Concetto Vecchio, la Repubblica 3/1/2013, 3 gennaio 2013
“ANCHE IO SONO IN CAMPO CONTRO L’ANTIPOLITICA, NEL NOME DI PAPÀ”
[Daniela Cardinale, figlia dell’ex ministro Salvatore: “Molti dei suoi amici sono ora diventati amici miei, e lui mi dà sempre tanti consigli. Voglio proseguire il suo lavoro”] –
«LO sa che oramai tanti amici di papà sono diventati anche amici miei? In molti mi dicevano: io ti voto, Daniela, ma non lo faccio per tuo padre, lo faccio per te. È stata una grandissima soddisfazione».
Scusi, ma lei gli ha creduto?
«Sì, sì, queste preferenze me le sono meritate». Daniela Cardinale, lo specchio della felicità. È figlia dell’ex ministro Totò, un democristiano che fa politica dai tempi dell’asilo, e che nel 2008 rinunciò alla candidatura imponendo al Pd l’elezione della figliola venticinquenne. Bussò a Montecitorio ché aveva 26 anni e la tesi in Comunicazione d’impresa e pubblicità ancora da scrivere. Ora è arrivata prima alle parlamentarie di Caltanissetta, spuntandola per soli sessanta voti su Calogero Speziale, già presidente della commissione antimafia, che paventa brogli, minaccia ricorsi, nelle urne di Gela sono accorsi i carabinieri, tutte le cose in Sicilia finiscono invariabilmente a schifìo.
Teme di perdere il seggio?
«Ma no, il ricorso non mi fa paura, i militari li ho mandati io, volevano riaprire un verbale, non si può. Stavamo già festeggiando quando degli amici mi hanno allertato, ho fatto denuncia».
Ma Speziale racconta una storia diversa
«Ma lui si riferisce a presunte irregola-
rità in un altro seggio di Gela...»
E piovono i sospetti sulla figlia di papà...
«Uff, è cinque anni che queste voci mi perseguitano, per carità, la sua è una grande eredità, ma in questa legislatura ho lavorato moltissimo e ora sono la parlamentare di Caltanissetta, anche se rappresenterò il Paese senza vincoli di mandato ».
Pensi un attimo alla fortuna che ha avuto.
«Ho capito, ma spero di non dovermi vergognare di essere la figlia di un ministro, non capisco poi perché una debba essere penalizzata a continuare a fare il lavoro del papà, anche se la politica non è un mestiere...».
In Parlamento la si è notata pochino.
«Non è vero. Sono intervenuta ogni volta che ce n’era bisogno, sempre a difesa del territorio, con interrogazioni, con interpellanze. Mi sono data da fare».
Com’è Montecitorio?
«È molto impegnativo. Mi divido tra Roma, Mussomeli, Palermo. La politica ti porta via tanto tempo, occorrono attorno a te affetti pazienti, la famiglia è sacrificata, un po’ lo sapevo che era così, per via di mio papà, per fortuna il mio fidanzato mi capisce...».
E suo papà, che consigli le dà?
«Dice di tenere comunque vivo il rapporto con il territorio, anche se con questa legge elettorale in teoria non servirebbe, così ho aperto tre segreterie, a Palermo, a Caltanissetta e a Mussomeli, lui non mi ha mai fatto mancare il suo sostegno, i suoi consigli sono sempre preziosi».
Non si sente una raccomandata?
«No, perché queste primarie mi hanno finalmente legittimata».
Soffia impetuoso il vento dell’antipolitica.
«Eh, lo so, bisogna tornare ad agire con impegno, ridare fiducia ai cittadini, coinvolgere i giovani, fare crescere una classe dirigente che possa fare del bene, alla Sicilia, all’Italia intera...».