Giovanni Valentini, la Repubblica 3/1/2013, 3 gennaio 2013
L’ISOLA DELLA SAPIENZA DOVE È CUSTODITA LA MEMORIA D’ITALIA
[La biblioteca parlamentare conserva un milione e trecentomila volumi Il complesso di S. Maria sopra Minerva, restaurato, è poco conosciuto] –
C’è un’Isola della Sapienza nel cuore di Roma, il più grande centro storico del mondo, fra i palazzi del potere dove si svolge nel bene o nel male la vita politica nazionale. Il complesso ex domenicano di Santa Maria sopra Minerva, ora restaurato all’interno e all’esterno, ospita la Biblioteca della Camera dei Deputati (con ingresso da via del Seminario 76) collegata a quella del Senato, trasferita anch’essa nella stessa area dal 2003. Un prezioso deposito di storia, arte e cultura che contiene circa un milione e trecentomila volumi, a cominciare da quelli del Parlamento subalpino.
Articolata in 12 sale di consultazione, la monumentale Biblioteca viene frequentata da più di 50 mila ricercatori e studiosi all’anno. È aperta al pubblico, ma non è ancora conosciuta e visitata come meriterebbe. Adesso, completato il restauro delle facciate, l’Electa ha realizzato un volume illustrato per la Camera dei Deputati, a cura di Renata Cristina Mazzantini, di prossima uscita. E c’è da auspicare che, oltre a documentare le ricchezze di questo straordinario complesso architettonico, l’opera possa contribuire anche a custodire l’esperienza storica del Parlamento italiano, nell’incerta transizione dalla Seconda alla futura Terza Repubblica.
Il nome in latino di “Insula Sapientiae”, utilizzato più recentemente dalla Camera e dal Senato in diverse occasioni, deriva da una felice definizione di Franco Borsi, storico dell’arte, che aveva già coniato l’appellativo “Insula colta” per designare il complesso
conventuale di Santa Maria sopra Minerva. Spiega la curatrice nella sua introduzione: “Il termine Insula richiama la morfologia del sito e la tipologia edilizia della sua architettura, mentre il genitivo Sapientiae fa riferimento alla continuità tra mondo pagano e mondo cristiano”. Ed è una continuità attuata sia nella basilica, attraverso la conversione mariana del mito di Minerva, sia nelle tre biblioteche pubbliche che ancora oggi preservano la natura sociale e culturale del luogo.
Le foto aree del centro di Roma mostrano che il perimetro dell’Insula è quadrangolare, piuttosto irregolare, definito su due lati da piazza della Minerva e da piazza San Macuto. Ed entrambe vi s’incastrano nettamente. I vertici del quadrilatero coincidono con alcune delle più suggestive piazze capitoline: quella della Rotonda e quella di Sant’Ignazio, collegate a nord dalla curva di via del Seminario; quelle del Collegio Romano e della Minerva, unite a sud dal tracciato sinuoso di via Santa Caterina da Siena. Ma le strade che delineano il perimetro dell’Insula sono talmente strette da non avere veri marciapiedi e dall’alto sembrano spazi scavati, quasi solchi, piuttosto che ambienti costruiti.
Nel Seicento, l’Insula divenne la sede del Tribunale della Santa Inquisizione. Qui, in nome del conflitto tra fede e scienza, fu processato e messo in cella Galileo Galilei. E proprio in queste sale il matematico fu costretto a pronunciare la sua abiura sui moti del sole e della terra, prima di riconoscere il sistema planetario proposto dalle Sacre scritture.
Ma è senz’altro il patrimonio del Polo bibliotecario parlamentare la maggiore ricchezza di quest’Isola della Sapienza: quel milione e trecentomila volumi che racchiudono la storia istituzionale del nostro Paese. Dal nucleo originario del Parlamento subalpino fino ai documenti e agli atti dei giorni nostri. Nel secondo dopoguerra, la Biblioteca tende progressivamente a specializzarsi sugli studi di diritto, italiano e straniero; di scienza politica, di politica internazionale, di scienza dell’amministrazione e di storia contemporanea, con un’ampia copertura della saggistica in lingua straniera e un’attenzione particolare alle fonti statistiche, alle biografie e bibliografie. Attualmente acquisisce circa ottomila monografie all’anno, ha una collezione di duemila riviste correnti e circa 4.500 riviste ormai chiuse, a cui s’aggiungono più di tremila pubblicazioni periodiche di altra natura (annuari, annali, atti accademici, serie statistiche, atti parlamentari e collezioni legislative).
In uno degli edifici che formano il complesso, arricchito dagli affreschi della prima metà del Seicento di cui racconta nel libro il professor Claudio Strinati con
l’abituale competenza, ha sede poi dal 1991 l’Archivio storico della Camera dei Deputati: dallo Statuto Albertino del 1848 alla Camera del Regno d’Italia, fondato nel 1861, fino alla Camera repubblicana. Un percorso istituzionale che si snoda nell’arco di oltre un secolo e mezzo, da Torino a Firenze e Roma. Tra le serie più importanti, la collezione di 30.767 fascicoli dei disegni di legge presentati dal maggio 1848 all’ottobre 1943.
A che cosa può servire ormai tutto questo materiale cartaceo nell’era di Internet e dell’editoria elettronica? In realtà, anche la raccolta dei fascicoli è già consultabile online, attraverso un inventario che consente di effettuare ricerche per chiavi di accesso. Ma, attraverso il servizio “Chiedi alla Biblioteca”, la Camera fornisce informazioni e assistenza nella ricerca bibliografica e legislativa agli organi istituzionali (dettagli sul sito: http//biblioteca.camera. it).
In tempi di “spending review”, una struttura del genere può anche apparire magari un lusso o uno spreco. Ma questa è, appunto, la memoria storica del nostro Parlamento. E un Paese senza memoria, rischia di diventare anche un Paese senza futuro.