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 2013  gennaio 03 Giovedì calendario

Monti non riesce a schiodarsi dal 12% - Non sarà un «leaderino» Mario Monti, come da definizione di Silvio Berlusconi che peraltro quest’ultimo ieri ha sconfessato

Monti non riesce a schiodarsi dal 12% - Non sarà un «leaderino» Mario Monti, come da definizione di Silvio Berlusconi che peraltro quest’ultimo ieri ha sconfessato. Non sarà un «lea­derino » il presidente del Consiglio uscente, ma il suo impatto sulle prossi­me elezioni rischia di essere trascura­bile. Lo suggerisce il primo sondaggio del nuovo anno, realizzato a Capodan­no da Nicola Piepoli e pubblicato ieri in esclusiva da affari­taliani. it . Secondo lo storico sondaggi­sta il rassemble­ment centrista ag­gregatosi attorno al­la figura, al nome e all’agenda di Mario Monti (ovvero Udc, Futuro e Libertà, Verso la Terza Re­pubblica e Monti’s list vera e propria) at­tualmente non strapperebbe più del 12 per cento dei voti. Un dato di po­co superiore al fattu­rato elettorale che proprio ieri Berlu­sconi nell’intervista su SkyTg24 accredi­tava al partito dei Professori: «I son­daggi danno i suoi partiti a meno del 10 per cento». Insomma molto rumore per nulla, come scriverebbe William Shakespea­re. L’effetto Monti al momento si mani­festerebbe in un misero 3 per cento, quanto il sondaggio di Piepoli attribui­sce al momento alla Destra di France­sco Storace: uno che ha la sua dirittura politica e morale, per carità, ma che non è stato invocato da mezza Europa come salvatore dell’Italia e dell’euro. E che non ha certo avuto la platea e la visibilità del conducator del governo dei tecnici. Il 3 per cento? Già, più o meno è così. E siamo stati pure generosi. Siamo in­fatti andati a ripescarci la media dei sondaggi di metà dicembre (quando Monti doveva ancora annunciare la sua discesa in campo) pubblicata sul sito termometropolitico.it . Ebbene, in quel momento quello che allora si defi­ni­va Terzo polo nei sondaggi si ritaglia­va il 9,2 per cento dei voti, frutto della sommatoria del bottino elettorale vir­tuale delle allora tre gambe del centro: l’Udc, i finiani e i montezemoliani. Ora che sopra il guazzabuglio centri­sta­è stato apposto il marchietto dell’ul­timo inquilino di Palazzo Chigi, il risul­tato è soltanto di 2,8 punti percentuali superiore. Capite di cosa parliamo quando parliamo di flop? Certo, molte cose potranno cambia­re da qui al 24 febbraio. La campagna elettorale è appena all’alba e non man­cheranno i colpi di scena. E poi sentia­mo sibilare la solita obiezione del gril­lo parlante: i sondaggi, si sa, non sono Vangelo. Giusto. Però, quando sba­gliano, sbagliano di virgole, al massi­mo di qualche punto. Quindi appare davvero difficile ipotizzare che un car­tello elettorale c­he oggi è al 12 per cen­to possa fare una cura di anabolizzanti per gonfiarsi fino a quel 30-35 per cen­to che probabilmente garantirà la vit­toria almeno alla Camera. Insomma, sembra aver proprio ra­gione Silvio Berlusconi. La sfida, alla fi­ne, sarà la solita: centrodestra contro centrosinistra. Con il secondo, sem­pre in base al sondaggio di Piepoli, al momento in deciso vantaggio, con un 42 per cento frutto della somma dei vo­ti del Pd ( 33 per cento), di Sel (6) e delle liste minori (3). Lo schieramento alter­nativo, quello del centrodestra, racco­glie al momento il 30 per cento dei voti ma è in grande rimonta e probabil­mente salirà ancora: il Pdl è dato al 17 per cento, la Lega con cui da ieri l’alle­anza pare più vicina al 6, la Destra di Storace come detto al3,iFratellid’Ita­lia della strana coppia Meloni­ Croset­to (con il terzo incomodo La Russa) al 2 così come Intesa Popolare di Trieste e Catone. Colpisce il precoce declino del Movimento Cinque Stelle,che Pie­poli fotografa all’ 11 per cento, tre pun­ti in meno di un paio di settimane fa e parecchi in meno rispetto a inizio au­tunno. Consensi che sembrano esser­si spostati nella nuova lista capeggiata dal magistrato palermitano Antonio Ingroia, che con altre briciole di sini­stra estrema ottiene il 5 per cento. An­che per lui il rischio è l’irrilevanza.