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 2013  gennaio 04 Venerdì calendario

LA NEOLINGUA CATTIVA DEL PREMIER

Uno dei nuovi luoghi comuni è che Monti - per come sta comunicando nelle ultime ore vada paragonato a Berlusconi. In realtà l’attivismo del Professore è un cattivismo, non un linguaggio per Barbare D’Urso tipo quello berlusconiano; quanto a ironia fredda e scorrettezza politica, mima assai più il D’Alema dei tempi andati che il Cavaliere.
Ecco, in che modo comunicano le parole del Professore di questi giorni? Ieri colpivano almeno due sue frasi, più precisamente due parole. A Unomattina il presidente del consiglio per criticare le tesi economiche del Pdl ha detto che «l’onorevole Brunetta sta portando, con l’autorevolezza del professore e di una certa statura accademica, quel partito su posizioni estreme e settarie». Per criticare il Pd ha sostenuto invece che «Bersani dovrebbe essere coraggioso e silenziare un po’ la parte conservatrice del partito», insomma, le posizioni tipo quella di Stefano Fassina.
Le frasi sono state pronunciate assai staccate, dunque - come spiegava Roman Jakobson - erano calcolate; ma non del tutto in controllo. Accennando alla «statura» di Brunetta, Monti ripete uno dei cliché più discutibili della stagione passata, dare addosso a Brunetta perché è basso. Naturalmente il premier ha aggiustato il tiro con l’aggettivo «intellettuale», ma l’effetto non è stato molto diverso dall’«energumeno tascabile» che D’Alema nel 2008 diede all’allora ministro della pubblica amministrazione.
Brunetta, curiosamente, a D’Alema rispose diretto, «volgarità razziste, la mancanza di potere gli ha fatto perdere la testa». A Monti ha invece risposto obliquamente e, corto circuito terminale, aggrappandosi all’altra frase, l’invito a «silenziare» Fassina e compagni. «Silenziare un esponente di rilievo del Pd? Monti è impazzito?». Insomma, la totale eterogenesi dei fini comunicativi.
Ora, è vero che Monti da un po’ impazza, prima dell’entrata in vigore della par condicio. L’11 dicembre è andato a Unomattina, poi dopo la conferenza stampa di fine anno s’è recato da Lucia Annunziata, ieri l’altro era a Radio anch’io, ieri di nuovo a Unomattina, oggi sarà a Otto e mezzo. Quello che però colpisce di più non è la quantità di questa presenza, è la qualità. Il fatto che Monti ha totalmente abbandonato quella che la studiosa Giovanna Cosenza ha definito «comunicazione elitaria», per tentare una trasformazione in animale da campagna elettorale, un animale che - come un altro Professore - «gronda bonomia da tutti gli artigli».
Tra l’altro, secondo il dizionario Treccani «silenziare» si usa «quasi esclusivamente nel linguaggio militare, nel senso di rendere inefficiente una posizione nemica», mentre è «raro con riferimento a persone o gruppi di persone: l’opposizione, le voci di protesta». Lo usò però - bisogna dirlo - Mussolini a proposito di Matteotti. Mentre in una ricerca condotta nell’archivio della Stamp a, il verbo «silenziare» non è mai stato usato da un politico in Italia negli ultimi 23 anni; in pratica, non ce n’è traccia nella seconda Repubblica.
«Quando parla Monti avverto lo Spirito Santo che gli trasmette la Bce», osservò Carlo Freccero mesi fa. Ma oggi quando parla Monti s’avverte lo spirito del templare, uno che colpisce di spada non di aspersorio.