Ilaria Maria Sala, La Stampa 4/1/2013, 4 gennaio 2013
MISTERO SULLA SORTE DEL POETA UIGURO RIBELLE
Yawa Kepter, o «Piccione Selvatico», è il lungo poema dedicato ad un piccione indomito e selvatico, per l’appunto, che dopo aver a lungo volato lontano dagli umani, decide di avvicinarsi alle zone abitate, dove incontra dapprima dei piccioni addomesticati e poi gli uomini, da cui la madre lo aveva peraltro messo in guardia: «I trucchi dell’umanità sono legioni; i loro schemi sono nascosti nelle loro pance; assicurati che la sbadataggine non diventi la tua carceriera». Ma il nostro volatile non ascolta, vinto dalla curiosità, dialoga a lungo con i piccioni addomesticati, e viene ingabbiato. Piuttosto che accettare questo destino, si suicida. Le ultime parole del piccione dichiarano la sua ferma determinazione a non accettare la gabbia: «Imprigionando il mio corpo sperano di rendere schiava la mia anima… voglio morire libero».
Scritto nel 2004 da Nurmenet Yasin, un poeta e scrittore uiguro nato nel 1974, e pubblicato sul bimestrale «Letteratura di Kashgar», la grande oasi capoluogo del Xinjiang del Sud, la regione centro-asiatica sotto controllo cinese, ispirato al poema «Il Congresso degli uccelli» del poeta medievale persiano Farid ad din Attar, è valso al suo autore 10 anni di prigione, dopo che le autorità decisero che il componimento «incitava all’odio interetnico». Da qualche giorno, si teme che gli sia anche costato la vita.
L’avvocato per i diritti umani Teng Biao, in un tweet di tre giorni fa, ha infatti scritto: «Secondo fonti piuttosto attendibili, l’autore uiguro del poema «Piccione Selvatico» Nurmenet Yasin sarebbe morto lo scorso anno, nello stesso carcere di Shaya dove è imprigionato (l’avvocato) Gao Zhisheng. Tragico!». Da allora, vari gruppi per i diritti umani - fra cui Amnesty International e l’Associazione Uiguro-americana (Uaa) - hanno chiesto notizie su Yasin e il suo stato di salute, senza ottenere nessuna risposta. La sua sorte è al momento un mistero, ma come dice Kaiser Abdurusul, rappresentante uiguro di Pen, «dal 2009 non abbiamo notizie certe di lui. C’è chi ci ripete che è morto, chi sostiene che stia bene». Secondo Radio Free Asia, che ha contattato Abdurusul e «un parente di Yasin», questi «stava bene» lo scorso luglio, per quanto da allora il parente in questione non l’abbia più visto.
In un comunicato, la Uaa ricorda che già nel 2005 l’inviato delle Nazioni Unite sulla tortura, Manfred Nowak, fu autorizzato a visitare il poeta, confermando che lo scrittore aveva subito forti maltrattamenti in carcere. Da allora le notizie su Yasin sono sempre state contraddittorie, malgrado i ripetuti appelli di svariate organizzazioni. Nel frattempo, in Xinjiang si sono succeduti eventi gravi, che hanno portato sempre maggiore precarietà nella convivenza fra cinesi e uiguri, e reso il gruppo etnico uiguro sempre più minoritario nella sua stessa terra, in seguito a un incremento della migrazione interna cinese. Nel 2009, poi, una violenta sommossa anti-cinese portò alla morte di quasi duecento persone, per lo più poveri immigranti cinesi, e al ferimento di innumerevoli altri, e a violenti scontri di rappresaglia. Da allora, il giro di vite contro gli uiguri da parte delle autorità è stato severo, gli arresti e le sparizioni di attivisti si sono moltiplicati, in condizioni di grave opacità, secondo quanto documentato da diversi comunicati stampa di Human Rights Watch. Pechino sostiene però che in Xinjiang siano attive cellule terroristiche pericolose, per quanto faccia scarsa luce sui fatti: in alcune occasioni, ha affermato che i gruppi terroristici fanno capo ad Al Qaeda, in altre invece che si tratta di gruppi «separatisti», che vorrebbero creare uno stato uiguro indipendente.