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 2013  gennaio 04 Venerdì calendario

QUINZI, IL BABY FENOMENO

Gianluigi Quinzi è la grande promessa del tennis italiano che si sta mantenendo. Nato a Cittadella (Pd) come mamma Carlotta Baggio, ex sciatrice e nazionale di pallamano, ma marchigiano nel sangue e nell’accento come papà Luca, che gli ha trasmesso la passione per il tennis, «GQ» nell’ultimo ranking mondiale Under 18 è n. 1 anche se non ha ancora 17 anni. Più che un traguardo una tappa, per un talento annunciato che a 8 anni già si allenava nell’Academy di Nick Bollettieri in Florida. «Era il mio obiettivo - conferma lui - ma nel 2013 a livello giovanile giocherò solo i tornei dello Slam. Ora conta il ranking Atp».
Da anni nel tennis italiano si parla tanto di te. Pressione?
«Zero. É uno sport, si può vincere o si può perdere. L’importante è andare in campo, fare la propria partita e cercare di divertirsi: finisce tutto lì».
Ti descrivi come tennista?
«Sono alto (1,88 ndr), quindi gioco su pochi scambi. Buon servizio, buon rovescio, diritto discreto, volée da migliorare».
Meglio Djokovic, Federer o Nadal?
«Nadal. Grandissima testa, non molla mai, nè ti fa capire quando è stanco, poi è mancino come me, si muove bene e ha un dritto che mi piace, anche se io non gioco come lui».
Ti sei già allenato con Rafa, vero?
«Sì e dopo mi ha detto che mi conosceva: “Sei sulla strada giusta, continua così che fra poco ci ritroveremo nei tornei». Mi ha fatto piacere».
Usa, Italia, Sudamerica: che patria tennistica ti ha dato di più?
«La borsa di studio di Nick Bollettieri in Florida mi ha dato tanto, ci sono andato a 8 anni, sono cresciuto lì. Il Sudamerica mi ha fatto maturare: penso agli ultimi Futures che ho disputato e al mio attuale coach, l’argentino Eduardo Medica, che a differenza di Bollettieri cura molto l’aspetto mentale. L’Italia, tennisticamente parlando, niente. Mi ci alleno poco».
Vero che sembri un argentino?
«Forse perché in campo non mollo mai. È una qualità che ho preso da mia madre Carlotta».
Hai letto Open, l’autobiografia di Andre Agassi?
«Non leggo mai, zero. Non ho tempo. Non mi piace neanche».
Parliamo di superfici: terra, erba o cemento?
«Cemento ed erba. Sulla terra faccio più fatica».
Quale torneo dello Slam vorresti vincere di più?
«Gli Us Open. Si giocano sul cemento e mi piacciono molto».
Obiettivi per il 2013?
«Mi dedicherò soprattutto al circuito Atp. Vorrei arrivare attorno al numero 300 entro fine 2013, ma so che il salto fra i “pro” è molto difficile. Occorre migliorare a tutti i livelli: fisico, tecnico e mentale. Col fisico ci sono, mi manca un po’ di esperienza».
A parte il tennis ami altri sport?
«Lo sci: ero fra i migliori d’Italia. E il go-kart: anche lì avevo qualità e mi allenavo con un campione del mondo».
Perché hai scelto il tennis?
«Mio padre Luca (presidente del TC Porto San Giorgio, ndr) mi ha messo la racchetta in mano. Si sono accorti che me la cavavo bene e ho continuato».
Il calcio ti piace?
«Sono uno juventino sfegatato. Prima l’idolo era Del Piero, ora ammiro Pirlo, Vidal e Vucinic».
Il tuo ruolo?
«Ala sinistra ma sono scarso».
Un atleta che vorresti conoscere?
«Stravedo per Usain Bolt».
Corri veloce come lui?
«No, se no mica giocavo a tennis».