Sergio Rizzo, Corriere della Sera 03/01/2013, 3 gennaio 2013
LA SOCIETA’ DI CESA E LA VENDITA AL MANAGER CENTRISTA —
LA SOCIETA’ DI CESA E LA VENDITA AL MANAGER CENTRISTA — Quando tutto è cominciato, ha sempre ricordato Lorenzo Cesa, non era parlamentare né segretario di partito. «Meriteremmo una medaglia d’oro», diceva, «per aver restituito alla città una struttura che versava in stato di totale abbandono». Ma per un politico avere in tasca azioni di una società privata destinataria di cospicui finanziamenti pubblici anche mentre occupa un seggio a Strasburgo o è deputato, com’è successo a Cesa, non è un fatto proprio ordinario.
Il segretario dell’Udc era azionista de I Borghi, una srl che ha in concessione esclusiva l’Auditorium della Conciliazione, a Roma, e ha avuto accesso a fondi statali, regionali, provinciali e comunali. Insieme al figlio Matteo deteneva una quota del 45%: che il 6 novembre 2012 ha venduto per un corrispettivo di 60 mila euro. L’ex commissario della Parmalat Enrico Bondi, cui Mario Monti ha affidato il compito di vidimare le candidature delle liste apparentate, ne è certo al corrente. Anche se è difficile che il venir meno di questo conflitto d’interessi potrà spianare a Cesa una strada per il Parlamento accidentatissima.
Ha comprato, attraverso la società Gesta, il Gentiluomo di Sua Santità Alessandro Falez: imprenditore della sanità attivo anche nel settore immobiliare, amico personale del leader del partito di cui Cesa è segretario. Ovvero, l’ex presidente della Camera Pier Ferdinando Casini. Tanto amico che la sua straordinaria collezione di incarichi pubblici non si può considerare una pura coincidenza. Il più prestigioso nel 2003, quando venne nominato vicepresidente dell’Alitalia. L’anno precedente era entrato nel consiglio di amministrazione dell’Enit. E nel novembre 2005 avrebbe avuto la presidenza dell’Unire, ente che gestiva le scommesse ippiche.
Né la collezione si è esaurita con il divorzio fra Casini e il Cavaliere. Dal 2008 Falez è infatti consigliere di Rete autostrade mediterranee, società totalmente controllata dal Tesoro. Incarico cui oggi somma la presidenza del collegio dei Maestri di Sci della Regione Lazio. Nonché un posto nel collegio dei Garanti dell’Accademia italiana a New York, per nomina del ministro degli Esteri.
Il 6 novembre del 2012 lo scandalo che ha travolto il consiglio regionale del Lazio era scoppiato da poche settimane. Come ha raccontato sul Corriere il 25 settembre scorso Fiorenza Sarzanini, i controlli scattati a valle di quella vicenda avevano fatto accendere un faro anche su alcuni finanziamenti concessi dalla giunta dall’epoca in cui era guidata da Piero Marrazzo. In particolare quelli arrivati fin dal 2006 proprio a I Borghi di cui Cesa risultava azionista di rilievo.
Si tratta di 410 mila euro dalla giunta di centrosinistra e di ben un milione 324 mila euro da quella di Renata Polverini, con due delibere del 21 luglio 2011 e del 23 maggio 2012. A che titolo? Per una convenzione, stipulata dalla Regione per l’uso degli spazi dell’Auditorium con lo scopo, c’è scritto testualmente nella prima delle due delibere adottate dal centrodestra, di «diffondere la propria immagine e intensificare la comunicazione istituzionale mediante eventi e manifestazioni che siano idonee ad ampliare la conoscenza del ruolo dell’istituzione regionale e che si svolgano in una struttura adeguata per prestigio e funzione».
E non sono gli unici finanziamenti pubblici che la società già di Cesa & c ha ricevuto. I primi sono arrivati infatti nel 2005 dalla Provincia di Roma di Enrico Gasbarra: un milione e mezzo per il restauro delle strutture dell’Auditorium. Un paio d’anni più tardi, con Romano Prodi a Palazzo Chigi e Francesco Rutelli ai Beni culturali, ecco altri 600 mila euro attraverso la società pubblica Arcus. Oltre a Cesa, era all’epoca azionista nonché amministratore de I Borghi l’ex assessore al Turismo del Comune di Roma con Rutelli sindaco, Francesco Artenisio Carducci. Che dava questa versione dei fatti: «Il nostro è puro mecenatismo. La società non ha scopo di lucro».
È lo stesso Artenisio Carducci che, una volta uscito dalla Margherita, sarebbe passato al partito di Casini di cui è stato capogruppo in consiglio regionale fino al suo scioglimento. «Mi sono dimesso da ogni incarico e ho venduto le mie quote appena entrato in Regione», ha raccontato al Corriere quando la storia dei finanziamenti regionali è diventata di dominio pubblico.
I documenti depositati in Camera di commercio dicono che Artenisio Carducci ha ceduto il proprio 45 per cento de I Borghi a Filippo Faruffini di Sezzadio. È il consorte di Nathalie Navarra, esponente di una nota famiglia di costruttori romani. L’atto è del 26 aprile 2012, due anni dopo le elezioni.
Sergio Rizzo