Roberto Giardina, ItaliaOggi 3/1/2013, 3 gennaio 2013
VUOI DIVORZIARE? IO TI LICENZIO
La maestra dell’asilo di Königswinter, paese in riva al Reno, sotto la rocca dove Sigfrido avrebbe ucciso il suo drago, ha deciso di divorziare. La Chiesa cattolica che gestisce il Kindergarten l’ha licenziata. I genitori hanno protestato, il municipio ha protestato, ma la signora è rimasta disoccupata.
Allora il sindaco (cattolico) ha annunciato che, dal prossimo anno, la gestione dell’asilo sarà tolta alla chiesa. A Münster, città equamente divisa tra cattolici e protestanti, caso analogo: una psicoterapeuta di un centro d’assistenza alle donne ha lasciato il marito, e la Chiesa luterana non le ha rinnovato il contratto. Lei neanche ha protestato perché, in fondo, riteneva la reazione prevedibile e si è cercata un altro posto.
In futuro questi casi non saranno più possibili, o sarà molto più difficile per le Chiese licenziare un proprio dipendente. In tutto, per la Chiesa di Roma o per quella di Lutero, lavorano 1 milione e 300 mila uomini e donne, e la loro situazione contrattuale è particolare. La Costituzione di Weimar (articolo 137) ammetteva che le Chiese potessero non rispettare le leggi sul lavoro, escludendo per esempio di diritto di sciopero, o che si potesse licenziare per motivi del tutto privati, come appunto un divorzio o una relazione extraconiugale. Hitler e poi la Repubblica Federale non hanno intaccato questo privilegio, anche se la nuova Costituzione garantisce il diritto di sciopero per tutti. Una contraddizione che imbarazza politici e giuristi.
Sono molti gli ospedali o le case di riposo gestiti dalle Chiese, e i loro dipendenti si trovano nella condizione di non poter protestare per migliorare le condizioni contrattuali. Il sindacato Verdi ha presentato un’istanza alla Corte Federale del lavoro per risolvere il problema. Gli avvocati delle Chiese hanno sostenuto che il rapporto in enti come la Caritas, o nelle parrocchie cattoliche o protestanti, rimane particolare. Il personale, al momento dell’assunzione, si impegna a rispettare alcune regole morali di comportamento e, automaticamente, firma un accordo che esclude lo sciopero per regolare i conflitti. Eventuali divergenze, aggiungono, vengono risolte da una apposita commissione al di sopra delle parti che cerca di arrivare a un compromesso evitando un’astensione dal lavoro. Come pensare che si possa trovare una Chiesa chiusa perché i dipendenti incrociano le braccia, o che gli anziani assistiti negli Heim restino privi di assistenza?
La vertenza è stata provocata da un giudice del lavoro di Hamm, in Nord Renania Westfalia, che, di recente, aveva respinto la richiesta delle Chiese di dichiarare illegittimo uno sciopero del personale negli ospedali della regione. «Una trattativa senza la possibilità di astenersi dal lavoro», hanno sostenuto i legali dei lavoratori, «è come costringere i dipendenti a mendicare per un aumento o una riduzione dell’orario». I giudici del Bundesarbeitsgericht si sono cavati d’impaccio, per il momento, con un compromesso: da ora in poi alle trattative contrattuali devono partecipare anche i sindacati. Le imprese o le organizzazioni ecclesiastiche sono uguali a tutte le altre. Nessuno ha vinto e nessuno ha perso, ma i sindacalisti ritengono che da ora in poi Lutero, e anche il Vaticano, non potranno più agire come gli pare.