Mattia Feltri, La Stampa 4/1/2013, 4 gennaio 2013
IL BOOM DELLE LISTE PERSONALI
Bei tempi quando c’era l’arco costituzionale, ed elencare i partiti da destra a sinistra, o viceversa, era facilissimo. Msi, Pli, Pri... Anche nella sedicente Seconda repubblica se ne veniva fuori senza fatica. An, Forza Italia, Lega e così via. L’ultima volta, dopo le elezioni del 2008, l’esercizio era persino elementare poiché la nascita del Pd veltroniano a vocazione maggioritaria aveva obbligato il centrodestra alla lista unica, e la legislatura partì con cinque soli gruppi: il Pdl, la Lega, l’Mpa di Raffaele Lombardo, l’Udc di Pier Ferdinando Casini e il Pd da cui, con astuzia contadina e grossolana, si sarebbe prestissimo staccata l’Idv di Antonio Di Pietro. Walter Veltroni in campagna elettorale aveva detto: «Nella scorsa legislatura [a sinistra] c’erano quattordici partiti. Qui c’è un gruppo, quello del Pd, e un solo programma. È la novità assoluta».
Meno di cinque anni dopo - fra scissioni, campagne acquisti, faide e semiribaltoni - i partiti in Parlamento sono diventati una trentina, e tutta questa guerra fratricida, questa fregola parademocratica, questo rivoltamento perpetuo ha prodotto un prologo di campagna elettorale che sembra una partita di calcio fra bambini: tutti contro tutti.
Ora, di colpo, stilare l’elenco delle formazioni che ambiscono al seggio è operazione complicata e pericolosissima, perché il terribile rischio è di dimenticare qualche lista di riformisti neoprogressisti o di popolari posteuropei o di pincopallini vari, e di passare per catalogatori dilettanti. Prima di procedere, si segnala la difficoltà accennata all’inizio: compilare un indice che abbia una logica, diciamo così, geografica. Soltanto un paio di esempi: Beppe Grillo è a destra o a sinistra di Antonio Ingroia? E come si colloca Fratelli d’Italia di Ignazio La Russa, che ha fra i fondatori un liberale come Guido Crosetto? A destra o a sinistra di Grande Sud di Granfranco Micciché? Misteri. Sarà che, come si dice da qualche decennio, i concetti di destra e sinistra non hanno più senso, e sebbene siano proprio i nostri campioni a disputarsi con parole di fiamma la titolarità della vera destra, della vera sinistra, del vero riformismo, dei veri valori cattolici, naturalmente del vero centro e così via. Oppure sarà che l’incompiutezza della Seconda repubblica ha sollevato rancori e ambizioni, velleità e tigne tali che si sta accentuando la lunga tendenza a creare partiti padronali, con propensioni alla leadership sempre più deboli e inclinazioni condominiali sempre più marcate. E a cui c’è da aggiungere una progressiva esplosione di vanità: uno con eccellente spirito di osservazione ha fatto notare che nemmeno Silvio Berlusconi aveva mai stampato il suo nome sul simbolo così in grosso come il magistrato Ingroia.
Con tutte le premesse del caso, ora ci si prova, da destra a sinistra: La Destra di Francesco Storace; Fratelli d’Italia di La Russa-Crosetto-Meloni; il Popolo della Libertà di Berlusconi; la Lega Nord di Bobo Maroni; Grande Sud di Micciché-Iorio-Scopelliti-Caldoro-Dell’Utri. Fin qui, tutti a sostegno di Berlusconi premier, tranne la Lega con cui ancora si tratta e che pare sarà apparentata con Movimento 3L (Lista Lavoro e Libertà) di Giulio Tremonti. Poi i montiani: Italia Popolare per Monti di Frattini-Cazzola-Mauro; Futuro e Libertà di Gianfranco Fini; Monti per l’Italia che è la lista dell’ex premier e, in pratica, la ex Verso la Terza Repubblica di Luca Cordero di Montezemolo (che non si candida); Unione di centro di Pier Ferdinando Casini. Con Pierluigi Bersani sono schierati il Centro democratico di Tabacci-Rutelli-Donadi (ex dipietrista), il Partito democratico, il Psi di Riccardo Nencini e Sinistra Ecologia e Libertà di Nichi Vendola. Con Ingroia, ecco l’Idv di Di Pietro, il Movimento Arancione di Luigi De Magistris e il Pdci di Oliviero Diliberto. Non è finita. I radicali si presentano con la Lista Amnistia, Giustizia e Libertà. Ma, per esempio, da destra a sinistra, dove va inserito Fare-Fermare il declino di Oscar Giannino? A metà strada fra berlusconiani e montiani? E dove (questo è un vero dilemma) il Movimento 5 Stelle di Grillo?
Ecco, fin qui siamo a ventuno sigle che per via del Porcellum hanno la possibilità di entrare nel Palazzo. Poi, accolto in questa lista o quella, rispunterà qualche verde, qualche socialdemocratico, avremo le solite liste regionali (valdostani e sudtirolesi), i comunisti lavoratori di Marco Ferrando, gli amici di Casa Pound, e per perderci la testa non c’è nemmeno bisogno di aspettare che arrivino i Forza Roma e i No Euro.