Rosaria Talarico, La Stampa 4/1/2013, 4 gennaio 2013
ACQUA POTABILE, DOVE E PERCHE’ È FUORILEGGE
Il 31 dicembre è scaduta la deroga alla legge sulle acque potabili che dava la possibilità di posticipare l’adeguamento di alcuni parametri nei Comuni che non riuscivano a rispettarli. Cosa succede ora?
Il tempo è finito. Nel Lazio, specie nel Viterbese, dal primo gennaio non si può più utilizzare l’acqua del rubinetto di casa e delle fontane pubbliche perché contiene arsenico e fluoruro in quantità superiori ai limiti stabiliti dalla legge. I Comuni interessati sono circa una cinquantina. Giorgio Zampetti, responsabile scientifico di Legambiente spiega che i sindaci «hanno dovuto emettere delle ordinanze di divieto dell’uso dell’acqua. Il Lazio è l’unica Regione che non è riuscita a rientrare nei parametri stabiliti per queste sostanze, non facendo investimenti per i potabilizzatori». Ciò vuol dire che i cittadini saranno costretti ad andare a prendere l’acqua da autobotti non potendo usare quella di casa nemmeno per cucinare o lavarsi i denti. Anche le aziende alimentari saranno colpite.
Quante sono le persone coinvolte?
Nel 2012 sono stati poco meno di un milione i cittadini che hanno bevuto «acqua in deroga». I Comuni che hanno ottenuto nuove deroghe per i parametri di qualità dell’acqua potabile sono stati 112, concentrati nel Lazio e in Toscana. Secondo Cittadinanzattiva e Legambiente, dal 2003 al 2009 sono state 13 le Regioni che ne avevano fatto richiesta su un totale di 13 parametri (arsenico, boro, cloriti, cloruri, fluoro, magnesio, nichel, nitrati, selenio, solfato, trialometani, tricloroetilene, vanadio).
Perché superare il livello di queste sostanze è considerato fuori legge?
L’allarme riguarda in particolare arsenico, boro e fluoruri, presenti nell’acqua del rubinetto in concentrazioni superiori ai limiti di legge. In particolare, secondo l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) l’arsenico contenuto nell’acqua potabile e nel cibo può causare cancro, lesioni cutanee, malattie cardiovascolari, effetti sullo sviluppo, danni al sistema nervoso e diabete.
Com’è possibile avere delle deroghe quando è in gioco la salute?
Nel 2011 la legge sulle acque potabili dava la possibilità di chiedere una deroga su alcuni parametri, per i territori che non riuscivano a rispettarli. «Inizialmente l’hanno chiesta 13 Regioni – afferma Zampetti di Legambiente - poi ci sono stati gli interventi. Il Lazio è arrivato impreparato. Inizialmente i Comuni interessati erano una novantina e alcuni investimenti sono stati fatti. Ma nel Viterbese, dove le concentrazioni di arsenico sono più alte in quanto trattasi di un’area vulcanica, la Regione ha stanziato i fondi solo a fine ottobre. Sono partiti gli interventi più urgenti, ma la fine dei lavori è prevista per il 2014».
Qual è il ruolo della Commissione europea nella concessione delle deroghe?
Nel 2010 la Commissione europea ha concesso alcune deroghe respingendone altre. In particolare ha rifiutato il rinnovo per 128 Comuni che avevano chiesto di innalzare la concentrazione dei livelli di arsenico nell’acqua dal valore stabilito di 10 microgrammi per litro a 30, 40 o 50 microgrammi per litro, a seconda dei valori riscontrati nei propri acquedotti. Il rifiuto, secondo un dossier di Cittadinanza attiva, ha colto le autorità italiane impreparate. Il provvedimento europeo ha però provocato un’accelerazione degli investimenti e degli interventi di ripristino della qualità dell’acqua. Così alcuni Comuni non hanno richiesto più deroghe, altre le hanno ottenute per valori più bassi in una seconda tranche di deroghe concesse dall’Europa a marzo 2011.
Qual è la situazione attuale?
Il Lazio è l’unica Regione fuori norma. Lombardia e Umbria, insieme alle Provincie autonome di Bolzano e Trento hanno completato gli interventi e riportato la qualità dell’acqua sotto i limiti di legge entro dicembre 2011. Anche la Campania, con il completamento dell’acquedotto Sistema Alto ha risolto la questione dei fluoruri in provincia di Napoli e non ha chiesto nuove deroghe per il 2012.
Cosa possono fare i cittadini interessati da questo problema?
L’associazione dei consumatori Codacons ha lanciato un mega ricorso al Tar del Lazio da parte dei residenti dei Comuni dove l’acqua è inquinata. L’obiettivo è puntare a un risarcimento per il disagio e i rischi corsi. È possibile anche una riduzione delle tariffe dell’acqua, in caso di vittoria. Un risarcimento era stato già disposto dal Tar in favore di 2000 cittadini, in seguito a un ricorso del Codacons per il fatto illecito «costituito dall’esposizione degli utenti del servizio idrico ad un fattore di rischio (l’arsenico disciolto in acqua oltre i limiti consentiti in deroga dall’Unione Europea), almeno in parte riconducibile, per entità e tempi di esposizione, alla violazione delle regole di buona amministrazione», si legge nella sentenza.