Andrea Malan, ilSole24Ore 4/1/2013, 4 gennaio 2013
LE TRE SFIDE DI MARCHIONNE PER IL 2013
Il primo dossier sul tavolo di Marchionne riguarda l’azionariato di Chrysler. Come spiegato nell’articolo qui sopra, Fiat – che controlla attualmente il 58,5% di Chrysler – ha esercitato la seconda opzione che le dà diritto ad acquistare dal fondo Veba (unico azionista di minoranza) il 3,32% di Chrysler. Una volta risolte le divergenze sul prezzo, le due opzioni finora esercitate porterebbero Fiat al 65% di Chrysler, che salirebbe al 75% circa con le successive tre; Torino dispone inoltre di un’opzione ulteriore per acquistare l’intera quota residua Veba a una valutazione prefissata (attualmente superiore a quella calcolata per la salita "graduale").
Il fondo Veba è gestito dal sindacato Uaw ed è stato creato nel 2009 - all’uscita di Chrysler dal Chapter 11 - per garantire l’assistenza sanitaria ai pensionati dell’azienda; oltre alle azioni Chrysler ha in portafoglio un bond emesso dalla società. Veba ha dunque interesse a cedere la quota per diversificare il patrimonio e garantire le prestazioni; ma non vuole cedere sul prezzo, e dal 1° gennaio ha diritto di chiedere che le azioni della Chrysler vengano registrate in vista della quotazione in Borsa. Il fondo potrebbe cioè puntare sulla via del mercato qualora il prezzo ottenibile da Fiat non lo soddisfacesse. Entrambe le parti hanno carte da giocare nel negoziato ed entrambe, per motivi diversi, hanno interesse a non tirarlo troppo in lungo: per questo una soluzione complessiva potrebbe arrivare già nel 2013.
Se si dovesse arrivare a un acquisto in blocco, il Lingotto dovrebbe decidere come finanziarlo: se non si considera la liquidità di Chrysler (utilizzabile da Fiat solo in misura limitata e soggetta a condizioni), l’indebitamento netto a bilancio è risalito a fine settembre a 5,45 miliardi di euro; al netto delle linee di credito disponibili, la liquidità della parte Fiat del gruppo era di 7,8 miliardi di euro. Per evitare un declassamento del rating, Marchionne ha detto che potrebbe cedere attività per finanziare l’operazione; tra i possibili asset cui attingere vi sono la Magneti Marelli e la Ferrari.
La meta finale resta la fusione con Chrysler, anche se essa pare meno prossima di quanto non sembrasse un anno fa. Una fusione nel gruppo andrà invece sicuramente in porto entro la prima metà dell’anno: quella tra Fiat Industrial e Cnh. Dopo il sì dei soci Cnh alla maxicedola per gli azionisti di minoranza, le due assemblee di Fiat Industrial e della stessa Cnh dovranno deliberare la fusione; la nuova società avrà sede in Olanda (per motivi fiscali e di governance), non conterrà Fiat nel nome e avrà la quotazione principale a Wall Street. L’operazione potrebbe fare da modello per quella Fiat-Chrysler; molti in Italia lo temono, paventando l’emigrazione di sede legale e quartier generale di Fiat negli Usa.La seconda sfida per il manager italo-canadese è proseguire l’integrazione industriale tra Fiat e Chrysler. La condivisione di piattaforme e motori è ormai scontata: al Salone di Detroit tra una decina di giorni ci sarà per esempio la Jeep Grand Cherokee con il motore diesel prodotto dalla Vm Motori; dopo qualche mese arriverà la nuova Cherokee su piattaforma dell’Alfa Romeo Giulietta modificata; e nel corso dell’anno farà poi il suo debutto in Nordamerica il Ducato - prodotto in Messico - con il nome di Pro-Master nella gamma dei furgoni e pick up Ram.
Più ambiziosa è l’operazione che dovrebbe vedere, sempre nel corso del 2013, lo sbarco negli Usa la 500L a sette posti prodotta in Serbia: l’esportazione di vetture dall’Europa verso gli Usa è infatti uno dei due pilastri della strategia del Lingotto per far fronte alla crisi delle vendite in Europa; l’altro è la riorganizzazione dei marchi, con lo snellimento di quello Fiat e la scommessa su Alfa Romeo e Maserati, due marchi tradizionali e il cui potenziale non è mai stato sfruttato a fondo.
Il downsizing della marca ammiraglia è di fatto una presa d’atto di quanto il mercato ha già decretato: fuori dall’Italia il brand Fiat non è più in grado di competere, tranne che nelle piccole con 500 e Panda. In Europa il Lingotto vende ormai poche migliaia di auto più di Bmw/Mini, e anche Hyundai e Kia sono a un passo; a novembre la marca Fiat ha venduto in Europa nettamente meno di Audi, Bmw e Mercedes. Dietro lo scivolone c’è il crollo del mercato domestico, che nel 2012 le ha fatto perdere circa 100mila immatricolazioni solo in Italia (si veda il Sole 24 Ore di ieri); ma a determinare il ripiegamento sono stati anche fattori storici, come la debolezza nei segmenti superiori e la fragilità della rete di vendita al di fuori dell’Italia.
La strategia di prodotto annunciata a fine ottobre punta dunque su Alfa Romeo e Maserati. Il progetto di rilancio del marchio Alfa è l’ennesimo da quando Sergio Marchionne è al Lingotto, ma gli obiettivi in termini di volumi sono state ridimensionati: ora si punta a «oltre 300mila vetture annue dal 2016 in poi» contro le 500mila (entro il 2014) del piano presentato nel 2010 e le 400mila, sempre per il 2014, di quello mostrato dal numero uno Wester a Francoforte poco più di un anno fa.
I primi modelli con volumi consistenti arriveranno nel 2015: fino ad allora, infatti, l’unica vettura di cui il debutto è sicuro è la coupé di nicchia 4C (prodotta a Modena). L’incognita fondamentale resta la «Giulia», ovvero l’erede della 159 - modello decisivo anche per il rientro del marchio negli Usa e di cui era stata valutata la produzione negli Stati Uniti. La Giulia dovrebbe secondo gli ultimi piani "rientrare" in patria, probabilmente a Cassino; ma i tempi restano nel vago e il progetto, da anni sulla scrivania di Marchionne, non ha ancora ricevuto il via libera definitivo: difficilmente arriverà sul mercato prima del 2015. L’altra punta di diamante della nuova strategia del gruppo sarà la Maserati, che vedrà nel 2013 ben due debutti di peso: la rinnovata Quattroporte e la Ghibli, entrambe prodotte a Grugliasco nella fabbrica ex Bertone.
Per gli altri stabilimenti del gruppo il 2013 sarà un anno difficile. Tutte la fabbriche stanno facendo fronte al calo produttivo con periodi di Cassa integrazione; inoltre nel corso dell’anno scadranno i periodi di Cassa tstraordinaria a Pomigliano e Mirafiori: nella fabbrica campana la misura riguarda gli addetti non confluiti nella Fip; quella torinese – dove il grosso degli addetti è in Cigs per ristrutturazione fino al 30 settembre – ha visto dal 2010 una successione di ipotesi di investimento, nessuna realizzata: l’ultima, quella dei due SUV di piccole dimensioni, è poi stata dirottata su Melfi. Una delle ipotesi è quella della produzione del crossover Maserati Levante; si è parlato di recente anche del possibile investimento su una grossa berlina Alfa Romeo.