga la sua audience a 40 milioni di famiglie americane.
L’OPERAZIONE suggella un fallimento (quello di Gore) e un successo: quello conquistato dalla tv del Qatar sul campo, in particolare per la qualità dei suoi reportage dalle primavere arabe.
Il paradosso è che Al Jazeera riesce a suscitare “diffidenze parallele”: in Medio Oriente è considerata fin troppo indipendente, progressista e laica; ma in America fu boicottata duramente dall’Amministrazione Bush che la considerava un potenziale strumento di propaganda del nemico islamico. Anche se non furono mai esercitate alla luce del sole, le pressioni di Bush sui grandi operatori del cavo e del satellitare sembrano confermate dai fatti. Per molti anni un ostracismo contro Al Jazeera ci fu, e la tv era confinata in quasi tutto il territorio degli Stati Uniti alla nicchia di Internet. Questo non impedì che acquistasse una crescente autorevolezza: durante i giorni infuocati dell’occupazione di piazza Tahrir al Cairo, i funzionari della Casa Bianca e del Dipartimento di Stato a Washington guardavano avidamente Al Jazeera, sempre meglio informata delle concorrenti americane compresa la Cnn.
È un ruolo che le viene implicitamente riconosciuto da Gore. Nella dichiarazione con cui conferma la vendita di
Current Tv, l’ex vice di Bill Clinton sottolinea che
Al Jazeera «condivide con Current Tv la missione di dar voce a coloro che non sono ascoltati; di dire la verità ai poteri costituiti; di offrire punti di vista indipendenti e variegati; di divulgare le notizie che nessun altro racconta». Ahimè, questo avrebbe dovuto essere il compito di Current Tv, ma sotto la gestione di Gore la rete liberal è stata un fiasco. È uno dei tanti insuccessi che hanno costellato il tramonto dell’ex vicepresidente già noto per la controversa sconfitta all’elezione del 2000 (i brogli in Florida, la dubbia sentenza della Corte suprema). Dopo avere abbandonato la scena politica, Gore ebbe un momento di revival con il Nobel per la pace ricevuto per la sua battaglia sul cambiamento climatico.
Il seguito fu meno glorioso, dalla debacle televisiva alla separazione dalla moglie, condita da uno scandalo sessuale che ha sorpreso gli americani: nella coppia Clinton-Gore il secondo sembrava un modello di virtù e fedeltà coniugale. Nel settore televisivo, Gore aveva intuito l’esistenza di uno spazio di mercato a sinistra. È nell’applicazione che mostrò incompetenza, e forse un pizzico di sfortuna: l’audience progressista è stata catturata da Msnbc, Fox, una rete che ha applicato “da sinistra” il modello alla Rupert Murdoch di un’informazione aggressiva, militante, urlata.
Current Tv era nata con l’intenzione di promuovere un nuovo modo di fare giornalismo televisivo, privilegiando “contenuti dal basso”, cioè notizie generate da non-professionisti, cittadini- reporter. Ha finito invece per replicare su scala minore e con scarsi mezzi i modelli dei talkshow politici dominanti. Spesso le sue star erano le stesse cacciate via da altri network per carenza di audience, come l’ex governatore dello Stato di New York Elliot Spitzer (“ringraziato” da Cnn dopo un crollo di spettatori). La stessa maratona di Al Gore come commentatore in diretta delle ultime elezioni non ha lasciato una traccia indimenticabile.
Pochi si accorgeranno della scomparsa di Current Tv, molti invece noteranno l’avvento di Al Jazeera America.
Un nuovo attore dalle spalle larghe. Coi mezzi dell’azionista pubblico del Qatar, Al Jazeera ha già annunciato l’apertura di dieci nuove sedi Usa, in aggiunta alle cinque già esistenti; con il corollario di numerose assunzioni di reporter e anchormen.
Le ambizioni sono all’altezza del salto dimensionale compiuto in termini di audience: il pubblico raggiunto da
Al Jazeera viene quasi decuplicato, visto che fino a ieri solo 4,7 milioni di abbonati Usa ricevevano i programmi in lingua inglese di Al Jazeera.
La sfida ai network americani sarà davvero a tutto campo.
Al Jazeera infatti non vuole limitarsi all’informazione internazionale: più di metà dei contenuti saranno notiziari locali, sull’America, come ha spiegato il portavoce Stan Collender dal quartier generale di New York. Lo stesso Collender ha messo le mani avanti contro eventuali nuovi tentativi di frenare la marcia di Al Jazeera negli Usa. Ha ricordato che nelle cable-tv la legislazione americana non prevede restrizioni contro operatori stranieri; i limiti esistono solo per la proprietà di emittenti generaliste e gratuite.
Qualche ostilità però si è già manifestata. L’operatore del cavo Time Warner Cable, numero due negli Stati Uniti, ha immediatamente disdetto i suoi accordi di diffusione con Current Tv.
Ha precisato che sta «eliminando il servizio il più
rapidamente possibile». Guarda caso, Time Warner Cable ha come azionista di controllo lo stesso gruppo che possiede Cnn, forse la rete che si sente più direttamente minacciata da Al Jazeera.
L’esempio di Time Warner non è stato seguito né da Comcast (l’altro colosso del cavo) né dall’operatore satellitare DirecTV.
A chi mette in dubbio le credenziali dell’emittente del Qatar, i suoi dirigenti ricordano di aver ricevuto prestigiosi riconoscimenti proprio negli Stati Uniti, inclusi nel 2012 il Robert F. Kennedy Journalism Award e il premio Scripps Howard. Qualche frizione non è mancata: l’episodio più significativo fu nel 2008 la partenza di Dave Marash, noto reporter televisivo che denunciò un «pregiudizio anti-americano» dopo aver lavorato nella tv del Qatar.